La chiocciola sul pendio di Arkadij e Boris Strugackij al Festival della Cultura Russa

Tradotto per la prima volta dall’originale russo e nella sua versione integrale (fino ad oggi inedita), torna nelle librerie italiane un capolavoro della letteratura sovietica, uno straordinario connubio fra fantascienza e filosofia.
«Le ginocchia mi tremavano, poiché ora sapevo che la foresta esisteva, e questo significava che tutto ciò che avevo pensato fino ad allora era solo lo scherzo di una scarsa immaginazione, una pallida e debole menzogna. La foresta esiste e questo enorme, cupo edificio si occupa del suo destino…» (Arkadij e Boris Strugackij, La chiocciola sul pendio, Carbonio, Milano 2019)
«Cos’era, dunque, il Direttorato all’interno della nostra nuova, simbolica concezione dell’universo? È semplice: il Presente! Il Presente con tutto il suo caos, con tutta la sua stupidità, che si combina in maniera sorprendente con la sagacia; il Presente in cui gli errori, le delusioni e le illusioni umane incontrano un sistema ossificato di abituale disumanità. Lo stesso Presente nel quale le persone non fanno che pensare al Futuro, vivono per il Futuro, gridano slogan in onore del Futuro e, allo stesso tempo, imbrattano questo Futuro, sradicano questo Futuro, in ogni modo distruggono i suoi germogli […] affinché il Futuro si modelli non come è capace di diventare, ma cosi come noi ameremmo vederlo oggi» (Boris Strugackij)
«I libri di Arkadij e Boris Strugackij aprono spiragli, senza più richiuderli. Al termine della lettura ti sembra ancora di sentire un brivido dietro la nuca» («The New York Times»)
«I fratelli Strugackij sono come Guerre Stellari e Solženicyn messi insieme»(«Il Foglio»)
«Tema costante della produzione letteraria dei fratelli Strugackij resta l’atteggiamento dell’individuo nei confronti del mondo che lo circonda, le scelte personali e le conseguenze che ne derivano […] Così i due danno vita a una fantascienza che essi stessi definiscono “sociale”, in cui sono riconoscibili i tratti tipici dell’uomo odierno a confronto con se stesso» («eSamizdat»)
Da una parte una foresta, selvaggia e indomabile; dall’altra un organismo ponderoso e inconcludente, il Direttorato per gli Affari della Foresta, che ha l’ambizione di governare e assoggettare questa terra di nessuno. Da una parte il filologo Perec, ingabbiato in un’esistenza fatta di calcoli inutili e assurdo burocratismo, che freme per entrare nella foresta e appagare il suo desiderio di conoscenza; dall’altra Kandid, il biologo, che in questa selva estranea e incomprensibile è costretto a viverci, dopo aver perso l’identità e la memoria in uno schianto che ha fatto precipitare il suo elicottero. Il loro desiderio di emancipazione è tuttavia frustrato dall’insensatezza paralizzante che impronta i mondi con cui interagiscono: l’ottuso Direttorato per il primo, la foresta con il suo caos assoluto e frastornante per il secondo. Nei rispettivi cammini Perec e Kandid, impegnati in un opposto movimento, avanzano con estenuante lentezza, come una chiocciola che striscia ostinatamente verso la vetta di un monte altissimo.
Brillante ed epifanico, La chiocciola sul pendio è uno fra i più grandi romanzi di fantascienza provenienti dalla Russia sovietica, una riflessione amara sull’evoluzione del mondo, dove vengono declinate magistralmente questioni ultime come il rapporto tra libertà individuale e interesse collettivo; la conflittualità tra sessi con i suoi ormai grotteschi livelli di aggressività; lo scontro tra natura - da matrigna a vittima dell’uomo - e cultura; i contraccolpi negativi di un progresso assimilato al più brutale e spregiudicato sfruttamento del pianeta (inevitabile è la constatazione dell’analogia con il disastro ambientale dell’odierno Antropocene).
Uscito in patria nel 1971, per quasi vent’anni il testo è stato oggetto di innumerevoli traduzioni - lecite o di contrabbando - fino a quando gli autori decisero di rimettervi mano dando vita all’opera che conosciamo ora. Avveniva nel ’90 e in quello stesso anno il libro avrebbe vinto il trofeo Velikoye Koltso (Grande Anello) assegnato nell’ambito del Premio Aelita, il maggiore riconoscimento attribuito a opere di fantascienza dall’Unione degli Scrittori Sovietici.
Con uno stile piano e insieme ricercato, i fratelli Strugackij imbastiscono una trama tanto allegoricamente densa quanto visionaria, in cui si ravvisano echi di Kafka, Swift, Saltykov-Ščedrin, in un equilibrio perfetto tra sperimentazione e critica sociale. Ma sarebbe sin troppo facile ravvedere nel Direttorato esclusivamente i tratti del regime sovietico. La denuncia dei fratelli Strugackij è infatti ben più ambiziosa e si spinge oltre, chiamando in causa l’ottusità di qualunque totalitarismo.
Finora conosciuto in Italia solo attraverso la mediazione della lingua inglese, La chiocciola sul pendioesce finalmente tradotto dall’originale russo e nella sua versione integrale, corredato di un piccolo gioiello: una postfazione inedita di Boris Strugackij, un’affascinante testimonianza sul lavoro creativo a “quattro mani”.
Scampati miracolosamente all’assedio nazista di Leningrado, i fratelli Arkadij (1925-1991) e Boris (1933-2012) Strugackij sono unanimemente considerati i massimi autori di fantascienza russa della seconda metà del Novecento, osannati da uno stuolo di estimatori ed epigoni. Le loro opere hanno subìto ricorrentemente gli strali della censura, che vi ha colto una critica costante al regime sovietico. Fra i loro romanzi più noti È difficile essere un dio (1964) - da cui verrà tratto liberamente il celebre e controverso film Scene di caccia in Bassa Baviera (1968) di Peter Fleischmann -, Picnic sul ciglio della strada (1972) - che nel ’79 ispirerà Stalker, uno fra i capolavori di Andreij Tarkovskij, il quale, per la sceneggiatura, si avvalse dell’apporto degli stessi A. e B. Strugackij - Tentativo di fuga. Lo scarabeo nel formicaio (1979-1980), La città condannata (1988-1990), di prossima pubblicazione per Carbonio Editore.
Testo a cura dell'Ufficio Stampa della casa editrice Carbonio.
La chiocciola sul pendio di Arkadij e Boris Strugackij, pubblicato da Carbonio (Milano) nella collana “Cielo stellato”, traduzione di Daniela Liberti, postfazione di B. Strugackij, e presentato al Festival della Cultura Russa presso l’Istituto di Cultura e Lingua Russa a Roma (con interventi della traduttrice Daniela Liberti e del professor Mario Caramitti - Università di Roma La Sapienza), è disponibile in libreria e online da ottobre 2019.
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