“39 scalini” di John Buchan al Teatro Martinitt a Milano

A Londra, nel corso di uno spettacolo teatrale in cui si esibisce Mister Memory, il canadese Richard Hannay incontra una donna che afferma di chiamarsi Annabella Smith e che gli chiede di ospitarla a casa sua. Confessa di essere una spia, ma viene assassinata, scatenando una caccia all'uomo contro il malcapitato Hannay. Tuttavia, prima di morire, la ragazza riesce a fornire preziose indicazioni al Hannay - di lì a breve un fuggiasco inseguito da tutti - ed accenna anche ai “39 scalini”, misteriosa organizzazione di pericolose spie. Comincia così la pericolosa ed inquietante avventura di Richard Hannay, coinvolto in un giallo apparentemente senza uscita ed interpretato, come da copione, da un solo attore, mentre gli altri trentotto personaggi ruotano vorticosamente attorno a tre attori in un fuoco di fila di esilaranti gags, intrighi, colpi di scena e citazioni cinematografiche che rendono uno spettacolo irresistibilmente coinvolgente e suggestivo.
“Intrighi internazionali”, complotti criminali, donne seducenti, un giallo sottile ed esilarante tutto giocato sulle gags e sui travestimenti e che rende omaggio ad un grande e indiscusso maestro del cinema e, nello stesso tempo, strizza l’occhio alla commedia inglese contemporanea.
39 scalini, tratto dal libro (1915) di John Buchan e firmato dall’attenta regia di Leonardo Buttaroni, arricchita dalle scenografie di Paolo Carbone, e già portata in scena su vari palcoscenici (fra cui il Teatro Trastevere nel marzo 2016, il Teatro de’ Servi nel dicembre/gennaio 2017 e il Teatro Roma nell’ottobre 2018) riprende l’opera scritta da Patrick Barlow nel 2005, tradotta per l’Italia da Antonia Brancati e nata per un cast di quattro attori chiamati a recitare - a volte anche contemporaneamente - numerosi personaggi dalle caratteristiche più differenti:
Una vertiginosa corsa fino all’ultimo travestimento dai ritmi narrativi serrati ed incalzanti che conserva la ricchezza di sfumature dettagli e sottigliezze psicologiche della versione cinematografica diretta da Alfred Hitchcock nel 1935 (The 39 Steps - I trentanove scalini, conosciuto anche con il titolo Il club dei 39, interpretato da Robert Donat, Madeleine Carroll, Lucie Mannheim e Godfrey Tearle e considerato - insieme ai quasi coevi L’uomo che sapeva troppo – la prima versione -, Amore e mistero, Sabotaggio, Giovane e innocente e La signora scompare - uno fra i capolavori della fase britannica della carriera di Hitchcock - alla fine degli anni Novanta è stato inserito nella classifica del British Film Institute fra i cento migliori film britannici del Novecento), di cui riprende l’umorismo acuto e graffiante, l’alta tensione e la suspense.
Il film ebbe due remake (entrambi di molto minor successo): il primo alla fine degli anni Cinquanta (1959) diretto da Ralph Thomas ed interpretato da Kenneth More, Taina Elg e Brenda De Banzie (già apparsa, tre anni avanti, nel ruolo della signora Drayton nella versione americana de L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock); il secondo (un film tv) circa vent’anni dopo (1978) diretto da Don Sharp ed interpretato da Robert Powell (reduce dal Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli, uscito l’anno avanti), David Warner e Karen Dotrice (ex protagonista bambina dei disneyani Le tre vite della gatta Tommasina di Don Chaffey e dell’evergreen Mary Poppins di Robert Stevenson).
L’omaggio al “Maestro del Brivido” è perfettamente riuscito e nella versione teatrale di 39 scalini anche il thriller riesce a lasciare il suo segno. Alta tensione e suspense si fondono con una brillante, serrata e spassosa messinscena.Il tutto arricchito da varie - e perfettamente inserite - citazioni cinematografiche di altri classici hitchcockiani (fra cui Rear Window - La finestra sul cortile, 1954 - , Vertigo - La donna che visse due volte, 1958 - , North by Northwest - Intrigo Internazionale, 1959 -, e Psycho, 1960.
Eccezionale la verve e l’abilità dei quattro attori nel partecipare in tutto e per tutto e nel collaborare ai rapidi cambi scenografici, vestendosi e travestendosi sul palcoscenico, passando da un ruolo all’altro (nonché da un registro recitativo all’altro, con superlativo camaleontismo) con ottima gestione dei tempi e caratterizzando i numerosi personaggi con gestualità mimiche facciali e cadenze sempre differenti ed interpretando sovente più personaggi all’interno della medesima scena. I quattro sono Marco Zordan (direttore artistico del Teatro Trastevere a Roma), che interpreta Richard Hannay, Alessandro Di Somma (direttore artistico del Teatro Studio Uno, che, insieme al sopra citato Teatro Trastevere, è uno fra i teatri off più vivi ed attivi del panorama culturale romano), Yaser Mohamed e Diego Migeni, i quali si dividono i rimanenti trentotto ruoli (buoni, cattivi, uomini, donne e perfino oggetti inanimati).
39 scalini di John Buchan (adattamento: Patrick Barlow; traduzione: Antonia Brancati; regia: Leonardo Buttaroni; scenografia: Paolo Carbone; disegno luci: Davide Adriani; interpreti: Marco Zordan, Alessandro Di Somma, Yaser Mohamed, Diego Migeni; produzione: AB Management), andato in scena al Teatro Michelangelo di Modena a fine marzo 2019, rimarrà al Martinitt fino a domenica 21 aprile 2019.
Ultima modifica il Domenica, 25/09/2022
Alessandro Poggiani
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