Agroalimentare, Rota: 'la sovranità alimentare la fanno i lavoratori'

Onofrio Rota Onofrio Rota Foto Giovanni Currado © AGr
L’annuncio da parte del governo Meloni di voler istituire il ministero per l’Agricoltura e la Sovranità alimentare ha suscitato tra stampa e parte della comunità istituzionale ilarità e preoccupazioni su eventuali prospettive autarchiche per il settore agroalimentare nazionale.

Quanto questo sia frutto di scarsa conoscenza del settore è presto spiegato: sovranità alimentare significa, innanzitutto, riconoscere che il 75% delle persone che abitano questo pianeta lo sfamano i contadini, non le multinazionali e i supermercati. Proprio per questo motivo le regole dovrebbero essere pensate non per facilitare forniture e profitti di queste ultime, ma per promuovere una produzione di cibo che abbia come obiettivi principali quelli di combattere la fame e la povertà sviluppando e rafforzando economie locali, la democrazia e la promozione dei diritti umani.

“Non possiamo avvalerci esclusivamente dei nostri prodotti, anche perché abbiamo un’industria di trasformazione alimentare molto sviluppata, che dimostra di saper stare sui mercati globali. La sovranità alimentare – dichiara Onofrio Rota, Segretario Generale della Fai Cisl, durante un’intervista pubblicata lo scorso 28 ottobre dal quotidiano il Diario del Lavoro – non è questo, e non dovrebbe neanche essere confusa con il sovranismo, va intesa come maggior tutela del lavoro italiano e delle nostre produzioni da speculazioni e meccanismi distorsivi. Penso ad esempio all’etichetta europea Nutriscore, che è dannosa per il Made in Italy e disorienta i consumatori. Poi sovranità vuol dire – prosegue – anche puntare su produzioni agroalimentari sempre più sostenibili, che è un nostro valore aggiunto, ma vuol dire anche rafforzare le catene del valore, attraverso maggiori riconoscimenti ai lavoratori: la vera sovranità la fanno i lavoratori, nel senso che si ottiene investendo sul lavoro di qualità e la buona contrattazione”.

Ricordando nell’intervista le priorità del sindacato da affrontare con il Governo, in particolar modo con i neoministri del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, Rota aggiunge che “c’è tutto un dibattito sull’origine di questo concetto, ma trovo riduttivo cercare di attribuirlo alla destra o alla sinistra”.

Tra le priorità il sindacalista ricorda che “c’è il tema del turnover generazionale, che richiede anche politiche migratorie strutturali, più avanzate e inclusive di quelle attuali. C’è l’attuazione rapida e completa del Pnrr: la siccità di questa estate non solo ha riproposto con forza il tema della fragilità delle nostre produzioni davanti ai cambiamenti climatici, ma ha ripresentato anche il conto del dissesto idrogeologico, pagato sempre più caro, anche con vite umane, per cui ogni euro del Pnrr dedicato a questi aspetti va investito in modo lungimirante, valorizzando anche i lavoratori della bonifica e della forestazione. Inoltre – prosegue il Segretario Generale – c’è una sfida formativa da affrontare: i green jobs stanno assumendo una crescente importanza, sia per l’ambiente che per il sistema agroalimentare, ma questi richiedono formazione, nuove competenze e, in prospettiva, una maggiore sinergia con il mondo della scuola e dell’università. Poi c’è la decorrenza della condizionalità sociale della nuova Pac recepita nel piano strategico nazionale agricolo – commenta Rota – senza dimenticare la politica che il nuovo Governo intenderà perseguire sul versante della forestazione, comparto che secondo noi deve passare da una semplice forestazione di difesa del suolo a una forestazione produttiva e di presidio umano del territorio”.