Binari di Giorgia Tribuiani al Circolo dei Lettori di Torino

«Da pochi anni Giorgia Tribuiani ha preso la parola ed è entrata nella scena letteraria italiana. Lo ha fatto con decisione e con dovizia di testi. La sua presenza è stabilita, la sua attività gravida di cose che stanno per venire e di molte che, è facile prevederlo, verranno. In ciascuna c’è un dentro che emana scrittura. Produce, per chi legge, idee di narrazione, elementi del romanzesco giocati con forza, senza tentennamenti. Ora, senza peccare di presunzione, ma consapevoli di aver pescato un jolly, presentiamo nelle Pennisole questo suo breve testo che ci pare avere una caratteristica peculiare. Vale a dire che qui Giorgia Tribuiani fissa il suo sguardo di scrittrice direttamente al centro di quel maelstrom attorno a cui girano senza mai caderci dentro le cose che finora ha scritto. Noi leggendole percepiamo che c’è un centro di attrazione che magneticamente le calamita, le chiama (o da cui sorgono, a seconda della prospettiva che come lettori adottiamo). Sono percezioni che i testi più vivi producono nei lettori attenti e sinceri. Ma torniamo al punto centrale, cieco e forse fermo del vortice. Lì dentro è custodito un elemento traumatico e perturbante, di tale intensità che lo spazio intorno si flette, come nell’immagine che riusciamo con difficoltà a farci del cosiddetto “buco nero” di cui ci parla la fisica. Il centro è un trauma, anzi è “il” trauma: ciò che spezza una continuità (di vita, di immaginazione, di idea) e dopo il quale nulla è più com’era, complicandosi via via in una vera e propria sindrome, riconosciuta dalla teoria. Giorgia Tribuiani lavora esplicitamente su questo trauma, sul suo essere, in terminologia psicanalitica, il “perturbante”. Lavora allestendogli intorno storie che ne patiscono l’attrazione, la presenza. In questo breve testo però lei non gira intorno a nulla: va dritto nel gorgo e con una cadenza spietata di capitoli alterni ci porta dentro la cosa stessa. La cosa stessa è la micidiale frattura che si apre nelle persone che, guidando un treno, vedono comparire dinnanzi a sé sui binari la creatura che si suicida. Che si suicida utilizzando la massa e la velocità e la traccia stabilita del percorso che il treno ha. Esistono protocolli di emergenza per chi è alla guida del bolide, ma sono del tutto inutili. Il conducente (e noi con lui, questa è la questione decisiva) può frenare, può fare tutto quello che c’è da fare, ma l’impatto è certo, immodificabile, questione di attimi, di sempre meno attimi, di quell’ultimo attimo. In nessun modo le cose potranno andare diversamente. Sotto gli occhi del conducente, a un certo, certissimo punto, una persona cesserà di vivere. In un microtempo di violenza estrema. Il trauma, però, è tutto dentro chi assiste, che pur non avendo alcuna colpa se la assumerà tutta. La colpa si annida nel suo intimo, comincia a fiorire, con i suoi tempi, con i suoi modi. Questi durissimi capitoli sono intervallati da capitoli in cui vediamo il traumatizzato, tempo dopo, cercare di venire a capo della propria frattura, che non è detto sia sanabile. E allora incontri con i parenti delle persone sfracellate, tentativi di ricostruire intorno alla loro sparizione qualche tessuto di vita. Giorgia Tribuiani attiva qui una caratteristica che la scrittura ha in serbo sempre, ma non sempre anzi quasi mai adopera, e cioè la spietatezza. Nuda e cruda tragedia, scansione del tempo tragico allestita in purezza. Debolezza del dopo, snervata, pur sempre vitale ma minata nel midollo. Questo è il materiale che Giorgia Tribuiani ci propone qui in via diretta. Per questo lo pensiamo come un jolly, cioè come una carta che non è nessun altra carta ma che può comandare il gioco. Abbiamo appunto la presunzione che nella scatola gelida di queste pagine ci sia e ci sarà la chiave per accedere ai livelli più segreti e germinali della sua opera in generale» (Dario Voltolini, Postfazione a Giorgia Tribuiani, Binari, Hopefulmonster, Torino 2022).
La rigogliosa produzione letteraria di Giorgia Tribuiani sembra ruotare attorno a un punto centrale che qui viene messo a fuoco in modo diretto: l’autrice, infatti, ha scritto queste pagine fissando il suo sguardo in quello della Medusa. Ma invece di rimanere impietrita è riuscita creativamente a portare il lettore/lettrice in questo luogo perturbante. Qui i brevi, secchi capitoli di questo romanzo ci portano con spietatezza in una tragedia senza via d’uscita, vale a dire la scena in cui la persona suicida attende l’impatto. Il trauma persistente, però, è quello del conducente del treno, che nulla può contro l’approssimarsi ineludibile dello schianto, a dispetto di tutti i tentativi previsti dal protocollo d’intervento. La vita perduta del suicida si insinua nella vita del conducente come un elemento annidato nel profondo. I capitoli lineari e crudi in cui si ingrana questa tragedia si alternano ad altri capitoli in cui vediamo il traumatizzato cercare di gestire, nella sua vita che invece si protrae, questo suo perturbamento che gli è calato nell’intimo.
L’autrice accompagna il suo testo con un’eccellente intervista sul disturbo post-traumatico da stress al Dottor Domenico De Berardis, psichiatra e psicoterapeuta, Direttore del Centro di Salute Mentale di Giulianova (TE).
Giorgia Tribuiani è nata ad Alba Adriatica (TE) e vive a Pescara. Dopo la laurea in Editoria e giornalismo e un master in Marketing e comunicazione, ha collaborato con varie testate e agenzie di stampa, e curato la comunicazione online per alcune multinazionali. Attualmente è docente di Scrittura creativa presso la Bottega di narrazione diretta da Giulio Mozzi e fa consulenze letterarie. Ha pubblicato Guasti (Voland, 2018), Blu (Fazi, 2021), Padri (Fazi, 2022), Superstar (Tetra, 2022) ed è comparsa nelle antologie Abruzzesi per sempre (Edizioni della Sera, 2019), Polittico (Caffè Orchidea, 2019) e Nuvole corsare (Caffè Orchidea, 2020). In arrivo e molto atteso il suo manuale sulla scrittura perturbante, che uscirà nei prossimi mesi per Dino Audino editore.
Pennisole è una collana di tascabili, a cura di Dario Voltolini, in cui la scrittura - la sua qualità - è il perno centrale, è un nuovo spazio aperto alla creatività e alla fantasia, che accoglie il vario ed effervescente paesaggio della narrativa italiana. Nella parola-valigia ci sono le penne, c’è la nostra penisola e ci sono anche le sue meravigliose isole. Penne che hanno, in questo spazio, quella che potrebbe esser definita “libertà di prosa” e che propongono testi molto differenti uno dall’altro, talvolta anche lontani da ciò che quell’autrice o quell’autore solitamente scrive nella sua attività professionale.
Binari di Giorgia Tribuiani, pubblicato da Hopefulmonster editore (Torino) nella collana “Pennisole” - Postfazione: Dario Voltolini, progetto grafico: Marzio Zorio -, e disponibile in libreria e online da ottobre 2022, verrà presentato presso il Circolo dei Lettori di Torino nel corso dell'incontro "Binari". Il perturbante e l'innocente carnefice mercoledì 15 febbraio 2023.
Prenotazione (non obbligatoria, ma consigliata): https://gestionale-eventi.web.app/.../QCQZmdQaQ0TdwNjuAnHY
Alessandro Poggiani
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