In uscita Immensa meraviglia: intervista ad Alex Imburgia

In uscita Immensa meraviglia: intervista ad Alex Imburgia
Siamo nel 1991. Un gruppo di amici, uniti dalla passione per la danza, affronta una serie di sfide, non soltanto professionali. Tra Roma, Arezzo e Parigi le loro vite si intrecciano in una serie di “casualità” che riannodano i fili del passato.

Lo Studio 7, la migliore scuola di danza della Toscana, è, ancora una volta, il punto di partenza delle loro carriere: una futura étoile dell’Opéra, una brillante promessa della danza moderna, un’originale coreografa, una talentuosa diplomanda dell’Accademia e una stella dell’hip-hop. Colpi di scena, rivelazioni, cocenti delusioni e amori travolgenti, le avventure dei cinque ragazzi saranno, sempre e comunque, scandite dal ritmo della danza, intesa come centro nevralgico delle vite dei protagonisti.

 

Alex Imburgia è ballerino e coreografo. Nel suo nuovo lavoro mette in luce un’interconnessione profonda tra la sua voce interiore e il Maestro che, come il fluire silenzioso di un dialogo costante, funge da preludio musicale al tempo e al luogo di ogni capitolo in cui si intrecciano gli avvenimenti. A. Imburgia ha danzato nelle produzioni più importanti del teatro italiano calcando palcoscenici come quelli del Sistina di Roma e del Teatro Greco di Taormina. In tv ha ballato in numerosi varietà televisivi e ha firmato importanti coreografie. Oggi è maestro di danza presso lo Ials di Roma.

Nel 2018, per Viola Editrice, pubblica il suo primo romanzo, Il saggio di danza, che ha ricevuto importanti riconoscimenti come il Premio della Giuria all’XI edizione del Premio Letterario Internazionale “Città di Cattolica”, e con il quale consegue il Diploma d’Onore al Premio Letterario “Milano International 2019” e il Premio Internazionale “Comunicare l’Europa”.

 

Alex, la tua vita è legata indissolubilmente alla danza, così tanto da decidere di trasferirla nelle pagine dei tuoi racconti. Il secondo libro è in uscita il prossimo 10 ottobre. A chi lo dedichi e cosa rappresenta per te l'IMMENSA MERAVIGLIA?

Hai ragione: la mia vita è indissolubilmente legata alla danza. Tutte le scelte che ho compiuto finora sono state in funzione della danza, di quel desiderio incontenibile di viverla ed esprimersi attraverso di essa. Immensa Meraviglia è dedicata a Marco Ierva, il mio Maestro, il mio mentore che purtroppo oggi non c’è più. È sua questa espressione! L’Immensa Meraviglia non è nient’altro che il popolo dei danzatori e tutto il mondo che ruota intorno a loro. Marco non è stato solamente uno dei tanti Maestri di danza che mi hanno formato artisticamente, lui ha rappresentato, per me, molto di più. Una guida preziosa, un Maestro di vita che ha colmato quei vuoti che si vengono inevitabilmente a creare in ognuno di noi quando da ragazzi lasciamo il nido familiare per affacciarci d’improvviso alla vita adulta.

 

Cosa ti ha spinto a descrivere i sogni e le difficoltà legati al mondo della danza? Sei presente in uno dei personaggi del libro?

Il mondo della danza è, sovente, percepito da chi non lo conosce come effimero, fatto principalmente di divertimento, ma non è affatto così. La danza, che è sicuramente un’arte che si nutre di bellezza e giovinezza, esige, tuttavia, da chi vuole praticarla seriamente, la massima abnegazione. Una dedizione assoluta che deve esserci sin da giovanissimi, quando decidiamo di sacrificare molti aspetti ludici della nostra crescita a favore di un allenamento costante e quotidiano che, forse, nel giro di una decina di anni, ci porterà ad essere professionisti in quest’arte. La risposta alla tua seconda domanda è: «sì». Io ci sono in Immensa Meraviglia. Sono presente in due modi. Mi si può trovare “nascosto” - ma poi non così tanto! - in uno dei personaggi del racconto; il lettore attento non farà fatica ad individuarmi. Ma sono anche palesemente presente nei brevissimi dialoghi che fanno da preludio ai vari capitoli. Qui sono Alex che dialoga con Marco, il mio Marco Ierva.

 

Questo tuo lavoro racconta di ragazzi che hanno superato l'età della adolescenza e sono pronti a entrare nella vita adulta. Quanto è faticosa, secondo te, la strada che porta alla realizzazione di un sogno?

La strada che porta alla realizzazione dei sogni è necessariamente lastricata di innumerevoli sacrifici e di tanta fatica. Personalmente, non conosco altri “modi” per realizzarli! Ovviamente, questo assunto non lo ritengo valido solo per i danzatori, ma è universale. Solo che, nel mondo della danza, prima lo capisci e meglio è, perché non hai tempo. Dovrai essere pronto già a diciotto anni. La vita dei danzatori non è lunghissima. Certo, in seguito, se si possiede il giusto talento, si potrà diventare Maestri, Coreografi e tanto altro, ma come ballerino non avrai una vita lunghissima. Una cosa però è certa: questa breve vita sarà meravigliosa, anzi, sarà un’Immensa Meraviglia.

 

La prefazione di questo libro, come del tuo primo Il saggio di danza, è di Vladimir Derevianko, maestro e coreografo tra i più acclamati della scena internazionale contemporanea. Cosa ti lega a questo grande artista?

Sì, la prefazione è di Vladimir Derevianko. Era giusto che lui firmasse anche quest’ultima perché i due libri, seppur auto-conclusivi, sono strettamente connessi. A Vladimir mi lega un profondo sentimento di amicizia, nato dalla comune passione per la danza. Io, ovviamente, lo conoscevo già per la sua fama, del resto è una stella di prima grandezza nel panorama del balletto mondiale! Qualche anno fa, ci siamo incontrati ad Ischia per lavoro. Eravamo entrambi docenti in un importante stage e fu, in un certo senso, “amicizia a prima vista”. Vladimir e io proveniamo da due mondi davvero lontani e diversi, ma la danza ci ha immediatamente connessi. Lui si è formato alla scuola del Bol’šoj di Mosca, diventando ben presto l’étoile che tutto il mondo conosce. Io, invece, mi sono formato nella realtà della danza moderna italiana, e il nostro Bel Paese è stato il mio palcoscenico più importante. Nonostante fossimo partiti da due realtà così distanti, alla fine la danza ci ha uniti e ha fatto nascere questa grandissima intesa tra di noi, non solo professionale, ma, soprattutto, umana. Sono onorato della sua amicizia e del fatto che lui sia presente tra le pagine dei miei romanzi con le sue prefazioni.