L’arte, come è conosciuta attraverso la storia, è sempre stata espressione delle dimensioni introspettive dell’artista e, nel contempo, della società. Il pensiero e i valori che la collettività esprimeva, orientavano gli intellettuali e gli artisti che contribuivano, a loro volta, all’evoluzione socio-culturale. Anche quando gli artisti si rivolgevano alla tradizione, innovandola o tradendola, conservavano, comunque, una relazione. Nel Novecento, dalle avanguardie storiche in poi, questa relazione, almeno nei termini in cui è stata finora percepita, via, via, è venuta meno. Oggi, la funzione cui l’arte appare destinata è essenzialmente quella di mero bene di servizio, di consumo, da fruire frettolosamente o di “status symbol”, da esibire o sul quale investire. Per questa ragione, l’arte contemporanea che domina deve soggiacere alle mode e al mercato che lo stesso sistema dell’arte impone e l’artista che decide di farne parte, può solo documentare, spettacolarizzare, estetizzare concetti per cui, spesso, l’opera che ne deriva è specchio nichilistico, “vuoto a perdere”, del non senso che la stessa società esprime.
E allora quale testimonianza può ancora dare l’artista ed è ancora plausibile parlare oggi di funzione sociale dell’arte? Oppure, il destino che spetta all’arte è solo quello che attualmente le ha riservato questa società? Questi interrogativi e quelli che scaturiranno dai confronti della tavola rotonda saranno oggetto di riflessione e discussione anche con il pubblico che interverrà alla manifestazione per comprendere quale ruolo l’attuale sistema dell’arte intende riconoscere all’artista contemporaneo.
Alla tavola rotonda interverranno l’artista Ennio Calabria, il giornalista e artista Danilo Maestosi e gli storici dell’arte Ida Mitrano, Daniele Radini Tedeschi e Gabriele Simongini.