Addio a Letizia Battaglia

«Con la fotografia sono finalmente riuscita a essere una persona: non ero più una moglie, non ero un’amante, non ero bella, non ero giovane, ma ero una persona che faceva testimonianza di qualcosa. Con molta convinzione» (Letizia Battaglia)
«Io non sono di, io sono contro. Io ho fotografato Palermo, questo sì, e a Palermo c’è anche la mafia»
Nata a Palermo nel marzo 1935, Letizia Battaglia comincia a fotografare nel 1969, all’età di trentaquattro anni 34, collaborando con il giornale palermitano «L’Ora», dove si trova ad esser l’unica donna fra colleghi uomini.
L’anno seguente si trasferisce a Milano, dove incomincia a fotografare collaborando con varie testate.
Nel ’74 ritorna a Palermo e crea, con Franco Zecchin, l'agenzia Informazione fotografica, frequentata anche da Ferdinando Scianna e Josef Koudelka. Per oltre quindici anni dirigerà il team fotografico di «L’Ora».
Nello stesso anno (1974) si trova a documentare l’inizio degli anni di piombo della sua città, scattando foto dei delitti di mafia per informare l’opinione pubblica e provare a scuotere le coscienze. Comprende di trovarsi nel mezzo di una vera e propria guerra civile. Il suo archivio racconta l’egemonia del clan dei corleonesi. Suoi gli scatti all’hotel Zagarella che ritraggono gli esattori mafiosi Salvo insieme a Giulio Andreotti e che furono acquisiti agli atti per il processo.
Il 6 gennaio 1980 è la prima fotoreporter a giungere sul luogo in cui viene assassinato Piersanti Mattarella (1935-1980). Nello stesso anno il suo scatto Bambina con il pallone, nel quartiere palermitano della Cala, fa il giro del mondo.
Diventa una fotografa di fama internazionale, ma non è solo “la fotografa della mafia”. Le sue foto, sovente in un vivido e nitido bianco e nero, si prefiggono di raccontare soprattutto Palermo nella sua miseria e nel suo splendore, i suoi morti di mafia ma anche le sue tradizioni, gli sguardi dei bambini e delle donne (L. Battaglia predilige i soggetti femminili), i quartieri, le strade, le feste e i lutti, la vita quotidiana e i volti del potere di una città e le sue numerose contraddizioni.
Negli anni Ottanta crea il Laboratorio d’If, dove si formano fotografi e fotoreporter palermitani, fra i quali sua la figlia Shobha, Mike Palazzotto e Salvo Fundarotto. L'omicidio del giudice Cesare Terranova, sarà una fra le sue fotografie divenute simboliche della lotta contro la mafia.
Letizia Battaglia, nel 1985, è stata la prima donna europea a ricevere - ex aequo con l'americana Donna Ferrato - il Premio Eugene Smith a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il grande fotografo di «Life».
Quattrordici anni dopo, nel ’99, le verrà tributato anche il Mother Johnson Achievement for Life.
Ha esposto in Italia, in molti Paesi dell’Est europeo, in Francia (al Centre Pompidou a Parigi), Gran Bretagna, Svizzera, Ungheria, Stati Uniti, Canada, Brasile.
Il suo impegno sociale e la sua passione per gli ideali di libertà e giustizia sono descritti nella monografia - delle edizioni Motta Passione - Giustizia e libertà (lo stesso titolo di una sua mostra).m Dopo l’assassinio di Giovanni Falcone, avvenuto il 23 maggio 1992, L. Battaglia si allontana dal mondo della fotografia, stanca di avere a che fare quasi quotidianamente con la violenza.
Dal 2000 al 2003 dirige la rivista bimestrale «Mezzocielo», realizzata da donne e nata nel ’91 da una sua idea. Nel 2003 si trasferisce a Parigi, delusa per il cambiamento del clima sociale e per il senso di emarginazione da cui si sentiva circondata, ma due anni dopo torna a Palermo.
Nel 2005 partecipa al film-documentario In un altro paese, diretto da Marco Turco, ed in cui racconta la sua esperienza come fotografa nella Palermo insanguinata dai delitti di mafia. L’anno seguente, in occasione del Festival Sguardi altrove a Milano, viene proiettato il film-documentario per la tv svizzera Battaglia - Una donna contro la mafia di Daniela Zanzotto.
Nel 2011 torna ad esporre le sue opere in città, grazie a un’iniziativa del Palermo Pride. Nel 2014 viene proiettato su Sky Arte HD il documentario Letizia Battaglia - Amoreamaro, regia di Francesco Raganato, ed appare nel documentario La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco, presentato alla settantaseiesima Mostra del Cinema di Venezia.
Nel 2017 inaugura il Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, che ha diretto fino al 2021 Nel 2019 il regista inglese Kim Longinotto realizza il documentario Shooting the mafia, che racconta la sua vita e la sua carriera.
Fra le sue pubblicazioni ricordiamo Palermo amore amaro (Associazione Siciliana della Stampa, Palermo 1986), 8 marzo 1990: Festa della Donna. Foto di Letizia Battaglia (Grafiche Renna, Palermo 1990), Letizia Battaglia: Passione, giustizia, libertà: fotografie dalla Sicilia (Federico Motta, Milano 1998), Dovere di cronaca (Peliti Associati, Roma 2006), scritto con Franco Zecchin, Letizia Battaglia. Sulle ferite dei suoi sogni di Giovanna Calvenzi (2010); Storie di mafia (Postcart, Roma 2012), scritto con Michela Battaglia, Dignità e libertà. Fotografie di Letizia Battaglia (2012), Letizia Battaglia. Per pura passione (Drago, Roma 2016), Letizia Battaglia. Fotografia come scelta di vita (Marsilio, Venezia 2019), Mi prendo il mondo ovunque sia. Una vita da fotografa tra impegno civile e bellezza (Einaudi, Torino 2020), scritto con Sabrina Pisu (2020).
Nel 2021, Contrasto (Roma) ha pubblicato Volare altro volare basso, lungo dialogo fra L. Battaglia e Goffredo Fofi.
Un lungo dialogo fra Letizia Battaglia e Goffredo Fofi. Non una semplice intervista quella fra lo scrittore e critico e la fotografa siciliana, bensì una lunga, intensa e provocatoria dialettica di confronto - e talvolta di scontro - che, a partire dalla fotografia, tocca i temi più disparati. Il risultato è un volume sorprendente, attuale, diretto, pungente quasi offensivo, una “vastasata” (per dirla in dialetto siciliano).
Come un flusso di coscienza il discorso oscilla fra passato e presente, fra ricordi e realtà. Il fil rouge è la fotografia: non quella dei selfie, bensì quella con un valore civile, etico, sociale, in grado di documentare, testimoniare e perdurare nel tempo. Nel corso della conversazione i due autori ritornano ad un’epoca di disobbedienza civile, un’epoca in cui la cultura era ancora uno strumento di liberazione e si credeva potesse realmente cambiare la società.
Ma non solo: si parla anche di arte, letteratura, cinema, viaggi, di una Sicilia arcaica, terra d’origine di Letizia Battaglia e adottiva per Goffredo Fofi; inevitabilmente, di mafia, di cui l’autrice palermitana è stata “testimone professionista”. E ancora, si ragiona sulla politica, sia passata sia odierna; si riflette sulla cruda realtà quotidiana, ma anche su quella spirituale. Si richiamano alla memoria pezzi di vita propria o altrui. Una vena malinconica accompagna un’analisi disincantata del mondo contemporaneo, con tutte le sue debolezze e le sue quotidiane battaglie.
Volare alto volare basso. Conversazioni, ricordi e invettive di Letizia Battaglia e Goffredo Fofi, pubblicato da Contrasto (Roma) nella collana “In Parole”, è disponibile in libreria e online da luglio 2021.
Alessandro Poggiani
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