Hollywood: la burrascosa realizzazione di Via col vento al Teatro Franco Parenti a Milano

Hollywood, 1939. Ci troviamo nell’ufficio del potente produttore David O. Selznick - il futuro produttore di alcuni film americani di Alfred Hitchcock (Rebecca - La prima moglie, 1940, tratto dall’omonimo libro di Daphne du Maurier e Il sospetto, 1941, Io ti salverò - 1945 -, tratto dal libro di Frances Beedings, Notorious - L'amante perduta - 1946) e del western Duello al sole (1946) di King Vidor -, il quale sta realizzando Gone With The Wind (Via col vento), la più colossale opera cinematografica mai girata.
Tuttavia, dopo oltre due anni di preparazione e cinque settimane di riprese, con costi stratosferici che aumentano sempre più, con gli attori (Vivien Leigh, Clark Gable, Leslie Howard, Olivia de Havilland e Hattie MacDaniels - la quale sarà la prima attrice di colore a vincere un Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista) attivi sul set da oltre un mese, e con George Mayer, patron della Metro Goldwyn Mayer (nonché suo suocero) che lo pressa continuamente, Selznick ferma tutto. Il film non gli piace, non sta venendo come si deve e, a suo avviso, la sceneggiatura di Sidney Howard è troppo lunga e il regista, il suo amico fraterno George Cukor - (Febbre di vivere - 1932 -, Piccole donne - 1933 -, David Copperfield - 1934 -, Il diavolo è femmina - 1935 -, Margherite Gauthier - 1936 - Incantesimo - 1938 -, Scandalo a Philadelphia - 1940) è troppo fiacco.
Questo l’antefatto. È Storia. Così come è Storia quello che seguirà e che Ron Hutchinson descrive nella sua commedia del 2004.
David O. Selznick convoca nel suo ufficio Victor Fleming, notissimo regista dell’epoca (ricordiamo Lo schiaffo - 1932 -, di cui verrà realizzato un remake nel ’53 con Mogambo di John Ford; il celeberrimo Il mago di Oz - 1939 -; il futuro Il dottor Jekyll e Mr Hyde - 1941), per affidargli la regia, e lo sceneggiatore Ben Hecht (Il gran Gabbo - 1929 - di James Cruze e Erich Von Stroheim, Lo spettro verde - 1929 - di Lionel Barrymore, Scarface - Lo sfregiato - 1932 - di Howard Hawks e Richard Rosson, La regina Cristina - 1933 - di Rouben Mamoulian, Partita a quattro - 1933 - di Ernst Lubitsch, Villa Villa! - 1934 - di Jack Conway, La costa dei barbari - 1935 - di Howard Hawks e William Wyler, Nulla sul serio - 1937 - di William A. Wellman, Gunga Din - 1939 - di George Stevens, e futuro autore di film quali la commedia La signora del venerdì - 1940 - di Howard Hawks, Il cigno nero - 1942 - di Henry King, il già citati Io ti salverò e Notorious - L’amante perduta, entrambi diretti da Alfred Hitchcock, Il bacio della morte - 1947 - di Henry Hathaway, Il segreto di una donna - 1949 e Sui marciapiedi - 1950 -, entrambi diretti da Otto Preminger, Il magnifico scherzo - 1952 - di Howard Hawks , Ulisse - 1954 - di Mario Camerini, il western Il cacciatore di indiani - 1955 - di Andre De Toth, Addio alle armi - 1957 - di Charles Vidor e John Huston, tratto dal libro omonimo di Ernest Hemingway già portato sul grande schermo nel 1932 da Frank Borzage), noto come professionista abile e velocissimo, per fargli riscrivere l’intera sceneggiatura ripartendo da zero. Tuttavia, Ben Hecht non ha mai letto il lunghissimo libro di Margaret Mitchell da cui il film verrà tratto e conosce pochissimo i personaggi.
Selznick, con caparbia determinazione, decide di costringere Fleming e Hecht a rinchiudersi nel suo ufficio (vi rimarranno per cinque giorni e cinque notti) per riscrivere tutto e, per aiutare Hecht a lavorare con una trama a dir poco articolata, lui e Fleming gli mimeranno tutti i personaggi e le situazioni del libro.
Quello che avvenne nella realtà nella commedia di Hutchinson diventa l’occasione per momenti di comicità assoluta. Tuttavia, leggendo fra le righe e guardando al di là del lato più divertente, nel testo troviamo molto di più. Sullo sfondo di una situazione “surreale” (sia pur reale) troviamo l’antisemitismo di cui David O. Selznick è vittima pur facendo parte delle cosiddetta “alta società” americana - che non lo accetterà mai fino in fondo, considerandolo sempre come “l’ebreo” -, mentre dall’Europa arrivano inquietanti echi nazifascisti (la Seconda guerra mondiale è ormai alle porte).
Ci accorgiamo così di quanto, fondamentalmente, i caratteri di Rossella O’ Hara (la celeberrima protagonista del libro e del film, interpretata da Vivien Leigh) e di David O. Selznick si somiglino e le loro storie personali si fondano. Storie fatte di ribellione, di volontà di riscatto, di feroce determinazione a farcela a tutti i costi in un mondo a dir poco ostile.
E ovviamente c’è anche Hollywood: il sogno americano, la passione per il cinema, e la sua potenza nella vita quotidiana di tutti. Perché il cinema in fondo è “l’unica vera macchina del tempo che sia mai stata inventata” e Hollywood ne rappresenta la sua maggiore incarnazione.
Hollywood è una commedia totale, coinvolgente sotto tutti i profili (ritmo, fluidità, sostanza), che fin suo debutto (2004) ha avuto oltre dieci milioni di spettatori in tutto il mondo (volendo citare solo alcuni Paesi ricordiamo Stati Uniti, Canada, Messico, Australia, Inghilterra, Francia) e che ora, dopo essere andata in scena in prima nazionale al Teatro Delle Muse di Ancona (dal 27 al 30 ottobre 2016),, nella bellissima atmosfera dell’Ambra Jovinelli di Roma (dal 17 al 27 novembre 201) al Teatro Michelangelo di Modena 7 - 9 novembre 2017, All’Auditorium comunale “padre Reina” di Rho (MI) il 10 novembre 2017, al Teatro Comunale di Cormòns (GO) il 10 novembre 2017, al Teatro Mattarello di Arzignano (VI) il 15 novembre 2017, al Cinema Teatro “Romano Pascutto” di San Stino di Livenza (VE) il 16 novembre 2017, al Teatro comunale “De Micheli” di Copparo (FE) il 17 novembre 2017 al Teatro Nuovo Giovanni da Udine di UD (22- 24 novembre 2017) arriva anche a Milano.
Hollywood. Come nasce una leggenda di Ron Hutchinson, Adattamento e Regia: Virginia Acqua; produzione: Andrea Bianco; scene: Jean Haas; costumi: Francesca Brunori; musiche: Peter Ludwig; disegno luci: Giuseppe Filipponio; interpreti: Antonio Catania (David O. Selznick), Gigio Alberti (Victor Fleming), Gianluca Ramazzotti (Ben Hecht), Paola Giannetti (Miss Poppenghul, rimarrà in scena al Teatro Franco Parenti fino a domenica 18 febbraio 2018.
Prossima tappa al Teatro Besostri di Mede (PV) sabato 3 marzo 2018.
Seguiranno gli appuntamenti al Teatro Orfeo di Taranto (lunedì 5 marzo 2018), al Teatro Politeama Greco di Lecce (venerdì 9 marzo 2018), ed al Teatro “La Fabbrica” di Villadossola (VB) giovedì 29 marzo 2018.
Alessandro Poggiani
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