Fotofinish: La disperazione di chi tenta di imbrogliare se stesso
Antonio Rezza e Flavia Mastrella hanno invaso lo spazio scenico del festival Eclettica al Parco delle Energie a Roma, presentando all’incredulo (e numerosissimo) pubblico lo spettacolo Fotofinish.
Fotofinish è la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo. Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto. E grazie alla moltiplicazione della sua immagine arriva a credersi un politico che parla alla folla. Una folla che non c’è. Ma che lo galvanizza come tutte le cose che non avremo mai. Tra un comizio e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali ambulanti che si spostano direttamente nelle case dei malati. Ed all’interno di questi ospedali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e sotto quelle delle suore cappellone che sostituiscono la medicina con gli strumenti della fede.
A un tratto lo spettacolo esplode: Rezza si scatena e chiama sul palco una quantità imprecisata di spettatori: li scuote dalla tranquillità del ruolo passivo, li istiga e li manda fuori dalla scena uno alla volta, previa esecuzione tramite colpo di pistola e dopo poco sono gli spettatori stessi che prelevano altri spettatori e collaborano alla carneficina scenica; il pubblico partecipa, resta allibito, prova a nascondersi; Rezza è inarrestabile, diretto e dissacrante: si offre nudo al suo pubblico, utilizzando i particolarissimi oggetti scenici creati per la performance.
Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, è convinto di non essere più solo. E continua nelle sue scorribande politiche delegando se stesso alla cultura per costruire impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo. Ed ipotizza incendi e sciagure, ipotizza uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta. Di tanto in tanto torna dal fotografo che è per costringersi a scattarsi nuove foto. Ed impazzisce a poco a poco. Ma mai completamente. Nel pieno del suo delirio auto presenzialista arriva a farsi donna con tutta la sua nudità camuffata; e a farsi uomo, pensandosi ora l’una ed ora l’altro, immaginando di uscirsi insieme per rientrarsi accanto. E come politico sblocca ogni piano regolatore per regalarsi una casa ambulante, come gli ospedali, come la disperazione di chi tenta di imbrogliar se stesso. E solo quando è costretto a mettere un cane a difesa della sua abitazione capisce di esser solo e di essere lui quel cane posto a tutela della proprietà. Ma con un colpo di coda inaspettato torna da cane a politico ed accusa gli elettori di non aver capito. Di non aver capito che nulla è mai esistito. L’unica cosa che esisteva era la sua solitudine. Che non può essere fotografata perchè la solitudine è l’assenza di chi non ti è vicino.

Giovanni Currado
Giornalista e fotografo, autore di diversi reportages in Asia e Africa. Responsabile dello studio dell'immenso archivio fotografico Riccardi e curatore della collana "Fotografici" per Armando Editore.
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