Dalla parte della cicala. Vita di Gianni Rodari di Veronica Liberale al Teatro Marconi

«Dalla parte della cicala è uno spettacolo unico nel suo genere perché racchiude svariate modalità di espressione! Possiamo comunque dire quello che non è: non è un monologo, perché gli attori in scena sono due, Marco Zordan, nella parte di Rodari e Veronica Liberale, nella parte di tutti i personaggi femminili che hanno in qualche modo attraversato la vita di quest’uomo straordinario.
Non è teatro di narrazione, perché ci sono vere e proprie scene in cui gli attori mostrano la loro storia non raccontandola ma appunto vivendola. Non è propriamente una biografia: perché alcune situazioni sono completamente romanzate. mantenendo comunque il senso delle scelte reali fatte dal protagonista. Non è neanche una commedia di pura fantasia, perché tutti i punti salienti sono stati presi dalle testimonianze di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e dai racconti dello stesso Rodari (come il discorso fatto per il premio Andersen: uno dei punti più emozionanti dello spettacolo). Dalla parte della cicala non è tutto questo ma la somma di tutto questo: un modo di raccontare una storia forse caro al suo protagonista, che non ha mai voluto seguire fino in fondo un ideale che non rispecchiasse in pieno le proprie convinzioni. Abbiamo cercato quindi di seguire la nostra fantasia (parola imprescindibile quando si parla di Gianni Rodari) per raccontare la sua esistenza, cercando di ricreare un racconto che lui stesso avrebbe potuto scrivere (e ci auguriamo con tutto il cuore apprezzare)» (Veronica Liberale)
Lo spettacolo ripercorre la vita (romanzata) del grande Gianni Rodari (1920-1980), del quale il 23 ottobre 2020 ricorrerà il centenario della nascita (lo scorso 14 aprile ricorreva il quarantennale della sua scomparsa, avvenuta all’età di cinquantanove anni).
Rodari, ricoverato in un ospedale, aspetta di essere destinato a reparto e la dottoressa che lo accoglie (una tizia strampalata che sembra essere uscita da uno fra i suoi racconti), portandogli una misteriosa valigia - il cui contenuto verrà svelato solo alla fine - lo esorta indirettamente a parlare della sua vita. Nella stanza in cui lo costringono a fare anticamera sembrano aleggiare parole che, come nella “grammatica della fantasia” da lui teorizzata, agiscono nella sua mente come «sassi gettati in uno stagno», smuovendo ricordi ed immagini.
Si comincia con la parola “forno” e subito lo spettatore/spettatrice viene catapultato/catapultata negli anni della sua infanzia ad Omegna (NO) con il padre fornaio e tutte le suggestioni che il grande lago d’Orta suscitano di fronte al già fantasioso bambino. Poi l’ingresso in seminario, la guerra, il lavoro come maestro elementare, l’impegno politico e la carriera giornalistica. L’incontro con Maria Teresa Ferretti, che diventerà sua moglie, e la nascita di sua figlia. Fino ad arrivare quindi alla parola più importante che ne contiene tante e che diventerà fondamentale per la sua futura carriera: la parola “bambini”. Per i quali diventerà lo straordinario scrittore, l’unico italiano ad essere premiato con il Premio Andersen, il Nobel della Letteratura per ragazzi.
Il tutto raccontato con un alternarsi di momenti divertenti e poetici, surreali, ironici e drammatici, com’era l’uomo Rodari. Un’artista che riusciva con una filastrocca a smuovere le coscienze e che un giorno, chiedendo scusa alla favola antica, prese le distanze dall’avara formica dichiarandosi “dalla parte della cicala” «che il più bel canto regala»
E come quella cicala, anche Gianni Rodari, sempre animato da puro idealismo, lontano anni luce da beceri interessi faziosi e personali, ci ha regalato un bellissimo canto che continua a stupire e ad appassionare intere generazioni.
Dalla parte della cicala. Vita di Gianni Rodari di Veronica Liberale (regia: Fabrizio Catarci; interpreti: Marco Zordan, V. Liberale; scene e costumi: Caterina Lambiase; scelta musicale: Pietro De Silva; produzione: Sorrisi d’Autore), dopo il debutto dello scorso luglio al Green Garden sul lago di Bracciano, andrà in scena al Teatro Marconi domenica 13 settembre 2020.
Ultima modifica il Giovedì, 22/09/2022
Alessandro Poggiani
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