Un ricordo di Jack London a 100 anni dalla sua scomparsa

una scena di "Zanna bianca - Un piccolo grande lupo" di Randal Kleiser una scena di "Zanna bianca - Un piccolo grande lupo" di Randal Kleiser
Cento anni fa moriva all’età di quarant’anni Jack London, autore di grandi classici come “Zanna bianca”, “Il richiamo della foresta”, “Il lupo dei mari” e “Martin Eden".

“Le cose che a me piacciono costituiscono la mia scala di valori. E quel che mi piace più di tutto è il successo personale. Non il successo inteso come plauso del mondo, ma quello che mi rende felice. È il vecchio “Ce l’ho fatta!” “Ce l’ho fatta!”. Ma per me il successo personale deve essere concreto. Preferisco vincere una gara di spruzzi in piscina, o restare in sella a un cavallo che cerca di schizzare via, che scrivere il grande romanzo americano [...] Siccome sono vivo, voglio vedere, e il mondo intero è molto più grande, da vedere, di una cittadina o di una stretta vallata.”

(Jack London, Le strade dell’uomo. Fotografie, diari e reportage, Contrasto, Roma 2015)

Nato a San Francisco - in California - nel gennaio 1876 dall’astrologo ambulante William Henry Chaney e dalla spiritualista Flora Wellman (abbandonata prima della nascita del figlio, nello stesso anno si sposerà con John Griffith London che darà il proprio nome al bambino), nel 1886 si trasferisce a Oakland. La madre dirige una pensione, mentre lui lavora come fattorino e si appassiona alla lettura frequentando la locale biblioteca pubblica.

Con i primi soldi messi da parte acquista una piccola barca (la Razzle-Dazzle) con cui compirà varie “scorrerie” nella baia di San Francisco diventando un esperto “pirata d’ostriche”, per poi arruolarsi nella guardia costiera con il compito di combattere il contrabbando del pesce.

Nel 1893 si imbarca sul Sophia Sutherland per un viaggio che lo porterà fino al Giappone e al Mare di Bering, e in seguito a cui scriverà Story of a Typhoon Off the Coast.

L’anno successivo entra a far parte del Kelly’s Army, un vero e proprio esercito di disoccupati in marcia verso Washington. Dopo qualche tempo abbandona la marcia e comincia a viaggiare attraverso gli Stati Uniti. Verrà arrestato per vagabondaggio e sconterà un mese di carcere.

Esplora la East Coast ed il Canada a bordo di vagoni ferroviari che trasportano carbone e racconterà la sua esperienza ne La strada (1907).

Nel 1895 fa ritorno a Oakland e conosce Mabel Applegarth (la futura Ruth Morse di Martin Eden), la quale lo incoraggerà ad iscriversi all’Università di Berkeley. Dopo aver superato gli esami di ammissione, frequenterà l’Università solo per un semestre a causa delle sue costanti difficoltà economiche.

Continua a scrivere, trova lavoro in una lavanderia e comincia a studiare le teorie socialiste (legge Karl Marx, Claude-Henri de Saint Simon, Pierre-Joseph Proudhon). Si iscrive al Partito Socialista, intraprende un’attività di divulgatore del socialismo e per due volte (nel 1901 e nel 1905) si candiderà (senza successo) a sindaco di Oakland.

Nel luglio 1897 Jack London si imbarca sulla nave City of Topeka alla volta dell’Alaska, dove è esplosa la “corsa all’oro (la terza grande corsa all’oro dell’Ottocento dopo quella in California del 1849-50 e quella delle Black Hills - in North Dakota - del 1874-75). Trascorrerà un intero inverno in una baita della zona dello Yukon, ma contrarrà lo scorbuto e sarà costretto a far ritorno a Oakland.

Tale esperienza sarà d’ispirazione per il racconto Fare un fuoco (1902).

Rientrato in California, si autoimpone una ferrea disciplina con l’obiettivo di diventare uno scrittore di professione. Nel 1899 vende il suo primo racconto (To the Man on Trail) all’”Overland Monthly” e l’anno successivo pubblica The Son of the Wolf: Tales of the Far North, la sua prima raccolta.

Nel 1901 viene pubblicata la raccolta di racconti The God of His Fathers and Other Stories.

Fra agosto e settembre 1902 trascorre circa sei settimane negli slums dell’East End di Londra raccogliendo materiale per Il popolo dell’abisso, pubblicato l’anno successivo. Nello stesso anno (1903) pubblicherà anche Il richiamo della foresta (che diventerà un best seller), successo bissato l’anno dopo da Il lupo dei mari.

Fra gennaio e giugno 1904 è in Corea e in Manciura come corrispondente di guerra (russo-giapponese) per conto del “San Francisco Examiner”.

Tornato negli Stati Uniti, si trasferisce a Glen Ellen - nella contea di Sonoma -, dove acquista i primi cinquanta ettari di terreno di quello che diventerà il suo Beauty Ranch.

Nel 1905 escono La sfida e la raccolta di racconti Guerra di classe.

Nel 1906 sarà la volta di Zanna bianca (altro best seller) e del lavoro teatrale Gli equivoci delle donne.

Nell’aprile dell’anno successivo salpa da Oakland a bordo dello Snark per una crociera che, attraverso i mari del Sud, lo porterà fino a Sidney - in Australia - dove il viaggio si interromperà a causa di una rara malattia tropicale che lo costringerà ad un ricovero in ospedale.

Nel 1908 pubblica Il tallone di ferro e, l'anno successivo, Martin Eden, che otterrà grande successo di pubblico. Appaiono poi i saggi di Rivoluzione, la raccolta di racconti Lost Peace e il diario di viaggio La crociera dello Snark.

Nel frattempo, nel 1911, cominciano i lavori per la costruzione della sua Wolf House, un grande edificio in legno di sequoia e pietra. Escono la raccolta di storie hawaiane The House of Pride and Other Tales of Hawaii, e i due racconti Un figlio del sole e Smoke Bellew.

Nell’agosto 1913, poco prima della fine dei lavori, un incendio distrugge tutto. Tale incidente, insieme alle difficoltà finanziare, segnerà profondamente lo spirito di Jack London. A causa di una forte depressione, le sue difficoltà di salute peggiorano.

Fra il 1915 e il 1916 trascorre alcuni mesi alle Hawaii, dove le sue condizioni sembrano migliorare. Nel ’13, affrontando il tema dell’alcolismo (che lo riguarda in prima persona) pubblica John Barleycorne, mentre, due anni dopo, esce Il vagabondo delle stelle.

Nel settembre 1916 le sue condizioni di salute peggiorano notevolmente. Morirà due mesi dopo a causa di un’uremia. La sua morte, per oltre novant’anni, verrà (troppo sbrigativamente) considerata un suicidio e solo negli ultimi anni è stata dichiarata come accidentale.  

Il famoso, prolifico, controverso, “rivoluzionario” Jack London, una fra le figure più affascinanti emerse nell’America dell’epoca,  non è stato solo lo scrittore “leggendario” di inizio Novecento. Nel corso della sua vita, è stato anche fotografo (oltre dodicimila fotografie scattate fra il 1900 e il 1916, immagini che lui definiva “documenti umani”) e la macchina fotografica è stata la sua inseparabile compagna di avventure e reportage in giro per il mondo.

Le strade dell’uomo, pubblicato da Contrasto (a cura di Alessia Tagliaventi, con traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini, e introduzione di Davide Sapienza) presenta (per la prima volta in Italia) una ricca selezione delle sue fotografie, accompagnate da brani tratti da alcune fra le sue migliori opere di narrativa e giornalismo. Tappe fondamentali in cui Jack London si trasforma in un testimone di grandi avvenimenti della sua epoca, vicende i cui contorni si allargano sempre più fino a far capolino dai documenti umani de Il popolo di Londra, della guerra russo-giapponese nel 1904-1905, del terremoto di San Francisco dell’aprile 1906, dell’incredibile viaggio dello Snark, che salperà da San Francisco nell’aprile dell’anno successivo.

Numerose le versioni cinematografiche delle sue opere. Ricordiamo (volendo citarne solo alcune) Martin Eden (1942) di Sidney Salkow, interpretato da un giovane Glenn Ford (pre Gilda - 1946 - di Charles Vidor, Il grande caldo - 1953 - di Fritz Lang, 1953, e Quel treno per Yuma- 1957 - di Delmer Daves), Il richiamo della foresta (1972) di Ken Annakin, con Charlton Heston e Michelle Mercier, Zanna bianca (1973) di Lucio Fulci, con Franco Nero (reduce da film quali Django - 1966 – di Sergio Corbucci, Il giorno della civetta - 1968 - di Damiano Damiani, tratto dall’omonimo libro di Leonardo Sciascia, Un tranquillo posto di campagna - 1969 - di Elio Petri, e che pochi anni dopo interpreterà anche Keoma - 1977 - di Enzo G. Castellari) e Virna Lisi, Il ritorno di Zanna bianca (1974), anch’esso diretto da Lucio Fulci e interpretato da Franco Nero e Virna Lisi, Zanna bianca - Un piccolo grande lupo (1991) di Randal Kleiser, con Ethan Hawke (reduce dal successo de L’attimo fuggente - 1989 - di Peter Weir), Klaus Maria Brandauer e Seymour Cassel.    

 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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