La Casa di Bernarda Alba al Teatro Belli

Il Teatro Belli chiude la stagione con l’opera di Federico Garcia Lorca La casa di Bernarda Alba, scritta nel 1936 alcuni mesi prima della morte dell’autore, ucciso tragicamente dalle forze nazionaliste, agli esordi della Guerra Civile; fu rappresentata la prima volta a Buenos Aires nel 1945. La Prima Italiana è a Milano, al Teatro Nuovo, nel 1947.
Dopo la morte del secondo marito, Bernarda, madre tirannica e prepotente (il cui simbolo è il bastone che impone silenzio ed ordine), intima a sé e alle cinque figlie una reclusione severa ed un lutto rigoroso che si traducono per loro in un divieto ad uscire di casa e a cercare marito.
Angustias, di tutte la più ricca, perché erede dei beni del padre, primo marito di Bernarda, è corteggiata da Pepe il Romano, bel giovane andaluso, che silenziosamente suscita, anche nelle sorelle, un profondo turbamento, soprattutto in Adela. I due hanno una relazione che una delle sorelle scoprirà e svelerà a tutti, dando così avvio alla tragedia. Attraverso le allusioni di un conversare apparentemente pacato si intuiscono i sentimenti e le rivalità che agitano le ragazze. Adela, la più giovane, piace a Pepe il Romano, che però, per interesse, corteggia Angustias. Maddalena manifesta la sua invidia con maligne insinuazioni, mentre Martirio sembra aver rinunciato all’amore; solo Amelia rivela umanità e comprensione. Con Bernarda vivono la vecchia madre demente Maria Josefa, la voce tragica che annuncerà la drammatica fine, un personaggio che rivela in poche battute una vitalità in netto contrasto con le nipoti e la governante Ponzia che, con la sua saggezza popolana, tenta inutilmente di far capire a Bernarda di aprire gli occhi e rendersi conto di quel che potrebbe accadere, ma in Bernarda ipocrisia e falsa apparenza, sono necessarie a mantenere la facciata.
«La mia regia cerca di far risaltare l’attualità della commedia per i contrasti laceranti e indissolubili dell’animo umano, per le tematiche universali: libertà sessuale, ossessione della morte, frustrazione amorosa, imperniata sui conflitti tra morale autoritaria e desiderio di libertà. Tema centrale è la sottomissione della donna alle convenzioni della Spagna rurale e l’impossibilità di reprimere passione e desiderio» (Giuseppe Venetucci)
Scriveva Garcia Lorca: «Il Teatro è sempre stato la mia vocazione. Ho dato al Teatro molte ore della mia vita. Ho una concezione del teatro in qualche modo personale e resistente. Il Teatro è la poesia che si solleva dal libro e si fa umana. E nel farsi, parla e grida, piange e si dispera. Il Teatro pretende che i personaggi che appaiono in scena abbiano un vestito di poesia e allo stesso tempo che si vedano le loro ossa, il sangue. Devono essere tanto umani, tanto orrendamente tragici e legati alla vita con tale forza da mostrare i tradimenti, da lasciar intendere i loro odori e da far uscire dalle loro labbra tutta la forza delle loro parole piene di amore e di ribrezzo».
La sua istintiva capacità di trarre da un cruento fatto di cronaca l’essenza della vita spagnola, fanno sì che tutto, in questo dramma, è rappresentativo della terra di Spagna: Garcia Lorca non ha fatto che dargli un ordine artistico, perenne, immutevole. Si manifestano qui i toni più alti della sua fantasia, incarnati e sofferti dalle sue tragiche figure di donna, vittime tutte, di un’atmosfera cupa, superstiziosa, sensuale, irretite da convenzioni e leggi quasi rituali.
La casa di Bernarda Alba di Federico Garcia Lorca - adattamento e regia: Giuseppe Venetucci; interpreti e personaggi: Dorotea Aslanidis (Bernarda Alba), Maria Cristina Maccà (Maria Josefa), Evelina Nazzari (Angustias), Ludovica Alvazzi Del Frate (Magdalena), Giulia Guastella (Amelia), Valentina Marziali (Martirio), Francesca Buttarazzi (Adela), Nunzia Greco (La Poncia); costumi: Chiara Fabbri; scene: Alessandro Chiti; disegno luci: Jacopo Palla; produzione: SOLDOUT srl - rimarrà in scena al Teatro Belli fino a domenica 28 maggio 2023 (orario: da martedì 23 a venerdì 26 maggio, ore 21.00; sabato 27, ore 19.00; domenica 28, ore 17.30).
Ultima modifica il Martedì, 23/05/2023
Alessandro Poggiani
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