Effetto Sherlock di Victor I. Stoichita

Effetto Sherlock di Victor I. Stoichita
Occhi che osservano, spiano e indagano nel libro di Victor I. Stoichit "Effetto Sherlock" (il Saggiatore)

«Victor Stoichita affianca l’investigazione poliziesca ai compiti dello storico e dell’osservatore, dando vita a un libro pieno di sorprese» («Le Monde»)

Nel celeberrimo La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock, grande metafora del cinema, il protagonista (il fotoreporter Jeff, interpretato da un superlativo James Stewart) spia i vicini di casa  con il teleobiettivo dal suo appartamento fino ad imbattersi nei segni di un uxoricidio (commesso da un inquietante Raymond pre Perry Mason e Ironside). Secondo Victor I. Stoichita, uno fra gli storici dell’arte più autorevoli della sua generazione, il personaggio del film di Hitchcock, voyeur e nello stesso tempo detective, incarna perfettamente le caratteristiche con cui le arti visive, fin dall’avvento dell’Impressionismo, sembrano chiedere di essere osservate.

La potenza del «gioco della rappresentazione» chiama lo spettatore, proiettato in un mondo di ostacoli ed incertezze, privo di una storia immediatamente leggibile, a trasformarsi in una sorta di Sherlock Holmes, per orientarsi nella fitta coltre delle interpretazioni possibili. Fu la «nuova pittura»impressionista a metter in luce l’importanza di quello che nel dispositivo del quadro si sottrae all’osservazione, di quello che è fuori campo, nascosto o troppo piccolo per esser visto. Da allora l’immagine artistica appare di frequente come una sorta di «luogo del delitto».

Effetto Sherlock è un dittico. La prima tavola è consacrata alla rivoluzione dell’esperienza visuale portata da pittori quali Edouard Manet, Edgar Degas, Gustave Caillebotte. La seconda, attraverso film quali La signora scompare (1938) e La finestra sul cortile (1954), entrambi diretti da Alfred Hitchcock, e Blow Up (1966) di Michelangelo Antonioni,  esplora la capacità dell’arte cinematografica di realizzare esperimenti sullo sguardo e di proporre uno «spettacolo ottico».

Pertanto, indipendentemente dal fatto che si affronti l’argomento pittura, arte contemporanea o cinema l’«effetto Sherlock» non è che l’esercizio intellettuale della rivelazione. Tuttavia, se i libri gialli nella maggior parte dei casi si chiudono con l’indiscusso trionfo della ragione, secondo V. Stoichita di fronte all’immagine nessun mistero può essere definitivamente risolto. Tuttavia, sia pur con tale consapevolezza, non possiamo non trasformarci in detectives, in quanto è solo grazie al nostro sguardo indagatore che l’arte acquista profondità e senso.       

Victor I. Stoichita (Bucarest, 1949) insegna Storia dell’arte moderna presso l’Università di Friburgo e Storia delle forme presso l’Università della Svizzera italiana di Lugano, ed è socio straniero dell’Accademia dei Lincei. Fra i suoi libri, tradotti in molte lingue, il Saggiatore ha pubblicato L’ultimo carnevale. Goya, de Sade e il mondo alla rovescia (2002), scritto insieme ad Anna Maria Coderch, L’effetto Pigmalione (2006), L’invenzione del quadro (2013), Breve storia dell’ombra (2015). Il suo libro autobiografico Oublier Bucarest (2015) ha ricevuto il premio dell’Académie française.

Effetto Sherlock. Occhi che osservano, occhi che spiano, occhi che indagano. Storia dello sguardo da Manet a Hitchcock di Victor I. Stoichita, pubblicato da il Saggiatore (Milano) nella collana "Piccola Cultura", traduzione di Cecilia Pirovano, è disponibile in libreria e online da febbraio 2017.

Fra gli altri titoli "hitchcockiani" pubblicati da il Saggiatore ricordiamo Rebecca di Daphne du Maurier, Io ti salverò di Frances Beeding, Psycho di Robert Bloch, Marnie di Winston Graham, da cui furono tratti rispettivamente i celebri film di Alfred Hitchcock del 1940, 1945, 1960 e 1964, e, ovviamente, il longseller Il cinema secondo Hitchcock di François Truffaut.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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