Il boom della TV. La seconda vita della regina del salotto

Bambini che guardano la TV negli anni '50 Bambini che guardano la TV negli anni '50 Foto di Carlo Riccardi © Archivio Riccardi
In questo desolante periodo di forzata (per molti, ma non per tutti) permanenza a casa, la scatola magica (che tanto scatola più non è) sta rivivendo un secondo boom.

Nel dopoguerra, quando il televisore si affaccia timidamente nelle case dei (pochi) italiani benestanti, diventa di colpo l'elemento centrale dell'arredamento domestico. E' il "nuovo focolaio", davanti al quale, in orari ben determinati, tutti i familiari, ma proprio tutti, zii, cugini, nonni e spesso anche i vicini, accorrono per vedere, ascoltare, commentare e ridere di quello che la limitata programmazione del tempo è in grado di offrire.

Negli anni '60, con il progresso dell'economia, il televisore diviene accessorio di sempre maggior diffusione, sino a raggiungere anche classi sociali meno agiate.

Lentamente il dispositivo entra in tutte le case: si moltiplica nelle diverse stanze e si moltiplica anche l'offerta, in termini di canali e di programmazione. Il focolare si va via via spegnendo.

L'avvento di internet, la fruizione lanciata su qualsiasi dispositivo, la possibilità di autoprogrammare la messa in onda dei contenuti (e altre decine di motivazioni), rendono gradualmente la tv un oggetto obsoleto e il "palinsesto" una parola desueta.

Ma basta poco per cambiare tutto. L'abbiamo scoperto in questi interminabili giorni, ritrovando nella televisione uno strumento di aggregazione, esattamente quando i nostri unici contatti sono ritornati ad essere i familiari più stretti.

A rendere possibile questo, neanche a dirlo, è proprio internet attraverso i social e i software di messaggistica istantanea. Gli appuntamenti con i bollettini della Protezione civile o ancora meglio, le conferenze stampa del Premier Conte e del governo diventano contenuti da guardare in diretta e commentare tutti insieme tramite Twitter o Facebook, simulando il ritorno alla partecipazione condivisa dell'attualità offerta dalla cara vecchia televisione.

Da quando è iniziata la quarantena ogni sera la televisione è il rifugio per quasi 32 milioni di spettatori, ovvero 4 milioni di spettatori in più rispetto alla vita pre-lockdown.
L’evento più visto in assoluto è stata la preghiera del Papa in piazza san Pietro: il 27 marzo oltre 17 milioni di italiani hanno seguito un’ora di preghiera e sui diversi canali che hanno trasmesso in diretta la funzione, quasi 27 milioni di persone hanno guardato almeno in parte la cerimonia.

A sottolineare questo andamento anche il recente video di un importante editore che, nel tentativo di motivare il comparto commerciale delle sue aziende, si è lasciato andare ad un'eccessiva euforia circa il boom di ascolti del suo canale televisivo.

Cosa succederà quando saremo costretti a tornare alla normalità? Riusciremo a riassaporare collettivamente le informazioni (non necessariamente tristi) che arrivano dalla rinata "scatola magica"? O questa forzata e lunga convivenza con i nostri cari e con i portavoce della Protezione Civile ci farà migrare (ulteriormente) verso un definitivo isolamento tra le pareti domestiche?

Giovanni Currado

Responsabile editoriale dell'agenzia Agr Srl.
Giornalista e fotografo, autore di diversi reportages in Asia e Africa. Responsabile dello studio dell'immenso archivio fotografico Riccardi e curatore della collana "Fotografici" per Armando Editore.

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