La mostra fotografica “Non Luogo” del gruppo il PHOS all’Associazione Aurea

Il neologismo “nonluogo” (o “non luogo”, entrambi modellati sul francese “non-lieu”) definisce due concetti complementari ma distinti: da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben specifico (generalmente di trasporto, transito, commercio, tempo libero e svago), dall'altra il rapporto che si instaura fra gli individui e gli spazi medesimi.
Spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.
La società odierna è contraddistinta da una fluidità spaziale che rende i confini del vivere associato molto labili. L’uomo del nostro secolo, in quanto cittadino del mondo, ricerca la sua dimensione sociale in contesti connotati dalle stesse caratteristiche che gli trasmettano un senso di sicurezza e di familiarità, ovverosia i non luoghi.
Eccesso di tempo: il presente è affollato di avvenimenti che finiscono presto nel dimenticatoio del passato e la loro fugacità non lascia spazio alla programmazione di un futuro a lungo termine; eccesso di spazio: il mondo allarga i propri orizzonti stanziali, e sempre maggiori sono le grandi concentrazioni urbane, i trasferimenti di popolazioni e moltiplicazione di installazioni e mezzi per la circolazione accelerata; eccesso di individualismo: l’aumento spropositato dei riferimenti spaziali e temporali rende necessaria per ognuno la ricerca di un percorso personale che risponda alle istanze del dinamismo contemporaneo.
L’obiettivo fondamentale della mostra Non Luogo (foto di Alma Laratro, Carlo Calliari, Franco Folgori, Giancarlo Magazzù, Marco Neugebauer, Paolo Folgori, Roberto Bettacchi e Salvatore Belli) è quello di trasmettere all'osservatore la sensazione dei momenti, dei frames, della vita non vissuta. Ogni singolo fotografo ha messo in evidenza la propria sensibilità, conservando, nello stesso tempo, un fil rouge comune.
Alessandro Poggiani
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