“Marie Grubbe” di Jens Peter Jacobsen

«Volevo che la vita mi prendesse con tanta forza da esserne piegata o levata, cosicché nella mia anima non vi fosse spazio per pensare ad altro se non a ciò che mi elevava o a ciò che mi piegava. Volevo sciogliermi nelle mie pene o ardere nella mia gioia» (Jens Peter Jacobsen, Marie Grubbe, Carbonio Editore, Milano 2019)
«“Vi sono istanti della mia esistenza in cui credo che lo studio della natura sia la vocazione della mia vita” afferma giovanissimo Jens Peter Jacobsen in un breve scritto - Della mia vocazione - del 15 gennaio 1867, “ma in altri istanti è come se la mia attività fosse la poesia […]. Se potessi trasportare nel mondo della poesia le leggi eterne, le meraviglie, gli enigmi e i prodigi della natura, allora sento che la mia opera diventerebbe qualcosa di più normale”. In questo programma - la fusione di natura e poesia - di una produzione letteraria non ancora iniziata, è racchiuso in nuce il carattere della sua scrittura. Fin dagli inizi coesistono infatti nella sua vita e nella sua attività un interesse scientifico che ne fa il primo traduttore danese di Darwin e un atteggiamento talvolta polemico nei confronti del naturalismo, insieme a una vocazione lirica “sensitiva e umbratile” - come la definì Claudio Magris - che solo dopo la sua morte ottenne la piena notorietà presso la critica e l’apprezzamento incondizionato dei lettori […]. Se le edizioni delle opere di Jacobsen tradotte in italiano hanno goduto di una certa importanza nel corso del Novecento, a uno sguardo più attento molte di esse - anche di recente riedizione - risultano pubblicate tra gli anni Trenta e i Cinquanta, in un periodo in cui le traduzioni, benché talvolta di grande finezza come nel caso di Gabetti, seguivano pratiche di diverso rigore filologico. Questo giustifica, come spesso accade con i classici, la presentazione di una nuova traduzione a distanza di mezzo secolo dall’ultima edizione italiana della Marie Grubbe. L’aspetto più innovativo dell’autore all’epoca del suo esordio, e probabilmente ancora oggi, è che Jacobsen, scrivendo con esasperante lentezza - pochi fogli, spesso poche righe al giorno - creava pagina dopo pagina un lavoro di cesellata perfezione caratterizzato dalla sua continua ricerca stilistica. Se dunque, come annotava Brandes nel 1883 a proposito della sua scrittura, “una lingua è come uno strumento che di tanto in tanto dev’essere accordato”, aggiungendo che “un paio di volte ogni secolo è bene che la lingua scritta venga accordata di nuovo”, questo vale senz’altro anche, e forse soprattutto, per la traduzione» (Bruno Berni, Introduzione a Jens Peter Jacobsen, Marie Grubbe, Carbonio Editore, Milano 2019)
«Al giorno d’oggi - contrariamente al passato - la letteratura danese è presente in traduzione italiana anche con le sue opere più recenti, non solo thriller ma anche altro. Ciò che manca al lettore italiano è una maggiore conoscenza dei classici della Danimarca e pensavo che questo splendido libro non potesse mancare dagli scaffali delle librerie, dai quali era assente ormai da mezzo secolo. Tradurre un classico è sempre un’esperienza entusiasmante, perché mette alla prova la capacità del traduttore di attingere alla profondità del patrimonio lessicale e stilistico della lingua. Poi c’è il fatto che in alcuni casi tradurre un classico costringe a rapportarsi con la tradizione (la Marie Grubbe era stata già pubblicata in italiano), più spesso (quando si tratta di letterature di ‘minore diffusione’ come il danese) si tratta invece di una prima traduzione, che rappresenta un modo per costruire nel lettore di arrivo la prospettiva storica di una cultura» (Bruno Berni)
«Un libro dalla sorprendente profondità psicologica, che ritrae una donna assolutamente moderna, consapevole della sua vita erotica» («The Times Literary Supplement»)
Mezzo secolo prima de L’amante di Lady Chatterley Jacobsen esplora i sentimenti della sua eroina e difende le sue scelte. Persino Sigmund Freud ne fu affascinato» («Tribune»)
«Un ricamo in perle»: così lo stesso Jacobsen definì il suo Marie Grubbe, la storia vera di una nobildonna danese del XVII secolo che sfidò la società dell’epoca inseguendo il desiderio di amare e di essere amata, di vivere a pieno e senza restrizioni. La potente prosa di Jacobsen, frutto di un’accurata ricerca stilistica, consegna ai lettori ed alle lettrici un indimenticabile personaggio femminile, descritto fin nei più intimi desideri e tormenti, che si intrecciano al vivido ritratto della società del tardo XVII secolo, dalle corti di Copenaghen alle fattorie dello Jutland. L’osservazione naturalistica si fonde allo slancio romantico, l’aristocratica sobrietà con il lirismo, il fiorire delle immagini impressionistiche al vuoto del dubbio.
Torna in libreria, con la traduzione di Bruno Berni, uno fra i maggiori esperti di letteratura nordica in Italia, un capolavoro di straordinaria modernità, precursore dei temi che, mezzo secolo dopo, verranno affrontati da D. H. Lawrence. Ispirazione per August Strindberg e per James Joyce, Marie Grubbe ancora oggi conserva il suo impeto ribelle ed il suo slancio rivoluzionario.
Jens Peter Jacobsen (1847-1885) è annoverato fra i maggiori scrittori della letteratura danese. Nato a Thisted - nello Jutland settentrionale -, si trasferì a Copenaghen, dove studiò Filosofia e Botanica. Traduttore e divulgatore di alcune opere di Charles Darwin (fra cui L’origine delle specie), a metà degli anni Settanta (del XIX secolo) cominciò l’attività di scrittore. La sua produzione, oltre a Marie Grubbe (1876), comprende Niels Lyhne (1880), Mogens e altre novelle (1882), considerato il manifesto del naturalismo danese ed alcune raccolte di poesie. I suoi scritti esercitarono un enorme fascino su autori quali Sigmund Freud, Stefan George, James Joyce, Thomas Mann e Rainer Maria Rilke.
Bruno Berni (Roma, 1959), laureato in Lingue e Letterature nordiche ed il Letteratura tedesca, traduttore e studioso di letterature nordiche, dal 1993 è direttore della biblioteca dell’Istituto Italiano di Studi Germanici a Roma. Ha insegnato Lingua e Letteratura danese presso le Università di Urbino e di Pisa e Lingua danese alla Luiss di Roma. Ha pubblicato numerose traduzioni di autori classici e moderni (prevalentemente danesi, ma anche svedesi, norvegesi e tedeschi), oltre a volumi e saggi. Ha scritto saggi su autori scandinavi per riviste italiane e danesi, pubblicato volumi monografici e bibliografie e recensito opere nordiche su vari quotidiani. Fra le decine di libri da lui tradotti a partire dal 1987, troviamo anche il celebre Il senso di Smilla per la neve (1994) di Peter Høeg, da cui verrà tratto il film omonimo (1997) diretto da Billie August ed interpretato da Julia Ormond, Gabriel Byrne, Richard Harris, Tom Wilkinson, Robert Loggia e Vanessa Redgrave. Fra i premi ricevuti, il Premio Hans Christian Andersen (nel 2004), il Premio Danese per la Traduzione (2009) ed il Premio Nazionale per la Traduzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (2013).
Marie Grubbe di Jens Peter Jacobsen, pubblicato da Carbonio Editore (Milano) nella collana “Origine”, traduzione e introduzione di Bruno Berni, è disponibile in libreria e online da maggio 2019.
Alessandro Poggiani
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