Industria alimentare: alla formazione ci pensano le parti sociali

Tra le tante contraddizioni che la pandemia lascia in eredità, c’è anche quella che riguarda un milione di disoccupati da un lato e la mancanza di manodopera dall’altro. Una mancanza che sembra non risparmiare il comparto alimentare, quello che più di tutti ha saputo affrontare la crisi mostrando caratteristiche di resilienza e anticiclicità. Lo conferma anche una recente analisi realizzata da Randstad Research, evidenziando che oggi il settore agroalimentare soffre di mancanza di personale tecnico specializzato, come tecnici dell’organizzazione e della gestione dei processi produttivi, meccanici e tecnici della produzione alimentare, specializzati nelle industrie pastaie, artigiani per i caseifici. Per ovviare a questa carenza, l’industria alimentare ha innescato un processo virtuoso di formazione. Per la prima volta, tutti gli attori del mondo del lavoro collaborano per un risultato comune, rafforzando il collegamento tra istruzione e lavoro per rispondere ai fabbisogni professionali espressi dalle imprese e creare opportunità di occupazione per i giovani nelle aziende alimentari.
È così che è nata la convenzione tra Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil, Unione Italiana Food, AssoBirra, Università degli Studi dell’Insubria e Rete Fondazioni ITS Italia. Un’intesa nata nell’ambito del rinnovo del contratto nazionale, siglato un anno fa, e che darà il via, da settembre, a nuovi corsi biennali o modulari che prevedono il 30% della loro durata in azienda per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro di tecnici altamente specializzati.
I corsi sono stati presentati questa mattina in un incontro svolto a Como alla presenza di Mario Piccialuti, Direttore Generale Unionfood, di Barbara Pozzo, Direttrice del Dipartimento di Diritto, Economia e Culture (DiDec) e del Presidente della Rete Istituti Tecnici Superiori Alessandro Mele, di Onofrio Rota, Segretario Generale Fai Cisl, Giovanni Mininni, Segretario Generale Flai Cgil, Stefano Mantegazza, Segretario Generale Uila Uil.
La formazione di personale qualificato è fondamentale per mantenere alta la competitività dell’alimentare, un settore che, dati Unione Italiana Food, sull’innovazione investe circa 20 milioni di euro ogni anno. “La nostra convenzione – ha commentato il Direttore Generale Mario Piccialuti – è espressione di concretezza dell’azione di rappresentanza; parimenti, aggiornare i temi delle relazioni sindacali significa confermare un dialogo tra sindacato ed impresa che nel settore alimentare ha costituito un punto di forza per la competitività del sistema e per l’attenzione al capitale umano”.
Saranno due i poli formativi: da un lato, la realizzazione di corsi e internship aziendali in collaborazione con la Rete ITS con una formazione che spazia tra i diversi ambiti aziendali (tecniche di controllo qualità e valutazione ambientale, impianti e processi, certificazione nazionale e internazionale, filiere del made in Italy, legislazione alimentare nazionale, europea ed extra UE, logistica e marketing, economia e gestione aziendale). Dall’altro, l’Università degli studi dell’Insubria di Varese e Como, che ha messo a punto un percorso formativo per HR Junior, R.S.U. (Rappresentanza Sindacale Unitaria) e Operatori Sindacali con il Dipartimento di Diritto, Economia e Culture (DiDec) che rappresenta una novità assoluta: per la prima volta, infatti, le Risorse Umane delle aziende alimentari e la RSU sono coinvolti nello stesso percorso formativo che mira a integrare e sviluppare le relazioni industriali e sindacali in un rapporto equilibrato tra normativa sindacale, del lavoro e delle tutele.
“La ripartenza del Paese – ha detto Alessandro Mele, Presidente dell’Associazione Rete Fondazioni ITS Italia – passa dal capitale umano, investire sui giovani è la scelta vincente. È una scommessa che si vince insieme. Per questo, abbiamo scelto di sottoscrivere l’accordo con Unionfood e le parti sociali e di avviare il lavoro con le imprese. Crediamo che questa strada possa davvero fare la differenza in un momento difficile, ma sfidante, per la possibilità di costruire un nuovo e produttivo percorso”.
Visione condivisa da Barbara Pozzo, Direttrice del Dipartimento di Diritto Economia e Culture dell’Università dell’Insubria: “Il nostro obiettivo è quello di incrementare tutte le occasioni per organizzare momenti di incontro e studio volti ad approfondire e a divulgare una cultura del lavoro che metta al centro il dialogo tra Università e parti sociali”.
“L’industria alimentare – ha spiegato il Segretario Generale della Fai Cisl, Onofrio Rota – si sta affermando come un laboratorio in cui stiamo sostenendo una visione di bene comune e di innovazione sociale e contrattuale. La formazione come diritto per tutti i lavoratori, così come concepita nel rinnovo del contratto nazionale è una scommessa sulla quale non abbiamo alcun dubbio: è il solo strumento che abbiamo per innalzare le competenze, la produttività, la dignità dei lavoratori, nonché per superare classificazioni professionali che nel giro di quattro o cinque anni potrebbero non avere più senso. Dobbiamo costruire in anticipo risposte adeguate davanti a un modello formativo che non funziona e alla mancanza di politiche attive strutturate, fattori che tagliano fuori giovani e meno giovani dalle opportunità occupazionali e di ricollocazione”.
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