Come passeri sui cavi di Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi proposto per il Premio Strega 2022

Come passeri sui cavi di Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi proposto per il Premio Strega 2022
Il romanzo di Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi “Come passeri sui cavi” (Start edizioni) è stato proposto per il Premio Strega 2022.

«Quello che più mi fa orrore è l’idea di essere inutile: ben instruita, piena di promesse, sbiadita verso una maturità indifferente» (Sylvia Plath, Diari)

Come passeri sui cavi di Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi, proposto per il Premio Strega 2022 dagli Amici della Domenica - con la presentazione di Paolo Ferruzzi - e già candidato al Premio Comisso, offre un profondo affresco umano di una ricca famiglia campana le cui esistenze, in crisi, si incontrano. I personaggi, accomunati da un tempo interiore in ritardo in confronto a un vissuto narrativo rapido e incalzante, si scopriranno passivi e rassegnati. Ognuno sembrerà condizionato da una cieca e inarrestabile casualità che determinerà incontri, bagliori, gesti estremi e un delitto. Sofia, la protagonista, donna diafana e spenta, sarà l’unica in grado di intraprendere un graduale percorso di crescita e iniziazione giungendo a una sorta di chiaroveggenza esistenziale; al contrario suo marito Guido, personalità eroicamente decadente si scontrerà con una sorte avversa. Storie a confronto fra loro, come quella del ventitreenne Fabio, figlio di una moderna generazione che conosce solo il presente o quella di Hermes e Tommaso, il cui intenso sentimento sembrerebbe superare la contingenza per abbracciare l’eterno. Eppure, prima o poi, tutti verranno messi al palo da una realtà che nega la vita, in una Napoli nebbiosa e desolata, priva della tipica festosità ma soltanto simbolo di umane solitudini.

Romanzo lirico e atmosferico, che disegna un’epoca in cui la coscienza è smarrita, con un finale del tutto imprevedibile, dove l’amore fa da contrappeso alla morte e viceversa, invadendone sempre più i rispettivi confini.

Come passeri sui cavi appare come un’interessante ed inattesa scoperta letteraria, sicuramente controcorrente in confronto a quel modo di raccontare in prima persona vicende in cui l’invenzione soccombe all’autobiografia senza alcuna apparente intenzionalità letteraria, con un minimalismo di parole che mostra la scena cruda.

Al contrario, gli autori di Come passeri sui cavi scelgono una struttura narrativa classica, in cui la terza persona è attenta alla messa a fuoco di ogni personaggio con un linguaggio ricercato quanto un’opera d’arte, quasi come se la semplificazione dovesse esser evitata ad ogni costo. E tutt’altro che ordinarie sono le vite dei personaggi, benestanti e borghesi apparentemente lontani dalle miserie e dalla strada. Tuttavia, ad una lettura più profonda, il lettore/lettrice percepisce come i due autori evitino accuratamente l’autoreferenzialità narrativa, a tal punto da demandare ad un “egli” la scelta di vivere o morire.

Le loro creature appaiono quasi come esperimenti sociali in grado di mostrare come il mal di vivere a volte si nasconda anche in quei ceti in cui artificio, ricchezza e bellezza sembrano voler esorcizzare l’esistenza. Sofia, la protagonista del romanzo, figli di imprenditori campani, si presenta fin dall’inizio come presenza diafana e spenta («Un mucchietto di ossa, un groviglio di nervi, un sacchetto di denti, un elastico di ciocche scure... talvolta si vedeva così, separata, scissa, insignificante. Forse per questo non amava specchiarsi, anzi spesso dimenticava si di sé, del volto, del nome. Si tollerava» - Come passeri sui cavi, p. 16), pur essendo l’unica, fra tutti, in grado di intraprendere un graduale percorso di crescita, perché, come si legge nel Prologo, «la salvezza abita nel deragliamento, nella caduta, nelle crepe, negli spaventi» (p. 13). E ancora l’aristocratico Guido, antagonista del personaggio femminile - nonché suo marito -, apparentemente volitivo ma in realtà quasi “eroico” nel suo superomismo («non poteva condividere con nessuno quel senso di cupa profondità da cui era afflitto, che lo induceva, talvolta, persino a provare raccapriccio verso sé stesso» - p. 22).

Uno spaccato umano di “sagome” messe al palo dalla realtà, definite nella loro incapacità di determinarsi. Tutte comparse di un’esistenza condizionata da cieca ed inarrestabile casualità. Perfino il ventitreenne Fabio, figlio di una generazione giovane fatta di «skate, street art, felpe, cappucci, jeans larghi istoriati con la biro» (p. 57) farà parte «di adolescenti acerbi mai alla stessa altezza della vita... toccati da tutto ma dispersi nel nulla. Orfani senza radici né memoria, bisognosi solo di vicinanza; navigatori di internet e naufraghi della coscienza» (p. 59).

Nel romanzo ognuno sembra dismettere la propria apparenza per diventare tutti e nessuno, in una vicenda impersonale e a volte priva di senso, così come sovente è l’esperienza umana. «Un libro unico, difficile da dimenticare… rivolto a tutti coloro che soffrono il disagio della contemporaneità, a chi ha smarrito il senso ultimo della felicità e dello stare al mondo» («Il Giornale», 10 febbraio 2022). I due autori sono artefici di una vicenda quasi incompiuta ed ancora da scrivere per le frasi sibilline disseminate qua e là in un pugno di lettere che assomigliano a sentenze definitive ed inappellabili.

È sufficiente l’incontro di «una pazza con la sua miseria» (p. 207) per far capire quanto manchi ai corpi «l’aria fresca, selvaggia, a causa dei troppi divieti, dei numerosi arresti» (p. 207) e ancora come «l’anoressia dei sentimenti» possa portare a «un’esistenza grigia, incolore, esangue, con un perimetro definito, morsicato, prevedibile» nonostante l’illusione «che ogni accadimento sia vero, emozionante, profondamente autentico quando in realtà è solo farsa, polvere gettata negli occhi» (p. 208).

Anche la stessa Napoli, in genere festosa ed eccessiva come la forma delle parole, dei lemmi delle frasi, appare nebbiosa e desolata, quasi come se fosse un simbolo di quelle umane solitudini. «Una poesia lunga un romanzo espressa mediante una vicenda emblematica dei difficili tempi attuali» («Libero», 31 gennaio 2022) in cui la coscienza è smarrita, benché il doppio finale sembri aprire ad una possibilità di riscatto per tutti «quei corpi disperati… così vicini, come passeri accostati piuma a piuma sui cavi elettrici delle periferie».

 

Stefania Pieralice lavora da sempre nel campo dell’arte curando mostre di rilevanza internazionale. Nel corso degli anni ha diretto vari Padiglioni Nazionali della Biennale di Venezia. Attualmente è responsabile di collane scientifiche sull’arte contemporanea pubblicate da De Agostini. Lo stile introspettivo e psicologico di ogni suo elaborato è contraddistinto da una scrittura piana ed armoniosa.

Daniele Radini Tedeschi, discendente di un’antica famiglia aristocratica, ha pubblicato numerosi libri con i più autorevoli editori italiani (De Agostini, Giunti, Mondadori, De Luca), spaziando dalla saggistica alla prosa d’arte. Intellettuale e bibliofilo, appassionato di Thomas Mann, Georges Simenon e Ernest Hemingway, opera una scrittura morbida e atmosferica, attenta allo stile e alla grazia, non priva di una lirica “joie de vivre”

 

Come passeri sui cavi (Start edizioni, pp. 228, euro 14,00) di Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi - progetto grafico: Patricia Collesi Schmidt; realizzazione editoriale e stampa: Litografia Bruni srl.; in copertina: illustrazione di Marzio Ottori -, proposto per il Premio Strega 2022, è disponibile in libreria e online da dicembre 2021.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.