“Il nuovo terzo mondo dei performance studies” di Richard Schechner

Il nome di Richard Schechner è abbastanza noto in Italia. Il nuovo terzo mondo dei performance studies è la terza raccolta dei suoi scritti pubblicati in italiano, dopo i libri curati da Valentina Valentini e da Fabrizio Deriu, rispettivamente nel 1984 e nel 1999 ed entrambi pubblicati da Bulzoni. Nel volume, differenti dimensioni performative s’intrecciano in una ricerca animata da grande passione teorica, sempre nutrita dalla prassi artistica e pedagogica. R. Schechner è un teorico molto diverso dagli altri, in quanto s’interroga continuamente su quanto abbiano ricevuto in eredità i giovani artisti e teorici che sono stati marginalizzati dalla storia insieme a quei vecchi rappresentanti della neoavanguardia ritiratisi da tutte le battaglie politiche e culturali a causa della politica del potere e dell’aggressività del mercato. Come avviene nel caso di ogni pensiero radicale o radicalizzato, anche nella teoria della performance di Schechner troviamo un’autentica dimensione politica, che si manifesta nel sogno che l’arte riesca davvero cambiare qualcosa, che la teoria riesca ad avere un impatto reale fuori dalle accademie e che riesca ad influenzare un cambiamento di paradigma. Schechner fa parte di quel raro gruppo di intellettuali che si sono assunti la responsabilità di opporsi alle ingiustizie del mondo odierno e di combattere per la sua normalizzazione, convinti del fatto che artisti e teorici debbano sempre schierarsi dalla parte dei più deboli. R. Schechner rimane un intellettuale rigorosamente indipendente, portatore di una visione appassionata della società e dell’arte, in grado di comunicare le sue idee estetiche e politiche con una scrittura teorica limpida, diretta e convincente.
Richard Schechner (1933) è considerato uno fra i più importanti artisti di teatro del Novecento, nonché uno fra I massimi teorici. I suoi “sei assiomi sul teatro ambientale”, concetti come “ampio spettro della performance”, “comportamento recuperato”, “intera sequenza performativa”, “magnitudini della performance”, “cervello come sito performativo” e “testo della performance” sono entrati definitivamente nel discorso sulle arti performative. La scrittura di R. Schechner distilla tali concetti attraverso uno stile che non indulge mai in vuoti artifici retorici, ma si piega invece al fine pratico della conoscenza. Lo dimostrano anche gli articoli pubblicati ne Il nuovo terzo mondo dei performance studies, tradotti in italiano da vari docenti universitari e da giovani studiosi dei performance studies (Maria Giacobbe Borelli, Fabrizio Deriu, Clelia Falletti, Manel Giraldo, Ljuba Jovicevic, Irene Scaturro). In contrasto con le tendenze individualistiche dei suoi contemporanei, R. Schechner trasforma ogni frase in uno strumento di lotta e di persuasione, a sostegno di un’arte sperimentale e radicale che sia in grado di aiutare a creare una nuova estetica. La sua teoria rappresenta un vero e proprio strumento etico, prezioso più che mai.
Aleksandra Jovicevic, ex allieva di Richard Schechner, è docente ordinario presso il dipartimento di Storia dell’arte e spettacolo dell’Università di Roma La Sapienza.
Il nuovo terzo mondo dei performance studies di Richard Schechner, a cura di Aleksandra Jovicevic, pubblicato da Bulzoni (Roma) nella collana “Biblioteca teatrale”, è disponibile in libreria e online da giugno 2017.
Alessandro Poggiani
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