Paolo Di Paolo e Eugenio Occorsio ospiti di Notti di Cinema e Libri a Piazza Vittorio

«Un viaggio dai primi del Novecento a oggi seguendo le tracce di Gobetti, Kafka e Kiki de Montparnasse. Spiriti (diversi) dei tempi in un percorso costellato da stravolgimenti tanto veloci quanto inimmaginabili» («La Stampa» - «Tuttolibri»)
Un secolo fa, con una guerra mondiale e una grande epidemia alle spalle, il mondo ruggiva festoso, ignaro delle nubi che si addensavano all'orizzonte. Gli anni Venti arrivavano carichi di promesse e di minacce. Ecco che tornano, in un paesaggio stravolto e indecifrabile. Le decadi, diceva Hemingway, finiscono ogni dieci anni, mentre le epoche possono finire in qualsiasi momento. Contare il tempo è una questione tutta umana e i calendari non sono altro che lo specchio delle nostre attese, del nostro bisogno di archiviare e progettare. Ma che cos'è un passaggio d'epoca? Come si riconosce? Chi lo decreta? Fra Monaco e Copenaghen, Vienna e Pechino, Paolo Di Paolo ci conduce in una sorta di corridoio spazio-temporale tra due secoli, in compagnia di scrittori e artisti che hanno colto lo spirito e le inquietudini del tempo, gli istanti in cui si intravede la nascita del futuro o gli ultimi bagliori di un mondo che tramonta. I protagonisti sono uomini e donne alla prova del cambiamento, in una società che reinventa valori e confini, alimentando eterni desideri. I maniaci dei selfie che affollano Rue Crémieux a Parigi, esasperando i residenti, non sono forse gli epigoni di una giovane fotografa, Claude Cahun, che cent'anni prima realizzava autoscatti provocatori? E quei «conflitti insensati», le reazioni «furibonde e sguaiate» che avvenivano ogni giorno «sotto gli occhi delle autorità» nel sanatorio raccontato da Thomas Mann, non riflettono esattamente ciò che accade sui social? Franz Kafka lamentava il «rapporto spettrale» fra gli individui, ma non è mai stato su WhatsApp. In questo libro, tra futuristi e futurocrati, feste dell'Età del Jazz e odierni aperitivi, fra esplosioni di rabbia sociale e intelligenze artificiali, le storie e le domande rimbalzano da un secolo all'altro. Ci dicono tutta l'ansia e la meraviglia di svegliarsi negli anni Venti. E di vivere il proprio tempo, nonostante tutto, come un'avventura irripetibil
Paolo Di Paolo (Roma, 1983), nel 2003 entra in finale al Premio Italo Calvino per l’Inedito, con i racconti Nuovi cieli, nuove carte. Ha pubblicato libri-intervista con scrittori e scrittrici quali Antonio Debenedetti, Raffaele La Capria e Dacia Maraini. È autore di Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi (2007), Raccontami la notte in cui sono nato (2008). Ha lavorato anche per la televisione e per il teatro: Il respiro leggero dell'Abruzzo (2001), scritto per Franca Valeri; L’innocenza dei postini, messo in scena al Napoli Teatro Festival Italia 2010. Nel 2011 pubblica Dove eravate tutti (Feltrinelli, vincitore del premio Mondello, Superpremio Vittorini e finalista al premio Zocca Giovani), nel 2012 nella collana di ebook “Zoom” Feltrinelli La miracolosa stranezza di essere vivi. Nel 2013 con Mandami tanta vita (Feltrinelli), è finalista al Premio Strega 2013. Nel 2016 pubblica con Einaudi Tempo senza scelte e con Feltrinelli Una storia quasi solo d’amore. Fra le altre pubblicazioni ricordiamo Lontano dagli occhi (Feltrinelli, 2019) e I classici compagni di scuola (Feltrinelli, 2021)
Svegliarsi negli anni Venti. Il cambiamento i sogni e le paure da un secolo all’altro di Paolo Di Paolo, pubblicato da Mondadori (Milano) nella collana “Strade blu”, è disponibile in libreria e online da novembre 2020.
Non dimenticare, non odiare. Storia di mio padre e di tuo nonno di Eugenio Occorsio
«“Colpirne uno per educarne cento”, diceva chi aveva lanciato unilateralmente questa guerra allo Stato e ai suoi rappresentanti. Purtroppo è stato ben più di uno. Ma noi dobbiamo sempre essere diversi da loro. Mi piace pensare che le giovani generazioni coltivino il ricordo di mio padre come degli altri combattenti per la libertà di tutti, moderni partigiani che sono caduti con coraggio per garantire la prosecuzione della nostra civiltà e un comune cammino di sviluppo, se possibile sereno» (Eugenio Occorsio, Non dimenticare, non odiare. Storia di mio padre e di tuo nonno, Baldini + Castoldi, Roma 2021)
Un magistrato di riconosciuta imparzialità e di grande coraggio. Viene assassinato sotto casa a colpi di mitra la mattina del 10 luglio 1976 da un commando di ordine nuovo, formazione di estrema destra dalle inquietanti ramificazioni, che lui, due anni avanti, aveva processato e fatto mettere fuorilegge per ricostituzione del partito fascista. L’esecutore dell’omicidio è Pier Luigi Concutelli, mai pentitosi e condannato all’ergastolo. Tuttavia, la natura di tale “eliminazione” non è mai stata chiarita. Vittorio Occorsio (1929-1976) stava indagando in contemporanea sui terroristi neri, sulle logge deviate, sulle responsabilità dei servizi nella strategia della tensione, sulla criminalità comune che con i neofascisti aveva molti elementi da spartire. Pochi anni avanti aveva scoperto le trame oscure del Sifar ed aveva istruito il primo processo sulla strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) - che, come purtroppo è noto, segno l’inizio della cosiddetta “strategia della tensione” e della stagione delle stragi, proseguita con piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974), il treno Italicus (4 agosto 1974), le stragi di Ustica (27 giugno 1980) e della stazione di Bologna (2 agosto 1980)- lasciando l’indicazione di approfondire le indagini su una serie di personaggi dell’estrema destra infiltrati nei circoli anarchici.
Da allora son trascorsi quarantacinque anni. Concutelli, non più giovane e malato, nel 2009 viene scarcerato, provocando l’indignazione di Vittorio Occorsio Jr, figlio di Eugenio e nipote del giudice ucciso. E così Eugenio Occorsio, il quale aveva vent’anni quando il padre fu assassinato, decide di raccontare al figlio la storia del nonno e dei terribili anni di piombo in cui il delitto si colloca. Il risultato finale è una riflessione generazionale sul lutto e la memoria, su un Paese che ha voltato pagina ma non ha mai fatto veramente i conti con quel buco nero-piombo della sua storia, fitto di morti e di misteri, di violenza efferata e di progetti eversivi. È anche il racconto di alcune fra le vicende più oscure di quegli anni e soprattutto di come i valori democratici dell’Italia abbiano retto all’offensiva terroristica senza cedimenti liberticidi. Nello stesso tempo, chi ha vissuto quell’esperienza e ne porta il dolore non deve lasciarsi sopraffare dall’odio e dalla vendetta, bensì cercare solo giustizia nel rispetto della vita, in un percorso di pace e di civile convivenza,
Eugenio Occorsio (Roma, 1956) è giornalista ed ha sempre scritto di economia, fondendo l’attenzione alle notizie della quotidianità con l’approfondimento, in particolare delle grandi questioni internazionali: prima al «Sole24Ore», quindi come corrispondente a New York di «Italia Oggi», poi, a partire dal 1988 per «la Repubblica» e «L’Espresso». Ha scritto numerosi saggi economici ed insegnato alla Scuola Superiore di Giornalismo dell’Università Luiss. Per la prima edizione di Non dimenticare, non odiare (2011) è stato insignito del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica dall’allora Presidente Giorgio Napolitano «per il suo contributo al processo di riconciliazione nazionale».
Non dimenticare, non odiare. Storia di mio padre e di tuo nonno di Eugenio Occorsio, prefazione di Eugenio Scalfari, pubblicato da Baldini + Castoldi (Roma) nella collana “I saggi” (una prima edizione è stata pubblicata nel 2011 da Dalai Editore), è disponibile in libreria e online da giugno 2021
Alessandro Poggiani
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