Presentazione a Roma del libro “Franco Simongini. L’atto poetico di documentare l’arte”

Il volume è dedicato al grande regista di documentari d’arte ed approfondisce i legami della sua attività filmica con quella poetica e narrativa. Raccoglie contributi di artisti (da Cucchi a Dorazio, solo per dirne due), storici dell’arte (da Barilli a Bonito Oliva, da Calvesi alla Marini Clarelli, dalla Pirani a Zeri), registi, esperti di mass media (da Abruzzese a Costanzo, solo per dirne alcuni), poeti e scrittori (Betocchi, Bo, Luzi, Maffia, Mauro), la trascrizione delle interviste televisive a Giorgio de Chirico e Renato Guttuso, foto e cartoline d’artista, l’elenco competo dei documentari realizzati fra il 1969 e il 1991 da Simongini per la Rai dove ha lavorato come giornalista e regista a partire dal 1961, collaborando alla realizzazione di numerosi programmi culturali.
Per l’occasione verrà proiettato il documentario Giorgio de Chirico: Sole sul cavalletto (1975) del ciclo realizzato per la Rai Come nasce un’opera d’arte (1975-1976, serie di“ritratti” costruiti attraverso lunghe interviste, in cui la telecamera - mentre l’autore “si confessa” - inquadra particolari del volto e delle mani, alternandoli ai primi piani delle sue opere per rivelare attraverso le loro parole e le fasi del lavoro il processo formativo dell’opera.
Poeta, scrittore, regista e critico d’arte del quotidiano romano “Il Tempo”, Franco Simongini (Roma 1932-1994) ha inventato “un nuovo genere di documentario d’arte che coinvolge gli spettatori nell’assistere alla nascita di un’opera d’arte, come se fosse un evento di cronaca o sportivo raccontato in diretta. Simongini ha saputo collegare il linguaggio cinematografico, fondato sul montaggio, con quello del piccolo schermo, basato sulla diretta televisiva. Ciò che però univa la sua attività poetica alla documentaristica d’arte era la ferma convinzione che l’occhio del poeta e quello del regista coincidono, col fine di svelare gli aspetti inattesi e spesso straordinari di una realtà che si presenta priva di schemi preordinati o di pregiudizi, come suggerivano nel secondo dopoguerra le pellicole di De Sica, Zavattini e Rossellini. Il cinema neorealista, più della letteratura, superava i confini che separavano la realtà dalla finzione, per rivelare come dietro ogni singola inquadratura si nasconda, in forma poetica, lo stupore dinanzi al reale. Simongini aveva compreso che non solo la realtà ma anche l’arte doveva essere colta direttamente, secondo la specificità del medium televisivo, senza intervenire con eccessive modificazioni del montaggio o particolari angolazioni di ripresa. All’interno di questo contesto storico si inserisce lo stile di Franco Simongini: la cronaca, la realtà, l’attenta osservazione delle opere d’arte, la posizione etica nei confronti dell’umanità e in particolar modo degli artisti, hanno costituito il fertile terreno su cui elaborare l’espressione poetica e successivamente quella documentaristica. Attraverso la poesia, Simongini aveva allenato lo sguardo ad una osservazione affettuosa, malinconica ma ottimistica della realtà circostante: quello stesso modo di osservare avrebbe determinato il suo stile registico nei documentari degli anni settanta e ottanta (realizzati per la RAI e dedicati a Maestri del calibro di Burri e de Chirico, solo per fare due nomi), quando si occupò di una altra realtà, quella dell’arte, creata però dagli artisti e dalla loro innata capacità di dar forma ad un altro mondo”.

Alberto Esposito
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