Pubblicato in Italia “Warlock” di Oakley Hall

“Ogni mattina una città come questa fa colazione con la vita di un uomo”
(Oakley Hall, Warlock, edizioni SUR, Roma 2016)
Fine Ottocento. Sud Ovest degli Stati Uniti d’America. Warlock è una cittadina mineraria di frontiera in rapida espansione. Oltre ai commerci, a fiorire sono il gioco d’azzardo, la prostituzione, gli scioperi e le scorribande dei banditi. Mentre il generale Peach, l’anziano governatore, si crogiola nel ricordo delle guerre contro i pellirossa e di un’epoca “eroica” ormai superata da molti anni, i cittadini sono frustrati dalla totale inerzia delle legge ufficiale e decidono di ingaggiare come “marshal privato” Clay Blaisedell, pistolero velocissimo e dalla mira infallibile.
Armato delle sue due “leggendarie” pistole colt dal calcio dorato, Blaisedell si troverà a fare i conti con Abe McQuown, il capo dei banditi che spadroneggiano a Warlock, ma anche con il vicesceriffo Bud Gannon, uomo rispettoso delle regole e animato da una differente, e più mite, concezione della giustizia.
Sullo sfondo, il lettore vede scorrere le vicende di un’umanità turbolenta e imprevedibile: minatori in lotta per una vita migliore, spregiudicati proprietari di saloon, prostitute in cerca di una seconda occasione, uomini di legge alcolizzati, dottori dall’incrollabile idealismo.
Indimenticabile il finale a sorpresa, di quelli che raramente si vedono nella letteratura - e nel cinema - western, e destinato a rimanere indelebilmente impresso nella memoria del lettore.
Pubblicato per la prima volta nel 1958 e finalista - nello stesso anno - per il Premio Pulitzer, Warlock (ora pubblicato da edizioni SUR, per la prima volta in Italia, con traduzione di Tommaso Pincio) è un grande classico del western “revisionista”, un romanzo epico e corale che, anticipando Meridiano di sangue di Cormac McCarthy, esplora con originalità il mito fondativo della Frontiera americana.
Oakley Hall (1920-2008) è considerato il decano degli scrittori californiani. Nel corso della sua lunga carriera, ha pubblicato oltre venti libri, fra cui il primo (Murder City) nel 1949 e l’ultimo (Love and War in California) nel 2007. Direttore del programma di scrittura dell’Università della California (fra i suoi allievi ricordiamo Richard Ford e Michael Chabon), nel 1998 ha ricevuto il premio alla carriera dal PEN Center West. Con Warlock, 1958 è stato finalista per il Premio Pulitzer.
Tommaso Pincio è autore di numerosi romanzi, fra cui Un amore dell’altro mondo, La ragazza che non era lei, Cinacittà, Panorama. Ha tradotto autori quali Francis Scott Fitzgerald, Jack Kerouac, Philip K. Dick, John Cheever.
Dal libro di Oakley Hall, nel ’59 fu tratto l’omonimo film (in Italia conosciuto con il titolo Ultima notte a Warlock) diretto da Edward Dmytryk (Anime ferite - 1946 -, Odio implacabile - 1947 -, I perseguitati - 1953 -, La lancia che uccide - 1954 -, L’ammutinamento del Caine - 1954 -, La fine dell’avventura - 1955 -, L’avventuriero di Hong Kong - 1955 -, L’albero della vita - 1957 -, I giovani leoni - 1958 -, L’uomo che non sapeva amare - 1964 -, Alvarez Kelly - 1966) e magistralmente interpretato da Henry Fonda (Clay Blaisedell), Richard Widmark (il vicesceriffo Gannon), Anthony Quinn (Tom Morgan), Dorothy Malone (Lily Dollar), Dolores Michaels (Jessie Marlowe), Tom Drake, Abe McQuown, DeForest Kelley (il futuro dottor McCoy di Star Trek, qui nel ruolo di Curley).
Il film, che rappresenta un notevole guizzo creativo nella carriera di Edward Dmytryk, è incentrato su un esplicito rapporto di amore-odio fra i due protagonisti e, insieme a pellicole quali L’amante indiana (1950) di Delmer Daves, Romantico avventuriero (1950) di Henry King, Mezzogiorno di fuoco (1952) di Fred Zinnemann, Là dove scende il fiume (1952) di Anthony Mann, Il grande cielo (1952) di Howard Hawks, Hondo (1953) di John Farrow, Il cavaliere della valle solitaria (1953) di George Stevens, L’assedio delle sette frecce (1953) di John Sturges, Il prigioniero della miniera (1954) di Henry Hathaway, Vera Cruz (1954) di Robert Aldrich, Terra lontana (1954) di Anthony Mann, Johnny Guitar (1954) di Nicholas Ray, Gli ostaggi (1955) di (e con) Ray Milland, Man Without a Star (1955) di King Vidor, Sentieri selvaggi (1956) di John Ford, L’ultima caccia (1956) di Richard Brooks, La pistola sepolta (1956) di Russell Rouse, I tre banditi (1957) di Budd Boetticher, La banda degli angeli (1957) di Raoul Walsh, Sfida all’OK Corrall (1957) di John Sturges, Quel treno per Yuma (1957) di Delmer Daves, Bravados (1958) di Henry King, L’albero della vendetta (1959) di Budd Boetticher, L’albero degli impiccati (1959) di Delmer Daves, e Il meraviglioso Paese (1959) di Robert Parrish, è considerato quasi all’unanimità dalla maggior parte degli storici del cinema e dei critici cinematografici come uno fra i migliori western degli anni Cinquanta.
Alessandro Poggiani
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