Il giorno arriva di Mirna Martini, il romanzo che racconta il metaverso

Cristina è un’anziana signora, e vive la sua terza età con l’ausilio del metaverso. Qui compie incredibili viaggi in giro per il mondo insieme alla sua amica Betty, e ripercorre numerose fasi della sua vita. Un romanzo che strizza l’occhio al futuro e che sottolinea ciò che non va nella realtà odierna.
A fornire una veste senz’altro futuristica al romanzo, è l’inserimento di elementi non consuetudinari della nostra realtà. È il caso degli umanoidi. Essi, racconta l’autrice, sono una sorta di versione aggiornata degli umani. In questo caso, essi sembrano usati solo nel caso di problematiche gravi per ciò che concerne l’uomo. Gli umanoidi, secondo Cristina, sono meno umani e più vicini alle macchine; tuttavia tali elementi nascondono numerosi segreti.
Il romanzo di M. Martini sembra raccontare un’idea futuristica, cui ci avviciniamo sempre di più nella società odierna. L’autrice, infatti, parla di metaverso. Diverse esperienze emozionanti che la protagonista vive sono riconducibili ad una “simulazione della realtà”. Cristina vede scenari bellissimi, posti esotici, vive le esperienze più sensazionali, cambiando perfino il suo aspetto, ritrovandosi nuovamente giovane; tutto questo solo grazie ad una realtà che di reale ha ben poco. Il testo racconta di una società dove si è “smesso di parlare”, dove il contatto umano sembra piuttosto sopravvalutato e ormai in disuso.
Qui le macchine sembrano in qualche maniera controllare gli umani, in una sorveglianza più o meno decisa. Vi è il caso della spesa, delle patologie mediche e di casi affini. La macchina sembra surclassare l’azione umana, e in qualche occasione fare anche meglio.
Di grande impatto emozionale è la questione “avatar post mortem”. Nel mondo raccontato da M. Martini, quando un uomo muore può essere in qualche maniera riprodotto in una realtà alternativa per i parenti che lo desiderano. Da qui un “concentrato di personalità”, diviene il deterrente contro la nostalgia, il dolore, il pianto. Una serie di frasi, aforismi, concetti e ricordi, arrivano in sostituzione della persona ormai morta, fornendo azione consolatoria verso chi non si rassegna alla dipartita. Il post mortem raccontato dall’autrice è ricco di grandi momenti emozionanti. Una persona cara a Cristina, appare più volte nella suddetta dimensione alternativa, risultando essere una copia valida di quella che ormai è una persona defunta. Il dolore provocato da una perdita viene in qualche maniera sostituito da una copia vero simile, dove la rassegnazione a poco a poco conquista passi e tempo. Attraverso tali concetti è di grande impatto il rapporto che Cristina ha con Betty. La loro amicizia viene vissuta nei posti più belli del mondo, con addosso il visore, dove paure, vuoti e domande, lasciano spazio ad un silenzio consolatorio, dove solo alla fine, la verità riuscirà a spazzare via ogni dubbio.
Con Betty, Cristina diviene giovane, salutando lo spettro della vecchiaia, dei dolori, della difficile deambulazione. Consolate dalla realtà virtuale, le due giovani donne, lasciano cadere le rughe e, tornando indietro nel tempo, godono di ogni giovialità a bordo di una realtà che non le respinge, e che anzi le ingloba alla perfezione.
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Alessandro Poggiani
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