Addio a Piergiorgio Branzi

«Potrà sembrare un’osservazione azzardata ma, amiotrofiche giudizio, fotografare è un’operazione compromettente. Compromettente perché quel fondo di bicchiere che conosciamo, e che capta quel lampo di luce che racchiude un frammento di realtà, è rivolto verso l’esterno, ma l’immagine proviene dal nostro intimo più profondo e nascosto: e ci racconta e ci smaschera» (Piergiorgio Branzi)
«Il giro dell’occhio in cui ci conduce Piergiorgio Branzi con le sue fotografie è allora un turbine d’immagini e memorie, di ricordi, impressioni e scelte meditate. Di osservazioni coerenti in cui lo sguardo è sempre pronto a percorrere il mondo, tracciare e nominare la visione di profili di terre e di pietre. Una serie di vedute e “rivedute” che comunicano la stessa esperienza esistenziale dell’autore, il suo respiro. Quello di un corpo profondamente attento, lieto di continuare a vivere di meraviglia e di osservazione» (Alessandra Mauro, dall’introduzione a Il giro dell’occhio)
Se ne va un grande interprete del nostro tempo, che, in oltre cinquant’anni di sguardi sul mondo, ha raccontato con la fotografia la cultura e la storia dell’Italia e del mondo.
Nato a Signa (FI), nel settembre 1928, Piergiorgio Branzi comincia la sua attività di fotografo all’inizio degli anni Cinquanta, periodo in cui conosce Vincenzo Balocchi (1892-1975), uno fra i membri del gruppo La Bussola, un’associazione di fotografi creata nel 1947 con l’obiettivo di promuovere la fotografia come arte sotto il profilo professionale e non solo documentario.
Nel maggio del 1953 espone per la prima volta nell’ambito della “Mostra della Fotografia Italiana”, presso la Galleria della Vigna Nuova a Firenze, e, a partire dall’autunno dello stesso anno, si dedica sempre più alla fotografia, partecipando alle principali esposizioni italiane e vincendo numerosi concorsi fra il 1955 ed il 1957.
Intraprende lunghi viaggi in motocicletta e in auto attraverso l’Italia e la Spagna, raccontando in immagini la vita quotidiana dei paesi che attraversa, rielaborando in modo originale la lezione di Henri Cartier-Bresson (1908-2004).
Dopo una collaborazione con «Il Mondo» di Mario Pannunzio (1910-1968), nel 1960 viene assunto alla Rai ed intraprende la carriera di giornalista che, di fatto, rallenterà la sua produzione fotografica. Come inviato della Rai, e su incarico di Enzo Biagi (1920-2007), si trasferisce a Mosca per circa un lustro, diventando il primo corrispondente occidentale nella Russia di oltrecortina
Nel 1966, invece, succede al coetaneo Piero Angela (1928-2022) come corrispondente da Parigi, dove rimarrà fino al 1969, anno in cui torna in Italia (a Roma) per assumere l’incarico di commentatore del telegiornale.
Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre dedicate alla fotografia italiana del Novecento (fra queste anche l’importante ItalianMetamorphosis al Guggenhìeim Museum di New York), di cui è considerato uno fra gli indiscussi maestri.
Nel 2015 Contrasto ha pubblicato Il giro dell’occhio. Nel libro, le sue immagini, suddivise e raccolte nel volume per serie spaziali e temporali, si fondono con le riflessioni, i ragionamenti e i ricordi di una stagione importante della fotografia e della cultura italiane. Un insieme di temi che accompagna il racconto di una vita piena di meraviglie e di scoperte.
Il lavoro e l’archivio di Piergiorgio Branzi sono rappresentati da Fondazione Forma per la Fotografia.
Alessandro Poggiani
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