Gli ultimi giorni di Agatha von Braun all’Altrove Teatro-Studio

Una casa avvolta dalla polvere porta i segni di una gloria antica. Una contessa senza età canta a una pianta appassita mentre il suo maggiordomo muto spazza le foglie che cadono imperterrite dal soffitto. Due figure senza tempo in un luogo sospeso, dove l’eternità è un susseguirsi indistinguibile di giorni e di tazzine da tè. Tale delicato equilibrio va in pezzi quando la contessa Agatha von Braun scopre che il suo calendario terminerà l’11 novembre. Così Agatha si ritrova ad affrontare l’inconcepibile: per lei non ci saranno più un 12 novembre, un Natale, una primavera, tantomeno un compleanno. Disperazione, follia, risate, ricordi, pianificazioni assurde; ogni trovata è buona pur di cambiare la sorte.
Surreale e autentico al tempo stesso, Gli ultimi giorni di Agatha von Braun è la parabola tragicomica di una donna di fronte alla finitezza dei propri giorni. Il terrore della morte accomuna gli uomini di ogni epoca, cultura e società. In scena troviamo una donna che si protegge dalla natura assurda della propria fine. Piuttosto che accettarla ne rimuove il pensiero e si rinchiude nella propria illusione d’eternità. La morte appare come una possibilità distante che non la riguarda. Muoiono gli altri, non lei.
Il carattere nobiliare di Agatha è stato scelto proprio per enfatizzare l’arroganza umana di fronte alla morte, la presunzione infondata di avere a disposizione un numero infinito di giorni. Essi sono, per l’appunto, a nostra disposizione; l’esistenza e il tempo sono al nostro servizio: nient’altro che un semplice maggiordomo sul quale possiamo esercitare la nostra volontà.
Tuttavia, in prossimità della morte, tale gerarchia si capovolge. In questo ribaltamento emerge con forza la natura ridicola, fragile e grottesca dell’essere umano. Crollata ogni illusione, perduta ogni speranza di aggirare la propria fine, Agatha non può far altro che accettarla. I giorni che, nel loro banale e quotidiano susseguirsi, apparivano dovuti, si rivelano ora concessi. L’esistenza rimane muta di fronte alla nostra disperata richiesta di aiuto e, infine, si rivela nel suo ruolo di vero padrone.
La pièce si sviluppa in un’atmosfera simbolica e surreale. Nel salotto in cui si svolge l’azione drammatica sembra non esistere altro tempo che quello scandito per Agatha. La polvere, le piante secche, le foglie che cadono dal soffitto, sono i segni tangibili del suo declino: i sintomi di una catastrofe imminente. Siamo in uno spazio metaforico in cui l’universo coincide con l’io che lo abita e non esiste altro mondo al di fuori di quello conosciuto. Siamo di fronte a un momento catartico dell’esistenza della protagonista: la realizzazione della sua finitezza e, nello stesso tempo, del proprio esistere.
La poetica dello spettacolo è fortemente influenzata dalle opere di Samuel Beckett, Harold Pinter, Eugène Ionesco e il teatro dell’assurdo. In particolare, punto di riferimento centrale della creazione è Il Re muore di E. Ionesco, con cui condivide, oltre al tema, la chiave dell’umorismo e del grottesco. Del resto non deve sorprendere il fatto che la morte, intesa come il fallimento per eccellenza - momento in cui ogni volontà, ogni tentativo di risoluzione e vittoria, si scontrano con un’ineludibile sconfitta - offra anche preziosi spunti di riflessione comica.
L’atmosfera assurda e onirica è realizzata attraverso una regia essenziale, un’accurata ricerca estetica e una direzione anti-naturalistica dello stile recitativo. Se l’investigazione del movimento e delle forme è al centro del lavoro della compagnia, altrettanto importante è la ricerca del testo. Per questo la compagnia collabora con la scrittrice Annalisa Ambrosio, la quale segue le prove affinché la scrittura di scena e la stesura drammaturgica possano nutrirsi e stimolarsi a vicenda. La contaminazione di linguaggi teatrali differenti - prosa, mimo corporeo, teatro-danza, acrobatica teatrale - rende lo spettacolo dinamico e fruibile da un pubblico eterogeneo.
Gli ultimi giorni di Agatha von Braun - ideazione e regia: Francesca Lo Bue, Joaquin Nicolas Cozzetti; interpreti: F. Lo Bue, J. N. Cozzetti; testi: Annalisa Ambrosio; produzione: Lo’Co Théâtre (Paris), con il sostegno di Cavallerizza Irreale, L’Asola Di Govi, Associazione Naso in Tasca - rimarrà in scena all’Altrove Teatro-Studio fino a domenica 12 febbraio 2023; (orario: venerdì 10 e sabato 11 febbraio, ore 20.00; domenica 12, ore 17.00).
Ultima modifica il Mercoledì, 08/02/2023
Alessandro Poggiani
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