“A casa quando è buio” di James Purdy

«Pronto. Senta, signorina, per piacere mi rimetta in comunicazione con l’abbonato di prima. Quello con cui ho parlato tanto tempo. No, non so che numero. E nemmeno il nome. Mi rimetta in comunicazione, mi faccia il piacere. È una chiamata d’emergenza, signorina» (James Purdy, A casa quando è buio, Racconti Edizioni, Roma 2019)
Chissà che non siano le stesse ordalie dell’autore, quelle di un disperato che barricato dentro una cabina telefonica cerca qualcuno a casa a cui poter raccontare una storia, la sua, fatta di una moglie stanca di topi, pappa d’avena e appartamenti fatiscenti. Del resto, James Purdy ha faticato ad incontrare il gusto del grande pubblico e il suo seguito è sempre stato formato da un manipolo di “devoti” ben nascosti. Fuori da tutti i giri ed alieno alle mode letterarie (come scrive Giuliano Tedoldi nella postfazione di A casa quando è buio) Pardy non ha neppure fatto parte di una controcultura. Piuttosto è sempre stato “contro” la cultura medesima.
I racconti contenuti in A casa quando è buio sembrano confermare tale sua tensione verso una sorta di aporia finale, una continua evocazione di spettri ed assenze attraverso la parola ed il simbolo. La scrittura di Purdy è cava, i suoi sono sempre incontri mancati e su di essi aleggia incombente un’atmosfera di minaccia. Dialoghi platonici irti di “non sequitur” che indagano il baratro, il cuore oscuro dell’uomo, la sua vulnerabilità, e i desideri che si agitano sotto maniere ed abiti inappuntabili. Il lettore non sa se sia Mr Diehl, bagnato come un tritone, ad impartire una lezione alla povera Polly, ma leggendo la storia di tale alterco a bordo piscina la quiete viene incrinata. Quando due amici discutono a pranzo di un collega culturista il realismo borghese è solo apparente ed il quotidiano sconfina nell’onirico. Un attraversamento che diventa definitivo nell’ultima storia della raccolta, un sermone all’umanità firmato da “Lui” in persona.
James Purdy (Hicksville 1914 - New York 2009) è stato «uno degli scrittori più violenti della storia della letteratura». Ha cominciato la sua carriera scrivendo lettere minatorie ai vicini di casa ed a personalità del mondo dello spettacolo ed ha proseguito pubblicando privatamente i racconti raccolti in questo volume in A casa quando è buio ed in Non chiamarmi col mio nome (Racconti Edizioni, 2018).
A casa quando è buio di James Purdy, pubblicato da Racconti Edizioni (Roma), la prima - e finora unica - casa editrice in Italia a pubblicare solo short stories (ricordiamo titoli quali Famiglie ombra di Mia Alvar, Stamattina stasera troppo presto di James Baldwin, Novelle disincantate di Jacques Bens, Appunti da un bordello turco e La mia guerra segreta, entrambi di Philip O’ Ceallaigh, Birra scura e cipolle dolci di John Cheever, Sono il guardiano del faro di Eric Faye, Albero di carne di Stephen Graham Jones, Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj - candidato al Premio Strega 2018 -, La casa della fame di Dasmbudzo Marechera, Ovunque sulla terra gli uomini di Marco Marrucci, Lezioni di nuoto di Rohinton Mistry, La felicità è come l’acqua di Chinelo Okparanta, Il vizio di smettere di Michele Orti Manara, Bere caffè da un’altra parte di ZZ Packer, il già citato Non chiamarmi col mio nome dello stesso J. Purdy, Karma clown di Altaf Tyrewala, Viviamo in acqua di Jess Walter, Una coltre di verde e Un attimo immobile, entrambi di Eudora Welty, Oggetti solidi. Tutti i racconti e altre prose di Virginia Woolf), traduzione di Floriana Bossi, postfazione di Giordano Tedoldi, è disponibile in libreria e online da maggio 2019.
Alessandro Poggiani
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