Chimico, partigiano, antifascista, ma soprattutto scrittore di grande valore, Primo Levi, sopravvissuto all’olocausto, ha raccontato, tra i primissimi, con crudezza, la vita all’interno dei campi di concentramento nazisti, portando per sempre con sé il dolore di quella immensa tragedia. “Se questo è un uomo”, scritto per raccontare la paura, gli stenti, i soprusi nel campo di sterminio, è considerato uno dei grandi classici del ‘900.
La deportazione e l'orrore del campo di concentramento è l’evento centrale della vita di Levi, che fa scattare la molla della scrittura, sentita come una necessità di confessione, di analisi, oltre che un dovere morale e civile. Il ricordo ed il trauma mai superato dell'esperienza di Auschwitz è anche probabilmente alla base del suo suicidio, avvenuto nel 1987.
La foto in alto è stata scattata da Carlo Riccardi la sera del 4 luglio 1963 durante la finale del Premio Strega, dove Levi partecipava con La tregua, edito da Einaudi, ma che vinse Natalia Ginzburg con Lessico famigliare, della stessa casa editrice.