CHET! Di Laura Tornambene Al Teatro Due. Intervista a Giovanni Arezzo

Giovanni Arezzo in "Chet!" Giovanni Arezzo in "Chet!"
Sarebbe dovuta andare in scena da venerdì 20 a sabato 22 marzo 2020 al Teatro Due - vicolo dei Due Macelli 37 - a Roma la pièce di Laura Tornambene Chet!, regia di L. Tornambene e Giovanni Arezzo, ed interpretata da G. Arezzo. Abbiamo contattato il regista ed interprete e gli abbiamo rivolto alcune domande.

Chet! è un sincero, sentito ed empatico ritratto di Chet Baker (1929-1988), il più celebre  trombettista bianco della storia della musica mondiale. Un ritratto dell’uomo e dell’artista, del suo genio e della sua sregolatezza. Come è nata l’idea di portare in scena un’opera di questo tipo?

 

Era il 2013, più o meno. Eravamo sul divano di casa mia, io e Laura Tornambene, dopo una delle repliche di Leonardo: Profilo di un Genio, uno spettacolo scritto da Laura e interpretato da me, da lei e da altri due attori siciliani (Massimo Leggio e Tiziana Bellassai, per la regia dello stesso Leggio). Ho messo su un vinile di Chet Baker e abbiamo cominciato a chiacchierare di questo genio della tromba. Sono fan di Baker fin dall’adolescenza, e ho raccontato a Laura alcuni aneddoti che conoscevo della vita di Chet. Una frase tira l’altra, conoscendo le straordinarie capacità di scrittura della Tornambene, un po’ per gioco e un po’ no, le ho detto: «Ma mi scrivi un monologo che racconti la vita di questa faccia d’angelo col cuore di un demonio, che ho voglia di raccontarla a tutto il mondo?». Tre anni dopo, anni di studio “matto e disperatissimo”, Laura mi ha mandato una mail con un allegato. L’allegato era la prima stesura di quello che sarebbe diventato Chet!, uno degli spettacoli a cui sono più legato tra tutti quelli che ho fatto nella mia vita.

 

 

Ci sono riferimenti, connessioni, differenze o analogie con altri tuoi lavori (da regista e/o da attore)’ Penso ad esempio a Natura morta in un fosso, Girasoli o Mein Kampf Kabarett.

 

Ciò che, mi rendo conto, accomuna tutti i miei lavori o quasi è una fascinazione infinita per l’umanità, per l’uomo, per i suoi limiti e i suoi pregi. Gli spettacoli che tu citi sono tutti molto diversi per tante ragioni, ma sicuramente l’indagine nell’animo umano è il fil rouge che li lega tutti, e che lega tutto quello che faccio o provo a fare nel mondo dell’arte.

 

 

In Chet! viene raccontata la vita e la morte di Chet Baker. Il monologo parte dal quel 13 maggio 1988 quando, alle tre del mattino, il grande musicista viene trovato morto - suicida - ad Amsterdam. Un’esistenza bruciata velocemente fra musica, amori burrascosi e droga. E così, solo sul palco, attorniato da una miriade di ricordi, ripercorri la vita e tutto ciò che rimane di uno fra i  più noti trombettisti e cantanti di musica jazz, famoso per il suo stile cool lirico e intimista. Qual è il sottotesto dello spettacolo? Cosa viene mostrato chiaramente e cosa, invece, viene lasciato allo spettatore ed al suo “legger fra le righe”?

 

Lo spettacolo racconta i fatti, per come sono andati. Alcuni, chiaramente. Perché Baker ha avuto una vita così intensa che per raccontarla tutta avremmo dovuto fare uno spettacolo di dieci ore, e non mi sentivo pronto. :) All’interno del testo sono presenti anche molte citazioni di frasi realmente dette da Chet o dai suoi colleghi, dalle persone che ha incontrato in questa corsa a ostacoli che è stata la sua vita, dalle sue donne. E tutto è raccontato da questo narratore onnisciente che io interpreto, un certo Martin, sedicente storico e forse unico vero amico di Baker, la cui vera identità si svelerà solo alla fine dello spettacolo, nell’ultima battuta. Martin racconta la vita di Chet, diventando a volte Chet stesso, e ripercorrendo sogni e incubi che furono la benzina della sua vita. Il tutto accompagnato dalla sua straordinaria musica del trombettista, che crea negli spettatori emozioni forti, brividi, ogni volta, loro malgrado e forse anche mio. Ogni spettatore può vederci dentro ciò che crede e che sente, a seconda del bagaglio culturale e della sensibilità di ognuno. Ma è uno spettacolo molto potente - forse proprio grazie alle note di Baker - ed è quasi impossibile che lo spettatore si limiti alla conoscenza dei fatti, e non venga avvolto e trascinato in ogni angolo di mondo che si racconta.

 

 

Beh, non mi rimane che ringraziarti per la tua disponibilità. Non posso dirti (purtroppo) “Merda per il debutto!”, ma ci auguriamo di tutto cuore di tornar quanto prima a vivere ed a lavorare in modo normale, ergo che anche Chet! abbia la possibilità di andare in scena e di riscuotere il consenso di pubblico che merita!

 

Grazie a te, per lo spazio e per la sensibilità delle tue domande. Chet! avrà vita infinita, perché è uno spettacolo costruito proprio perché sia possibile che io possa farlo fino al mio ultimo giorno di vita, a novant’anni o forse oltre. Per cui questo coronavirus ci ha messo in pausa per un po’, ma per fermarci ci vuole davvero ben altro!

 

 

Giovanni Arezzo (classe 1985) è un attore e regista ragusano diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma nel 2006. Dopo il diploma, nel 2007 è al Teatro Litta di Milano fra i vincitori del Premio Hystrio alla Vocazione, «per la padronanza dei mezzi espressivi e la curiosità intellettuale». Lavora prevalentemente in teatro, diretto da registi come Silvio Peroni (The Aliens, Il giorno del mio compleanno), Francesca Ferro (Sogno di una notte a Bicocca, Romeo Q Giulietta), Guglielmo Ferro (I Malavoglia, Concetto al Buio, Lupo), Nicola Alberto Orofino (Mein Kampf, Enrico IV), Laura Tornambene (Syrano, L’Ultimo Nessuno), Franco Giorgio (Variazioni Enigmatiche) e altri. Da regista, nel 2017 ha messo in scena Natura morta in un fosso di Fausto Paravidino, prodotto dal Centro Teatro Studi di Ragusa, e Girasoli (debutto nell’autunno 2019), monologo interpretato da Alice Sgroi prodotto dal Teatro Mobile di Catania. Ha lavorato anche per la tv (RIS, Il Commissario Montalbano - episodio La pista di sabbia -, Apnea, Donne) e per il cinema (è protagonista - insieme a Dominic Chianese, attore newyorkese che ha recitato ne Il Padrino - Parte II, 1974, di Francis Ford Coppola, nella serie tv I Sopranos e in decine di altre pellicole) del film breve Hungry Birds, prodotto e girato a Londra dal giovane filmmaker Raffaele Romano e premiato in vari festival di tutto il mondo (LAFA ed altri). È anche rapper e slammer - con lo pseudonimo di Soulcè - ed è il vincitore per la Sicilia dello slam ufficiale LIPS 2019.

 

Chet! di Laura Tornambene (regia: L. Tornambene, Giovanni Arezzo; interprete: G. Arezzo) sarebbe dovuto andare in scena al Teatro Due a Roma da venerdì 20 a domenica 22 marzo 2020.

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Ultima modifica il Sabato, 24/09/2022

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.