Ispirata dalle interviste raccolte nel documentario di James Thebaut del 1992 (Confessions of a Mafia Hitman) e basata sul libro The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer scritto da Anthony Bruno, il film racconta la storia di uno dei peggiori criminali degli Stati Uniti: Richard Kuklinski, killer di professione di origini polacche, con alle spalle un passato di violenze inferte dal padre, e con una splendida famiglia alla quale fa credere di essere un agente di cambio.
La storia di Kuklinski inizia con il passaggio dal doppiaggio di film porno distribuiti dalla mafia negli anni sessanta alla nuova attività di sicario affidatagli dal personaggio interpretato da Ray Liotta.
Michael Shannon, nei panni di Kuklisnki, interpreta a perfezione l’idea di personaggio voluta dal regista Ariel Vromen: gelido e scuro, dallo sguardo impenetrabile e caratterizzato dall’attitudine dell’attore di interpretare ruoli negativi.
L’elemento centrale attorno al quale si snodano le vicende sembra quindi essere il legame con il nucleo famigliare, dietro cui però si celano i misfatti e le atrocità su cui si regge. Un contrasto che permea del resto tutte le vicende e che rispecchiano l’ambigua personalità del killer dalla scorza di ghiaccio e dal cuore caldo.
E Vromen racconta esattamente questo: un padre e un marito esemplare, forse un po' chiuso ma dai modi gentili, capace persino di comporre una piccola poesia per il compleanno dei sedici anni della figlia maggiore, che si trasforma completamente quando i suoi servizi sono richiesti dai boss di Jersey City. The Iceman, questo il soprannome affibbiato all'uomo dalla stampa, non si chiede il perché: esegue gli ordini, uccide i suoi bersagli senza pietà, e senza la minima esitazione, senza battere ciglio.
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