Coronavirus: Sebastião Salgado lancia un appello per gli indigeni dell’Amazzonia

«Queste popolazioni indigene fanno parte della straordinaria storia della nostra specie. La loro scomparsa sarebbe una tragedia estrema per il Brasile e una perdita immensa per l'umanità. Non c'è tempo da perdere» (Sebastião Salgado)
Il fotografo brasiliano Sebastião Salgado (classe 1944), il quale nell’ultimo decennio ha lavorato fra le tribù amazzoniche, e sua moglie Lélia Wanick Salgado, che disegna i suoi libri e mostre, lanciano un appello al governo, al congresso ed alla corte suprema del Brasile e alle autorità affinché agiscano rapidamente per evitare il contagio di queste comunità remote che hanno già sofferto a causa delle deforestazioni selvagge e dell’avvelenamento dei fiumi.
La loro situazione è doppiamente critica perché i territori riservati per legge all'uso esclusivo delle tribù indigene viene ora invaso dai minatori, dai taglialegna e dagli allevatori di bestiame. Queste attività illecite si sono accelerate nelle ultime settimane perché fuori controllo a causa dell'emergenza sanitaria. Gli intrusi illegali hanno portato il Covid-19 fra gli indigeni: per questo servono misure urgenti per proteggerli.
Cinque secoli fa, questi gruppi etnici furono decimati da malattie portate dai colonizzatori europei. Da allora, le successive crisi epidemiologiche hanno continuato a decimare la maggior parte delle loro popolazioni.
Ora, con questo nuovo flagello che si sta diffondendo rapidamente in tutto il Brasile, i popoli indigeni, come quelli che vivono isolati nel bacino amazzonico, rischiano drammaticamente di esser spazzati via del tutto.
Alessandro Poggiani
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