Uscito “Viaggio nel bosco narrativo” di John Yorke

"Viaggio nel bosco narrativo" di John Yorke "Viaggio nel bosco narrativo" di John Yorke
Come funzionano le grandi storie? E soprattutto perché?. Un libro sulla struttura drammaturgica, ovvero sul come funzionano le narrazioni, le opere teatrali e i film e sul perché di tali meccanismi.

Una domanda da cui partire, afferma l’autore, è: “Come mai un bambino è capace di creare una storia perfetta dal nulla?”

Proprio come un bambino, alcuni fra i migliori autori hanno la capacità di tracciare una storia in un modo del tutto inconsapevole. Gli scrittori o filmmaker che credono che studiare la struttura rappresenti un “tradimento”del proprio genio, in realtà non si rendono conto del fatto che tutte le storie sono modellate con lo stesso stampo e gli autori non hanno alternativa alla struttura che utilizzano, anche se non necessariamente la devono comprendere in modo cosciente e razionale.

Su questo indaga l’autore partendo dal dato che la narrazione è un pensiero fondamentale per gli esseri umani, dalle antiche mitologie intorno al fuoco alle fiction televisive e, nelle storie narrate nel corso dei secoli, esiste una formula ricorrente, “un viaggio nel bosco” alla ricerca “dell’oscuro segreto in grado di donare la vita”.

Si tratta di un modello presente in tutte le moderne narrazioni e il costante ricorrere di tale schema profondo nel modo in cui narriamo una storia ci indica che esistono  motivazioni di carattere psicologico, se non biologico e fisico.

“Se non siamo noi che scegliamo quel particolare modo di raccontare, forse allora siamo costretti a farlo… Siamo incapaci di afferrare la casualità, così ci sforziamo di imporre un ordine su tutti i fenomeni che osserviamo e su ogni nuova informazione che ci capita a tiro”.

L’arte del racconto nasce pertanto dal nostro bisogno di dare un ordine a tutto ciò che sta al di fuori di noi. Una storia deve essere in grado di placare il caos fissandolo in una qualche forma e dandole un senso, qualunque esso sia, per cui ogni racconto è un tentativo di afferrare una realtà che si presenta sovente in modo spaventoso, di “addomesticarla”, di tenerla a bada.

La celebre struttura in tre atti è un punto fermo della drammaturgia non solo perché include il concetto basilare delle unità nella struttura aristotelica, “ma anche perché segue le inconfutabili leggi di natura: ogni cosa deve avere un inizio, un centro e una fine”.

Come afferma il grande David Mamet, drammaturgo, saggista, sceneggiatore (Il postino suona sempre due volte - 1981 - di Bob Rafelson, Il verdetto - 1982 - di Sidney Lumet, tratto dall'omonimo libro di Barry Reed, Gli intoccabili - 1987 - di Brian De Palma, Americani - 1992 - di James Foley, Vanya sulla 42esima strada - 1994 - di Louis Malle, Ronin - 1998 - di John Frankenheimer)  e regista (La casa dei giochi - 1987 -, Le cose cambiano - 1988 -, Oleanna - 1994 -, Il prigioniero - 1997 -, Hollywood, Vermont - 2000 -, Il colpo - 2001 -, Spartan - 2004 -, Redbelt - 2008 -, film di cui scrive anche la sceneggiatura) “La struttura drammaturgica non è un’invenzione arbitraria, non è nemmeno un’invenzione conscia. È una codificazione organica del meccanismo umano di sistemazione delle informazioni. Avvenimento, elaborazione, scioglimento del plot; tesi, antitesi, sintesi; ragazzo incontra ragazza, ragazzo perde ragazza, ragazzo conquista ragazza; atto primo, secondo, terzo”.

Per l’autore, se davvero esiste un archetipo nella narrazione, esso è applicabile a tutte le strutture narrative, e ha necessariamente una forma universale. Il “viaggio” presente nel titolo del libro di John Yorke altro non è che il tentativo di esplorare, svelandola, la stupefacente armonia e fascino di tale struttura, un modello che riecheggia il viaggio nel bosco raccontato nelle favole e che viene dal profondo: la struttura di ogni storia è strettamente connessa - sia nella composizione sia nella fruizione - alla natura umana.

Fra le motivazioni degli autori e il punto di vista del pubblico esiste una circolarità che è anche reiterazione di uno schema narrativo. Capire tale schema determina l’efficacia o meno di qualsiasi storytelling, che sia cinema, arte o qualsiasi altra forma di espressione.
 

"Non possiamo fare altro che ripetere lo stesso racconto, il viaggio attraverso il bosco è in parte il viaggio della psiche, dalla nascita alla morte, fino a una resurrezione”.

John Yorke, produttore e dirigente televisivo britannico, lavora per la BBC. Come direttore di Channel Four e responsabile della produzione di fiction per la tv pubblica britannica, ha contribuito al successo di numerosi prodotti come la serie Life On Mars. Nel 2005 ha fondato la BBC Writers’ Academy, che da un decennio forma autori televisivi di successo. Insegna Lingua e Letteratura Inglese presso l’Università di Newcastle-upon-Tyne.

Viaggio nel bosco narrativo, pubblicato dalla Dino Audino editore nella collana “Manuali di script”, traduzione di Alfredo Agostini, è disponibile in libreria e online, a partire da febbraio 2017.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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