Grano ucraino bloccato dai russi: rischio carestia

A causa del blocco dei porti in Ucraina da parte dei russi, milioni di tonnellate di cereali – tra grano, mais ed altri prodotti – sono in attesa di essere spedite con conseguenze sugli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo, ma anche su quelli ricchi, ed il rischio di una possibile carestia.

E’ lo stesso Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a lanciare l’ennesimo allarme, esortando la comunità internazionale a prendere “misure immediate”, poiché con il tempo la situazione può diventare terribile. “I politici – dichiara – stanno già discutendo le possibili conseguenze della crisi dei prezzi e della carestia in Africa e in Asia”.

Una situazione che anche in Italia è stata evidenziata da organizzazioni come Coldiretti, che hanno lanciato l’allarme sulla mancanza del prodotto.

E dagli Stati Uniti il Segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, si dice “terribilmente preoccupata” dalla crisi alimentare mondiale: “c’è bisogno di un piano di azione”, facendo presente che 275 milioni di persone sono in pericolo.

Stando ad un recente rapporto contro le crisi alimentari globali di Fao, Onu e Ue, diversi Paesi che stanno combattendo gravi crisi alimentari hanno ottenuto quasi la totalità delle loro importazioni di grano nel 2021 sia dalla Russia che dall’Ucraina, come la Somalia (oltre il 90%); la Repubblica Democratica del Congo (oltre l’80%) ed il Madagascar (oltre il 70%). Da questi dati, l’urgenza di dover intervenire.

Oltre alla minaccia della carestia, i prezzi alimentari hanno iniziato a correre in tutto il mondo: in Italia le rilevazioni sui prezzi pagati all’industria alimentare dalla Gdo mostrano un aumento del +2,1% a marzo per la media dei 46 prodotti alimentari maggiormente consumati, con una crescita che si porta al +10,9% rispetto a marzo 2021.

Secondo l’indagine di Unioncamere in collaborazione con BMTI e REF Ricerche, si prospetta un’ulteriore intensificazione dell’inflazione nel bimestre aprile-maggio, quando ci si attendono aumenti per la media dei 46 prodotti alimentari del +3,5% rispetto al bimestre precedente ed una crescita su base annua che potrebbe arrampicarsi sino al +12,7%. Inoltre, le accelerazioni maggiori sono attese da carne di pollo (+33,3%); olio di semi vari (+31,6%) e pasta di semola (+26,8%).

Gli aumenti attesi su farine, cereali e prodotti derivati “sono capillari ed intensi” con la farina di grano tenero in crescita del +19,8% e le fette biscottate del +16,2%, spinti proprio dalle tensioni che persistono nello scenario internazionale. Significativa, secondo l’indagine, anche la crescita attesa per il riso (+16,2%).

E, “se gli effetti della guerra russo-ucraina continueranno a perdurare e se da qui a settembre non si arriverà a un accordo come tutti noi speriamo, ritengo che il caro materie prime sull’agricoltura perdurerà almeno fino al 2024”, dichiara Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura.

Per Alberto Frausin, Presidente di Federdistribuzione, con l’aumento dei prezzi aumenta anche la sfiducia degli italiani con una riduzione dei consumi a volume del 3%.

Oggi prezzo del grano poco mosso, sotto i livelli del giorno precedente, con il grano tenero a 1.100 dollari per unità di 5.000 bushel (+0,6%) ed il grano duro a 1.173 (+0,7%). Un settore in cui l’Ucraina, ricorda la Coldiretti, esporta nel mondo il 10% del frumento tenero destinato alla panificazione per un totale di oltre 18 milioni di tonnellate, ma anche il 15% del mais per oltre 27 milioni di tonnellate.