«Chiedo scusa se parlo di Maria, non del senso di un discorso, quello che mi viene, non vorrei si trattasse di una cosa mia e nemmeno di un amore, non conviene»

Sono passati quasi cinquant’anni, sono tanti. Stupisce e rincuora il fatto che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi. A scrivere la storia prima ancora che questa fosse presente: terribilmente d’attualità.  Del resto lui era in grado di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma, allo stesso tempo, di andare oltre. In Far finta di essere sani tutto questo è ancora più evidente seguendo il fil rouge di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte e ci piace molto l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi.

L’ironia si fa più dominante e a volte anche un po’ più aggressiva. Il tema che già trapelava negli spettacoli precedenti è quasi esclusivamente quello della “interezza”.  Pare che l’uomo attraversi una fase un po’ schizoide dove a volte il proprio corpo è assai distante da certi slanci ideali. L’analisi, anche se alleggerita dall’ironia, può sembrare pessimistica, ma suggerisce la possibilità di abbracciare le più grandi realtà sociali partendo da se stessi.

Gaber/Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor G” vive la voglia di essere una cosa e, nello stesso momento, l’impossibilità di esserla. È forte, molto forte lo slancio utopistico.

Far finta di essere sani di Giorgio Gaber e Sandro Luporini - adattamento e regia: Emilio Russo; interpreti: Andrea Mirò, Enrico Ballardini; musica da ripostiglio; costumi: Pamela Aicardi; luci: Andrea Violato; produzione: Viola Produzioni,  TieffeTeatro Milano in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber -, spettacolo vincitore del Premio Franco Enriquez 2022, progetto sostenuto da NEXT -Laboratorio delle Idee, rimarrà in scena fino a domenica 30 ottobre 2022 (orario: dal giovedì al sabato ore 21.00; domenica ore 17.00). 

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