“Io non tacerò” di Antonino Caponnetto uscito in edicola con il “Corriere della Sera”

«Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti sui valori. Convincete chi sbaglia. Rifiutate il metodo del “saperci fare”, questo vezzo italiano della furbizia. Non chiedete mai favori o raccomandazioni. La Costituzione e le leggi vi accordano dei diritti, sappiateli esigere. Chiedeteli, esigeteli con fermezza, con dignità senza piegare la schiena, senza abbassarvi al più forte, al più potente, al politico di turno. Dovete esigerli! Questo è un imperativo che deve sorreggere tutta la vostra vita. Abbiate sempre rispetto della vostra dignità e difendetela. E votate in modo consapevole, non per ottenerne dei vantaggi, e tanto meno per fare favori o per ricambiare dei favori» (Antonino Caponnetto, Tolmezzo - UD -, 15 maggio 1995 nel corso dell’incontro con i ragazzi presso l’ITC “M. Gortani”)
«Una collana di libri sulla mafia e su chi l’ha combattuta. Un progetto nuovo, inatteso. Quando mi è stato chiesto di dedicarmici ho sentito subito l’entusiasmo per l’opportunità che mi veniva data. Poi, però, tempo un giorno, ho avvertito pure un morso interiore, l’incertezza su come farlo. Il numero di libri che mi era stato indicato, venti, era sicuramente alto e consentiva un vasto raggio di scelte. Ma i titoli che mi si candidavano nella mente per le più diverse ragioni (valore scientifico forza emotiva, biografie degli autori) erano con certezza molti di più. Con che criterio sceglierli? Come selezionarli fra i tantissimi scritti in un secolo e mezzo e sempre più fittamente negli ultimi trent’anni? Bastava scorrerli nella libreria o in rete, quei titoli. Molti i contenuti, gli autori e le loro esperienze di vita, tante le suggestioni possibili. Molti anche i pezzi di storia intensamente vissuta che richiamavano. Finché si è fatta largo l’idea che la scelta migliore sarebbe stata quella di offrire una piccola (ma non esile) biblioteca sulla mafia, e soprattutto sulla mafia contemporanea, a un ideale lettore interessato alla vita pubblica. Non solo al giovane lettore civilmente impegnato o all’appassionato della materia, ma a ogni cittadino curioso di saperne di più, desideroso di possedere un’ampia letteratura amica alla quale attingere con fiducia in ogni momento» (Nando dalla Chiesa, prefazione a Antonino Caponnetto, Io non tacerò. La lunga battaglia per la giustizia – Melampo, Milano 2012; Zolfo, Milano 2018 -, uscito con Il «Corriere della Sera» nella collana “Eroi della lotta alla mafia”»
Era un galantuomo Antonino Caponnetto, sempre in prima linea nella lotta alla mafia. Nel suo ultimo, intenso decennio di vita, dall’assassinio dei suoi “figli”/“fratelli”/“amici Giovanni Falcone (1939-1992) e Paolo Borsellino (1940-1992) fino al 2002, il giudice Caponnetto ha smentito l’idea secondo cui esisterebbe un’età per andare “in pensione” dall’impegno civile. Ed ha attraversato il nostro Paese in maniera capillare e ragionata. In centinaia di scuole e in decine di piazze ha insegnato la Costituzione italiana, l’etica della responsabilità, ha parlato di educazione alla legalità, di solidarietà, di pace, di diritti, ha raccontato un’idea di informazione libera e di giustizia possibile. I suoi discorsi, le sue lezioni, i suoi scritti e le interviste vengono raccolti nel libro e da essi appare chiaro un pensiero rigoroso, colto, impermeabile a qualunque compromesso o comoda prudenza. Nel libro il lettore trova l’eredità di un grande testimone civile e di un caparbio e irriducibile testimone della memoria.
Antonino Caponnetto (1920-2002), in magistratura dal 1954, la sua carriera ha una svolta nel 1983, anno in cui, dopo l’assassinio del giudice Rocco Chinnici, chiese ed ottenne il trasferimento a Palermo. Capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo, costituì il pool antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed istruì il primo grande processo contro cosa nostra. Concluse la sua carriera nel ’90 con il titolo onorifico di Presidente aggiunto della Corte suprema di Cassazione, ma le stragi del ’92 lo restituiranno al Paese come irriducibile testimone della lotta per la legalità. In quegli anni cominciò e proseguì un incessante lavoro itinerante nel segno della memoria e dei principi «alti e innegoziabili» Nel ’93 l’impegno civile e politico lo portò anche ad essere il candidato più votato alle elezioni amministrative di Palermo, dove diventa per un breve periodo presidente del consiglio comunale. L’anno avanti aveva scritto (insieme a Saverio Lodato) il libro I miei giorni a Palermo (Garzanti, Milano 1992). Per tre volte, delle raccolte di firme popolari lo candidarono a Senatore a vita. Ma nel dicembre 2002, scandalosamente, nessun rappresentante del governo e delle istituzioni dell’epoca parteciperà ai suoi funerali.
Io non tacerò. La lunga battaglia per la giustizia di Antonino Caponnetto, pubblicato da Zolfo Editore (Milano), è disponibile in libreria e online da novembre 2018
Alessandro Poggiani
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