Piccirilli racconta i "Cuccioli del Jihad" a Spazio5

Piccirilli racconta i "Cuccioli del Jihad" a Spazio5
E' stato presentato a Spazio5 l'e-book di Maurizio Piccirilli “Cuccioli del jihad” (e-letta edizioni digitali). L’autore è stato intervistato dal giornalista Fabio Grisanti.

La generazione perduta dei bambini del Califfato: la scuola, i giochi, lo sport, l'addestramento dei cuccioli di leone. Piccirilli ha spiegato come l'Isis impone il suo modello educativo per trasformare i ragazzini in guerrieri del jihad pronti a trasformarli in shahid in martiri kamikaze. Una generazione perduta figlia dei foreing fighter.

Maurizio Piccirilli, a lungo responsabile delle pagine Interni-Esteri del giornale Il Tempo,  e autore di Le Quaglie di Osama (2006), Shahid (2010) e Ferita Afghana (2013) ha raccolto i dati forniti da Unicef e Save the children, i quali parlano di migliaia di bambini nelle meni dell’Isis. Figli di miliziani, di foreign fighter, bambini rapiti alle loro famiglie, orfani costretti nei Centri educativi del jihad veri e propri college dove si insegna odio e violenza. Nulla è lasciato al caso. I programmi redatti dal Daiwan, il ministero dell’istruzione del Califfato nero, prevedono corsi di storia e scienza addomesticati all’ideologia jihadista. La matematica è insegnata con libri dove fucili e pistole hanno sostituito mele e pere. Vietata la musica e la filosofia. Religione e ideologia diventano un cocktail micidiale che alimenta paure e i rischi futuri per la minaccia di ragazzini cresciuti nell’odio, la violenza e nella completa negazione dei sentimenti. Il saggio descrive anche l’esaltazione del martirio nell’educazione dei giovani Hezbollah e le scuole di Al Qaeda in Afghanistan prima della caduta del regime talebano.

Gli Ashbal, i cuccioli di leoni del Califfato, non sono altro che fragili cuccioli di uomo svuotati di ogni linfa vitale. I genitori sono morti o spariti nelle pieghe del terrore vendicativo dell'Isis. "I figli del Califfato”, destinati e ‘programmati’ a essere il futuro di esso, oggi sono solo sporchi e abbandonati, affamati al punto da cibarsi di avanzi imputriditi. Esserini spaventati, di fronte ai quali persino i rambo della Golden Division, il corpo d’élite di Bagdad, si sono commossi. I loro giochi sono stati solo violenti e da stimolo alla ferocia. Secondo il Rapporto Quilliam, ONG britannica fondata da un musulmano, non è raro che i bambini vengono fatti giocare con le teste mozzate dei nemici. Il Califfato nero non ha tralasciato nulla così è stato distribuito alle mamme un opuscolo per gestire l’educazione dei figli. “Il ruolo delle sorelle nel Jihad” e contiene consigli e prescrizioni destinati a incidersi profondamente nel corpo e nell’anima dei pargoli fin dalla più tenera età, per formare, guerriglieri preparati militarmente e motivati spiritualmente. L’intento del Daesh è quello di infondere sin da piccoli l’odio per l’Occidente e i musulmani loro alleati, la rabbia contro gli sciiti e soprattutto inculcare la consapevolezza dell’importanza della guerra santa e del martirio. Niente favole ai bambini ne televisione o videogiochi almeno che non trattino di guerra agli infedeli. La schiavitù e lo stupro dei minori giustificati da un editto del Dipartimento di Giustizia.

L’ebook non tralascia l’influenza di cattivi maestri in Italia e in Europa. E accende un faro di speranza nei programmi che anche nel nostro Paese si stanno attuando modelli per deprogrammare questi bambini e tentare di reinserirli in una vita normale.

“Cuccioli del jihad” ebook di Maurizio Piccirilli, edito da “e-letta edizioni digitali”, disponibile sulla piattaforma Amazon al costo di 4,90 euro, è un viaggio che racconta i meccanismi di una manipolazione che trova terreno nel Terzo millennio ma ha il sapore del medioevo più oscuro.

 

Maurizio Riccardi

Sito web: www.maurizioriccardi.it

Fotografo, giornalista, direttore del Gruppo AGR, di cui fanno parte: l'agenzia fotografica AGR, il magazine online Agrpress.it, l'Archivio Riccardi, la sezione Audiovsivi / web e la sezione Comunicazione.
Nasce a Roma nel 1960, si può dire nella camera oscura del padre, anche lui noto fotografo della "Dolce Vita". 


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