Chiara Fera e 'Il libro invisibile di Pietro Citati' a Spazio5

Chiara Fera e 'Il libro invisibile di Pietro Citati' a Spazio5
È stato presentato martedì 12 marzo, presso la sede di Spazio5 a Roma, dal giornalista Fabio Grisanti, comunicatore d’impresa, “Il libro invisibile di Pietro Citati. Racconto di un’analisi”, saggio dell’autrice Chiara Fera (Rubbettino ed., pp. 102, € 14,00), già acquistabile in libreria. 

Decisamente una valida e scaltra intuizione è stata, per la giornalista Chiara Fera, quella che fa da premessa alla pubblicazione di questo volume: nell’ampia distesa di articoli di critica letteraria che Pietro Citati ha scritto, negli ultimi cinquant’anni, per il Corriere della Sera e la Repubblicasi nascondeva – per parafrasare il titolo del saggio della Fera – una monografia mai realizzata su Dostoevskij. È stata la giovane giornalista calabrese ad accorgersi di questo filo di Arianna disteso lungo la produzione giornalistica di Citati e, soprattutto, a saperlo riavvolgere, restituendo, nel proprio saggio, una sistemazione agli interventi di Citati sull’autore russo mai effettuata né tentata. 

 

Con una vera e propria indagine di scavo tra gli archivi dei maggiori quotidiani italiani e un difficile corteggiamento del giornalista “Citati è una persona molto discreta, a tratti schiva,” racconta l’autrice, tuttavia possiede un animo altruista e un appassionante dono pedagogico”, Chiara Fera riesce a tracciare nella prima parte del suo saggio un ritratto del pensiero del critico che è quasi una lezione di letteratura dal romanzo ottocentesco alle “irrazionali disarmonie” del Novecento e oltre, sino al nuovo millennio, diviso tra “capolavori solitari e best seller da evitare”. È soprattutto in questa prima parte che, attraverso l’analisi di opere e autori di spicco anche contemporanei di Citati, emergono le sue teorie sui testi, sui lettori e sull’arte della critica e, in tal senso, si ribadisce l’importanza della carta stampata e la magia di un uomo che ha saputo mescolare sapientemente il giornalismo alla letteratura, tanto da non poterli separare del tutto, come dimostratonell’analisi condotta in questo saggio. Nella seconda parte, spazio invece alla ricostruzione della narrazione critico-biografica su Fëdor Dostoevskij: gli anni di Delitto e Castigo, di Memorie dal sottosuolo e dei DèmoniSono queste le sezioni in cui si rende evidente lo “stile Citati” di fare critica, ravvisabile, come dichiara l’autrice, in “un processo di metamorfosi quale chiave interpretativa” del romanzo, per cui il saggista diviene scrittore proprio trasformandosi nello scrittore di cui si occupa, affiancando alle deduzioni tratte dagli epistolari dell’autore russo l’interpretazione dei suoi stessi personaggi.

 

“Un modo di fare giornalismo”, quello di Citati, “ormai passato di moda”, riflette Fabio Grisanti, secondo molti anacronistico e che di certo non si è più abituati a consultare: “Ritengo che Citati sia uno dei pochissimi a conferire qualità e colore alla Terza pagina, afferma la Fera senza mezzi termini, “la vitalità del suo giornalismo culturale, che racconta la letteratura su un mezzo di comunicazione di massa qual è il quotidiano, dimostra che i giornali e il giornalismo possiedono ancora un’utilità culturale, smentendo chi brinda all’epilogo della civiltà della scrittura su carta.

 

Chiara Fera nasce a Catanzaro, è laureata in Lettere moderne presso l’Università degli Studi di Milano. Giornalista, collabora con varie testate. 

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