Bill Gates: agricoltura hi tech contro siccità e fame

“E’ positivo che le persone vogliano impedire che i loro simili muoiano di fame quando i conflitti come l’Ucraina interrompono l’approvvigionamento alimentare”, scrive il fondatore di Microsoft, che ad oggi è il più grande proprietario di terreni agricoli negli Stati Uniti, possedendo decine di migliaia di acri di terreni agricoli in diciotto Stati: la maggior parte dei terreni agricoli della Louisiana: con uno straordinario portafoglio di 69.071 acri; 47.927 acri in Arkansas e 20.588 acri in Nebraska e ha una partecipazione in un’area di 25.750 acri sul lato ovest di Phoenix, in Arizona.
Il vero problema, però, è che molti Paesi non producono cibo a sufficienza. Un problema che sarà sicuramente aggravato dalle conseguenze del cambiamento climatico: “la temperatura continua a salire”, afferma Gates. “Non c’è modo, senza innovazione, di affrontare la questione dell’alimentazione dell’Africa. Voglio dire, semplicemente non funziona”.
Per risolvere la questione, secondo Gates, la soluzione migliore alla quale sta lavorando da tempo sono le tecnologie più avanzate in agricoltura, ossia le cosiddette “sementi magiche”, dei raccolti ingegnerizzati da adattarsi così al cambiamento climatico e da resistere ai pesticidi.
Tecnologie su cui Bill Gates investe da 15 anni: si tratta, in particolar modo, di semi di mais capaci di resistere meglio ad alte temperature e alla siccità che sono stati sviluppati dall’African Technology Foundation a cui l’ente filantropico di Gates ha donato 131 milioni di dollari a partire dal 2008.
Le sue dichiarazioni hanno portato a molte critiche da parte del mondo accademico e non solo. Alcuni scienziati affermano che la dipendenza dai semi è in conflitto con gli sforzi mondiali per l’ambiente, perché generalmente richiedono per crescere fertilizzanti e pesticidi a base di combustibili fossili.
Inoltre, sostengono che l’approccio del miliardario americano non affronta l’urgenza della crisi: lo sviluppo di queste “sementi magiche” richiede anni e non fornirà immediatamente sollievo ai Paesi che stanno soffrendo perché dipendenti dalle importazioni di cibo o colpiti dalla siccità.
Si potrebbe pensare di più ad alternative che includano interventi agroecologici, come lo sviluppo di banche del seme gestite localmente, sistemi di compostaggio per promuovere la salute del suolo e uso di pesticidi che non si basano su sostanze chimiche.
Come spiega Rachel Bezner Kerr, docente di sviluppo globale alla Cornell University, questi approcci possono ridurre, nel tempo, la necessità di aiuti alimentari e costruire sistemi agricoli più resilienti.
C’è ora da aspettarsi possibili critiche dalle teorie cospirazioniste. Quello che è certo è che la fondazione di Gates ha assunto con il tempo un peso tale da condizionare le policy pubbliche degli Stati, dei grandi donatori e degli organismi internazionali: stando all’ultimo Annual Report, la fondazione eroga ogni anno 6,7 miliardi di dollari, di cui più della metà destinati allo sviluppo mondiale e alla salute.
Già nel luglio scorso Gates ha destinato, su spinta della pandemia, al fondo della non profit altri 20 miliardi, innalzando la dotazione a 70 miliardi. Dati importanti che attestano quanto la richiesta della fondazione vado al passo dell’attivismo di Bill Gates.
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