Stranieri di Antonio Tarantino al Piccolo Eliseo

Dopo il successo di critica e pubblico di qualche mese fa, Gianluca Merolli torna a dirigere “Stranieri” di Antonio Tarantino.
Un uomo si è barricato nella sua casa d’oro, pronto a difendersi da chiunque voglia ferire la sua solitudine. Indipendentemente dal fatto che costui sia un venditore, un ladro, un avventore, un fedele di un “Dio sbagliato” ... sicuramente è uno straniero. A bussare insistentemente alla sua porta sono invece la moglie ed il figlio dell’uomo. Tuttavia, il titolo non trae in inganno. Quei due parenti sono effettivamente “stranieri”, ovverosia appartengono ad un altro stato, cittadini di un altro Paese, quello dei morti. Tenuti in vita grazie a ricordi ed abiti che l’uomo ha conservato morbosamente nel corso degli anni, sono oggi tornati per accompagnarlo nell’ultimo ballo possibile.
L’autore disegna tale distacco ponendo l’uomo dentro casa e gli altri due fuori, raccontando distanze presunte ed assunte, erigendo confini d’azione delimitati dai protagonisti medesimi, che verranno cancellati solo nell’attimo dello svelamento, della presa di coscienza.
Un testo ciclico, una struttura che alterna dentro/fuori, a ricordare il fatto che la storia è circolare, così come il tempo, che nulla di ciò che avviene non è già avvenuto, che ciononostante è in movimento: il nostro spazio d’azione, il nostro ruolo.
Erede di una lezione che affonda le radici in Jorge Luis Borges (1899-1986) e Thomas Bernhard (1931-1989), A. Tarantino affronta il tema - decisamente attuale - della mistificazione dell’altro senza alcuna retorica, usando come metafora quella della famiglia. Forte è l’attenzione su piccole dinamiche familiari, fatterelli di vicinato, bollette e piccole assenze utilizzando un linguaggio sgrammaticato che alterna inflessioni dialettali non sempre riconoscibili. E poi troviamo il silenzio - nero come l’oscurità -, in cui è più facile riconoscere l’altro come nemico, estraneo, piuttosto che come nostro caro, se non addirittura come specchio di noi stessi. Il riferimento a J. L. Borges è opportuno, in quanto sembra riesumarsi un mondo di specchi che ci moltiplicano in molti altri lontani da noi, ma non differenti.
Piove per tutto il tempo, come se dal cielo si volesse pulire l’aria dalle grida dei non ascoltati, come se si chiedesse che per strada non rimanga più nessuno, che tutti entrino di corsa in casa, una casa qualunque, che ognuno si aggiudichi un tetto, anche non dorato.
Una drammaturgia cinica e spietata, a cui danno corpo e voce lo stesso Gianluca Merolli, insieme a Francesco Biscione e Paola Sambo, che intessono monologhi di rancori, chiosano amarezze, apostrofano errori e giustizie, attendendosi e bestemmiandosi l’un l’altro. Fin quando arriva il tempo del raccordo, in cui una famiglia di non sopravvissuti a loro stessi, si riunisce come di fronte al banchetto delle feste.
Stranieri di Antonio Tarantino (regia: Gianluca Merolli; interpreti: Francesco Biscione, Paola Sambo, G. Merolli; scene: Paola Castrignanò; costumi: Domitilla Giordano; musiche: Luca Longobardi: luci: Pietro Sperduti; produzione: Andrea Schiavo/H50 con ospitalità in residenza di Settimo Cielo/Teatro di Arsoli) rimarrà in scena al Piccolo Eliseo fino a domenica 3 novembre 2019.
Ultima modifica il Sabato, 24/09/2022
Alessandro Poggiani
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