Le immagini di Craigie Horsfield. Una retrospettiva alla galleria Monica de Cardenas

L’artista inglese è conosciuto soprattutto per le straordinarie fotografie in bianco e nero di grandi dimensioni e intensità, e per il film “El Hierro Conversation” mostrato a Documenta 11 e alla Whitney Biennal del 2004 a New York. Dal 2003 ha cominciato ad utilizzare la fotografia a colori, stampando le sue fotografie con la nuova tecnica dry print. Dry prints sono stampe a getto d’inchiostro modificate, in questo caso realizzate su carta da disegno.
Craigie Horsfield, nato a Cambridge in Gran Bretagna nel 1949, studia alla St.Martin’s School di Londra dal 1967 al 1971. E’ tra i primi giovani artisti a passare alla fotografia, intuendone le grandi potenzialità di rappresentazione non solo del reale, ma anche delle emozioni. Negli anni ’70 realizza fotografie che sottolineano il ruolo dell’individuo nella storia e nella cultura di un luogo; il presente viene visto come momento che dura nel tempo, che contiene passato e futuro. Stampa in grande formato solo più tardi, dopo essere rientrato a Londra nel 1980.
Le immagini di Craigie Horsfield sono sempre il frutto di una speciale relazione tra l’autore e le persone ed i luoghi ritratti, in cui l’iconografia e la storia dell’arte si ritrovano non tanto come citazione, ma come presupposto dello sguardo. C’è nel lavoro di Horsfield, e nei suoi ritratti, un’immobilità fatta di movimenti infiniti e impercettibili, un gesto trattenuto, interiore. C’è un tempo lungo ma concentrato, una capsula di tempo che lo contiene tutto. E c’è l’attesa. Horsfield fissa non narra, c’è un rigore assoluto nell’impaginazione del ritratto. C’è l’impianto della grande pittura quasi monumentale, ma anche la sospensione di un presente infinito, un presente per sempre; in questo è definitivamente classico ma contemporaneo.
E’ come se nei volti veri, quotidiani avesse colto con il ritratto, realizzato con luce zenitale e naturale e sfondo neutro, l’icona, la matrice: è questo in fondo il passaggio dal reale all’immaginario, dal particolare all’universale. Le didascalie che riportano nomi, luoghi, date appartengono al racconto, sono parte dell’esperienza che contrassegna il passaggio. L’identità e l’unicità dell’individuo nel divenire della storia sono colti nell’istantanea che da senso al tutto, quando il soggetto è in relazione con se stesso e con gli altri. Per questo l’unique print che contrassegna la copia unica del suo lavoro non è solo una specificazione tecnica ma un pensiero: riflette l’unicità e anche l’ineluttabilità dell’esperienza.
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