Canaglie di Giulia Bartolini al Teatro Le Maschere

Dopo aver riscosso un notevole successo in diversi teatri italiani, arriva a Roma dal 5 al 10 ottobre al Teatro Le Maschere, nell’ambito della rassegna “Nuova Drammaturgia - Incontri”, lo spettacolo Canaglie, scritto e diretto da Giulia Bartolini.
In scena una famiglia italiana. Una madre, tre figli da crescere, una tavola intorno a cui riunirsi ogni sera per parlare della giornata, gli studi, il lavoro, i battibecchi, la necessità di arrivare a fine mese … e poi la vicina di casa, un parroco che sembra un prete, una lettera scarlatta che appare sulla soglia, così, dal nulla (ma poi perché?), una vecchia Fiat Cinquecento, il sospetto, il dubbio, le bugie e alla fine la rivelazione di tutti i segreti (ma proprio tutti) di una famiglia per niente normale, esperimento sociale di un mondo ribaltato.
Una favola comica che parla di ciò che siamo e ciò che scegliamo di essere, in un mondo leggero come un cartone animato in bianco e nero che finisce per trasfigurarsi in una realtà piena di colore e più cruda che mai.
L’idea dello spettacolo nasce dalla volontà di creare una “favola moderna” che permetta allo spettatore di sognare e immaginare entrando all’interno di un mondo in cui le regole non possono essere messe in discussione, come in un gioco tra bambini.
«È l’immaginazione dello spettatore quella che vogliamo stimolare, seguendo il principio base secondo il quale con poco si può fare molto, soprattutto in questo preciso momento storico», afferma Giulia Bartolini. «Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Cosa c’è alla base di ogni famiglia? Alla base di ogni legame? La forma perfetta equivale davvero alla sostanza perfetta? Cosa ci spinge a superare il limite? E qual è il limite? Che significa avere trent’anni e sentirsi ancora figli? Sono tutte domande che il nostro spettacolo si pone e pone allo spettatore con quello che è propriamente un piccolo thriller familiare, una commedia oscura, fuori dalle righe, un incastro, semplice eppure complesso, alla fine del quale capiremo ciò che è veramente reale e ciò che non lo è».
Uno spettacolo non fondato sulla forma o sull’estetica, bensì sul contenuto, sulla storia, sull’intreccio della narrazione. Il mondo raccontato in scena prende forma attraverso un codice preciso. Le pennellate sono nette. Non esiste una via di mezzo.
Sullo sfondo di un’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, il Paese della grande commedia all’italiana (il Paese di I soliti ignoti - 1958 - di Mario Monicelli, Il vedovo - 1959 - Una vita difficile - 1961 - e I mostri - 1963 - di Dino Risi, e dei grandi film con Totò come Guardie e ladri - 1951 - di Mario Monicelli e Steno o Totòtruffa ’62 - 1961 - di Camillo Mastrocinque) i protagonisti Grazia Capraro, Luca Carbone, Francesco Cotroneo, Giulia Trippetta, sono moderni, parlano di una società contemporanea, ma, nei costumi, nei colori, nell’immaginario, è come se fossero fermi in un’Italia che non esiste più, a raccontare quella sindrome dell’epoca d’oro che tutti noi conosciamo bene. Sono personaggi eleganti eppure non hanno un soldo in tasca; sono chiusi all’interno di quella che sembra una vecchia pellicola in bianco e nero, documentario d’un mondo - ormai estinto - fatto di fame e sorrisi finché, a mano a mano che la verità si svela, il colore non entra a far parte della narrazione modificandone la natura, la sostanza stessa.
Canaglie di Giulia Bartolini (regia: G. Bartolini: interpreti: Grazia Capraro, Luca Carbone, Francesco Cotroneo e Giulia Trippetta; produzione: Khora Teatro e Compagnia Mauri Sturno) rimarrà in scena al Teatro Le Maschere fino a domenica 10 ottobre 2021.
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Ultima modifica il Mercoledì, 21/09/2022
Alessandro Poggiani
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