Addio a Andrea Camilleri

Andrea Camilleri Andrea Camilleri foto Maurizio Riccardi
È morto a novantatré anni il grande scrittore, sceneggiatore, intellettuale, regista e drammaturgo, creatore del celebre personaggio del Commissario Montalbano.

Nato a Porto Empedocle (AG) nel settembre 1925, viveva a Roma dalla fine degli anni Quaranta.

Dal ’39 al ’43, dopo una breve esperienza in collegio vescovile, studia al Liceo Classico "Empedocle” di Agrigento, dove ottiene la maturità senza fare esami, in quanto, a causa dei bombardamenti ed in previsione dell'imminente sbarco delle forze alleate in Sicilia, le autorità scolastiche decidono di chiudere le scuole e di considerare valido il secondo scrutinio trimestrale.

A giugno dello stesso anno comincia, come lui stesso ricordava «una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere, di sangue, di paure».

Nel ’44 si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Palermo, ma non si laurea. Si iscrive al Partito Comunista Italiano e, a partire dal ’45, pubblica racconti e poesie, arrivando anche fra i finalisti del prestigioso Premio Saint Vincent. Alcune sue poesie verranno pubblicate in un'antologia curata da Giuseppe Ungaretti.

Fra il ’46 ed il ’47 vive ad Enna - in due modeste stanzette prive di riscaldamento - e comincia casualmente a frequentare con assiduità la Biblioteca Comunale diretta dall'avvocato Fontanazza. Diventato suo amico, l’avvocato gli fa conoscere gli scritti originali di due noti autori locali, ovverosia Nino Savarese (1882-1945) e Francesco Lanza (1897-1933).

Fa amicizia anche con Franco Cannarozzo (1921-1990), il quale, con lo pseudonimo “Franco Enna”, diventerà un noto scrittore di romanzi di fantascienza. Camilleri ricordava che il periodo ennese lo indusse a partecipare a certamina letterari, e che, proprio nel ’47, durante il suo “periodoennese”, vinse il Premio Firenze con alcune poesie. Nel documentario Rai Il luogo e la memoria (da lui scritto e letto) riconoscerà il suo “debito letterario” verso Enna («...Ed io, proprio in quelle due stanzette, credo di essermi formato come scrittore»)

Nel ’49 viene ammesso (unico allievo regista per quell’anno) all'Accademia di Arte Drammatica Silvio d'Amico di Roma, dove nel ’52 termina gli studi insieme ad allievi attori che diverranno molto noti (Luigi Vannucchi, Franco Graziosi, Alessandro Sperlì), con i quali stringe una forte amicizia.

A partire dalla metà degli anni Cinquanta ha diretto oltre cento opere teatrali, fra cui molti drammi di Luigi Pirandello. In quell’epoca scrive i suoi primi racconti per riviste e per quotidiani come «L'Italia socialista» e «L'Ora» di Palermo.

È il primo a portare Beckett in Italia, di cui mette in scena (nel 1958, al Teatro dei Satiri a Roma) Finale di partita, di cui curerà una versione televisiva interpretata da Adolfo Celi e Renato Rascel. A Camilleri si devono anche le rappresentazioni teatrali di testi di Ionesco (Il nuovo inquilino nel ’59 e Le sedie nel ’77), Adamov (Come siamo stati nel ’57 - prima assoluta in Italia), Strindberg, Eliot. Porta in teatro i poemi di Majakovskij nello spettacolo Il trucco e l'anima.

Nel ’54 partecipa con successo a un concorso per funzionari RAI, ma non viene assunto perché comunista. Entrerà in Rai tre anni dopo.

Dal ’58 al ’65 e poi dal’ 68 al ’70 insegna al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dal ’77 al ’97 è titolare della cattedra di Regia all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico”. Ha scritto su riviste italiane e straniere («Ridotto», «Sipario», «Il dramma», «Le thèâtre dans lemonde») e, a partire dal ’95, su l'«Almanacco letterario» (Edizione dell'Altana).

Dal ’59 al ’69, fra le numerose produzioni Rai di cui si occupa come delegato alla produzione, hanno molto successo gli sceneggiati Le avventure di Laura Storm, con Lauretta Masiero, i telefilm con il tenente Sheridan (fra cui la miniserie La donna di quadri), con Ubaldo Lay, e  Le inchieste del commissario Maigret (1965-71), con Gino Cervi e Andreina Pagnani.

Nel ’68 cura la regia del teleromanzo Lazarillo (tratto dal romanzo Lazarillo de Tormes), con Paolo Carlini e Vittorio Guerrieri.

Alla fine degli anni Settanta, ad oltre cinquant’anni di età, esordisce nella narrativa con Il corso delle cose (1978), scritto circa un decennio avanti e pubblicato gratuitamente da un editore a pagamento con l'impegno di citare l'editore medesimo nei titoli dello sceneggiato tv La mano sugli occhi, tratto dal libro. Tuttavia il testo non verrà distribuito e rimarrà ignoto al pubblico.

Nell’80 pubblica (con Garzanti) Un filo di fumo, primo di una serie di romanzi che si svolgono nell'immaginaria cittadina siciliana di Vigata a cavallo fra fine Ottocento ed inizio Novecento. Grazie a quest'ultima opera, riceve il suo primo premio letterario a Gela.

Nell’ 84 pubblica (per Sellerio) senza successo La strage dimenticata.

Nel ’92, dopo circa sette anni di pausa, riprende a scrivere e pubblica La stagione della caccia e, l’anno dopo, La bolla di componenda, entrambe con Sellerio.

Nel ’94 pubblica La forma dell'acqua, primo libro giallo con protagonista il commissario Montalbano e, l’anno dopo, Il birraio di Preston, che partecipa al Premio Viareggio e grazie al quale, sia pur senza classificarsi, ottiene un discreto successo di pubblico.

Nel giro di pochi anni Camilleri diventa così un autore di grande successo ed i suoi libri, ristampati più volte, vendono mediamente intorno alle sessantamila copie.

Fra il ’95 ed il 2003, il fenomeno Camilleri – che esplode nel ’98/’99 si allarga ancora di più.   Titoli come Il birraio di Preston  (circa settantamila copie vendute), La concessione del telefono e La mossa del cavallo vanno a ruba, mentre i film tv su Montalbano, (oltre trenta dal ’98 in poi, diretti da Alberto Sironi ed interpretati da Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde, Roberto Nobile, Marcello Perracchio) lo trasformano in un autore “cult”.  

Tutti conoscono Montalbano, ma pochi sanno quanto ci sia della persona Camilleri nel personaggio: la solitudine, il grande amore per il mare, l’odore della salsedine, i gusti in fatto di cucina, le arancine, la pasta con le sarde, il pesce, e perfino il nome di Adelina, la fidata governante di Montalbano, era quello della “cammarera” di casa Camilleri che preparava i suoi piatti preferiti. Lo ha raccontato il suo amico fraterno Federico Hoefer (scomparso nel 2018) in Hoefer racconta Camilleri di Andrea Cassisi e Lorena Scimè (Flaccovio Editore, 2016).

Nel 2001 pubblica il romanzo Il re di Girgenti, ambientato nel Seicento ed interamente scritto in siciliano inframmezzato con lo spagnolo.

Alla fine del 2002 accetta la nomina di direttore artistico del Teatro Comunale Regina Margherita di Racalmuto, inaugurato nel febbraio 2003 alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Negli anni successivi pubblica (sempre con Sellerio) altri romanzi: La pazienza del ragno (2004),  La luna di carta (2005), entrambi con protagonista Salvo Montalbano.

Nel 2005 viene pubblicato Privo di titolo. Fra il 2006 e il 2008, pubblica altri cinque romanzi con protagonista Montalbano (La vampa d'agosto, Le ali della sfinge, La pista di sabbia, Il campo del vasaio e L'età del dubbio).

Nel 2007 vince il Premio letterario “La Tore - Isola d'Elba”.

Il 2009 comincia con il romanzo La danza del gabbiano, vincitore, nello stesso anno, del Premio Cesare Pavese. Tutti pubblicati da Sellerio nella collana “La Memoria”, fondata da Leonardo Sciascia.

Nel 2010, nella stessa collana, escono i successivi romanzi con Montalbano, ovverosia  La caccia al tesoro e Il sorriso di Angelica, ai quali si affianca un terzo romanzo (Acqua in bocca),  pubblicato da minimum fax. Scritto insieme a Carlo Lucarelli nella forma “epistolare” già sperimentata con successo ne La scomparsa di Patò, il romanzo vede per la prima volta il commissario Montalbano interagire con un altro investigatore letterario, l'ispettore Grazia Negro, creata da Lucarelli.

Nel 2008 pubblica (con Mondadori) Il tailleur grigio e, nel giugno dello stesso anno, Il casellante (Sellerio), secondo di una trilogia di romanzi fantastici cominciata con Maruzza Musumeci (2007) e conclusasi con Il sonaglio (2009). Inoltre, sempre nel 2008, pubblica, per la prima volta sul web (sul quotidiano online «AgrigentoNotizie») un suo racconto, La finestra sul cortile (già apparso in versione cartacea sul mensile «Il Nasone di Prati»), che vede come protagonista il commissario Montalbano ed inserito come appendice nel libro Racconti di Montalbano.

Nel settembre 2008 ha vinto il Premio internacional de novela negra RBA con un inedito in lingua spagnola dal titolo La muerte de Amalia Sacerdote, che sarà pubblicato in Spagna nell’ottobre dello stesso anno ed in Italia nel 2009 con il titolo La rizzagliata.

Di particolare interesse la serie di romanzi dedicata ai grandi pittori: nel 2007 pubblica (per Mondadori) Il colore del sole (su Caravaggio), nel 2008 (per Skira) La Vucciria (su Renato Guttuso) e nel 2009 (sempre per Skira) Il cielo rubato. Dossier Renoir (su Pierre-August Renoir), ambientato ad Agrigento.

Nel 2009 pubblica per Rizzoli il romanzo pirandelliano La tripla vita di Michele Sparacino.

Nel 2010, oltre ai già citati romanzi con Montalbano, escono (per Sellerio) Il nipote del Negus, ambientato nella Vigata del ventennio fascista, e L'intermittenza (Mondadori), un thriller ambientato nella Milano contemporanea.

Nel 2011 collabora con Edoardo De Angelis e Franco Battiato per il brano Spasimo, contenuto nell'album del cantautore romano Sale di Sicilia, insieme con Franco Battiato. Nello stesso anno gli viene conferito il Premio Fondazione Il Campiello.

Nell'album di Daniele Silvestri S.C.O.T.C.H., che vanta la collaborazione di numerosi artisti (Niccolò Fabi, Pino Marino, Diego Mancino, Raiz, Stefano Bollani, Peppe Servillo), troviamo anche lui, che appare per la prima volta su un disco (al termine del brano Lo scotch, in cui racconta una storia avvenuta durante un viaggio in treno).

Negli ultimi anni aveva continuato a pubblicare numerosi libri con protagonista Montalbano o che affrontano eventi storici rielaborati dalla sua fantasia.

I libri di Andrea Camilleri sono stati tradotti in oltre centoventi lingue (fra cui inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, norvegese, russo, polacco, ungherese, croato, greco, giapponese) ed hanno venduto oltre dieci milioni di copie.

Nella nota finale del suo centesimo libro, L'altro capo del filo, pubblicato nel maggio 2016, dichiara che questo è «un Montalbano scritto nella sopravvenuta cecità».  All’età di novantun anni ha dovuto dettare il romanzo alla sua assistente, «l'unica che sia in grado di scrivere in vigatese».

Il filone narrativo del Commissario Montalbano è destinato ad una conclusione, in quanto, nel 2006, Andrea Camilleri ha consegnato all'editore Sellerio l'ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte. Un decennio dopo dichiarerà: «Ho scritto la fine dieci anni fa... ho trovato la soluzione che mi piaceva e l'ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l'Alzheimer. Ecco, temendo l'Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell'editore... È semplicemente conservato in un cassetto». «Non può cadere in un burrone come Sherlock Holmes e poi ricomparire in altre forme», raccontava lo scrittore, il quale, rivelando il segreto dell'ultimo libro della serie, assicurò che «Montalbano non muore».

Una caratteristica fondamentale e peculiare dei suoi libri è nel fatto che hanno tutti una struttura prefissata e ben regolare («Per un romanzo di Montalbano diciotto capitoli ciascuno di dieci pagine, ogni pagina nel mio computer vuol dire ventitré righe. Un romanzo ben congegnato sta perfettamente in centottanta pagine. Per i racconti ventiquattro pagine, o meglio quattro capitoli di sei pagine ciascuno. Se non sento questa mia metrica vuol dire che qualcosa non va»).

Una peculiarità di alcuni libri di Camilleri è l'uso di un particolare linguaggio misto di italiano e siciliano. Come sue prime opere letterarie Camilleri scrisse poesie che rispettavano scrupolosamente le regole di composizione e usavano il linguaggio letterario italiano. Le sue poesie furono premiate in concorsi poetici importanti e furono riconosciute come notevoli, tanto che Giuseppe Ungaretti le fece stampare in una sua antologia e lo stesso fece Ugo Fasolo. In seguito lo stesso Salvatore Quasimodo insistette per avere delle sue poesie da pubblicare. Il nuovo interesse per il teatro fece però abbandonare a Camilleri la poesia, anche se continuò con la scrittura di brevi racconti in italiano. Questo fino a quando, avendo deciso di voler rappresentare opere teatrali sue con parole sue, si rese conto di non riuscire a esprimersi in italiano in opere di grande respiro, e così smise di scrivere sia in versi sia in prosa.

Lavorando per il teatro Camilleri s'imbatté nelle opere in dialetto di Carlo Goldoni e del Ruzzante e da lì gli nacquero l'amore per Gioacchino Belli e Carlo Porta e la scoperta dell'uso letterario del siciliano, che gli fece tornare la voglia di scrivere.

Il particolare linguaggio di Camilleri si formò quando, assistendo in ospedale suo padre morente, volle raccontargli una storia che avrebbe voluto pubblicare ma che non era capace di comporre in italiano: fu suo padre a suggerirgli di scriverla come gliel'aveva raccontata.

Tuttavia uno scrittore che volesse essere compreso da tutti non poteva esprimersi completamente in siciliano, pertanto occorreva adottare un linguaggio equilibrato dove i termini dialettali avessero la stessa qualità e significanza, la stessa risonanza di quelli italiani. Fu un duro lavoro di elaborazione che continua tuttora, ad esempio nei romanzi scritti in vigatese dove la base del lavoro è sempre una iniziale struttura in lingua italiana, con cui mescolare i termini tratti non dalla letteratura alta ma dai vari dialetti siciliani comunemente parlati.

«... Non si tratta di incastonare parole in dialetto all'interno di frasi strutturalmente italiane, quanto piuttosto di seguire il flusso di un suono, componendo una sorta di partitura che invece delle note adopera il suono delle parole. Per arrivare ad un impasto unico, dove non si riconosce più il lavoro strutturale che c'è dietro. Il risultato deve avere la consistenza della farina lievitata e pronta a diventare pane».

Camilleri è stato anche attore, interpretando il ruolo di un vecchio archeologo nel film La strategia della maschera di Rocco Mortelliti. Il film giallo, che ha avuto scarso successo - sia di pubblico sia di critica -, narra gli eventi che si svolgono fra la Sicilia e Roma relativi alla sparizione di preziosi reperti archeologici. L’esordiente attore dichiarò che in effetti «Non è la mia prima volta da attore, mi è capitato anni fa in Quel treno da Vienna, secondo di tre film per la televisione tratti dai romanzi di Corrado Augias, con Jean Rochefort. Io facevo il suo capo nei servizi segreti»

Nel giugno 2018, al Teatro Greco di Siracusa, ha recitato il suo monologo Conversazione su Tiresia in cui ripercorre la vita dell'indovino cieco collegandola alla sua sopravvenuta cecità.

Una curiosità: in un numero di Topolino dell’aprile 2013 appare la storia Topolino e la promessa del gatto. Il racconto, che si svolge in Sicilia, vede Topolino aiutare il commissario Salvo Topalbano, parodia del commissario Salvo Montalbano. Un altro personaggio della storia, il signor Patò, è stato disegnato secondo la fisionomia dello scrittore siciliano. La storia, disegnata da Giorgio Cavazzano e tratta dai testi di Francesco Artibani, è stata supervisionata dallo stesso Camilleri. In un'intervista l’autore ha affermato che era la prima volta che il suo personaggio appariva in un fumetto nonostante che in passato avesse avuto altre offerte.

La sua produzione è vastissima (è in assoluto uno fra i nostri scrittori più prolifici) e, da I teatri stabili in Italia (1898-1918) (Cappelli, Bologna, 1959) a I racconti di Nenè (Melampo, Milano 2013), Ora dimmi di te. Lettera a Matilda (Bompiani, Milano 2018), I tacchini non ringraziano (Rizzoli, Milano 2018 - disegni di Paolo Canevari), La casina di campagna. Tre memorie e un racconto (Henry Beyle, Milano 2019) e K 123 (Mondadori, Milano 2019), i titoli sono oltre sessanta, in cui ha affrontato gli argomenti più vari: il Teatro, la Storia - soprattutto siciliana - l’Arte, il Fantastico ed altri.

Senza considerare tutti gli altri libri con protagonista il Commissario Montalbano, fra cui ricordiamo Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), Un mese con Montalbano (1998), Gli arancini di Montalbano (1998), La gita a Tindari (2000), L’odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), Il campo del vasaio (2008), L’età del dubbio (2008), Il gioco degli specchi (2010), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Una cena speciale (in Capodanno in giallo, 2012), Un covo di vipere (2013), Notte di Ferragosto (in Ferragosto in giallo, 2013),  La piramide di fango, 2014), i racconti Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (2014), La giostra degli scambi (2015), L’altro capo del filo (2016), La rete di protezione (2017), La calza della befana (in Un anno in giallo, 2017), Il metodo Catalanotti (2018), Ventiquattr’ore di ritardo (in Una giornata in giallo, 2018), Il cuoco dell’Alcyon (2019), tutti pubblicati da Sellerio.

 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.