La gabbia e il volo: diritti delle donne violati nel mondo

Il titolo della mostra è ispirato al verso della poetessa iraniana Forough Farrokhzad (che lasciò la famiglia e il figlio per vivere la libertà creativa di donna e di artista) “da questa muta gabbia prendere il volo”.
Alla rassegna, che resta aperta fino al 31 marzo, partecipano 16 artiste e 2 artisti internazionali, di formazioni cosmopolite diverse (Mahshid Mussavi (Iran), Morteza Eqbalzada (Afghanistan), Katherine Krizek (USA), Anita Guerra (Cuba/USA), Elizabeth Frolet (Madagascar/Francia), Yvonne Ekman (Regno Unito), Hans-Hermann Koopmann (Germania), Suida Dushi (Albania), Giulia Ripandelli, Stefania Fabrizi, Patrizia Trevisi, Vanda Valente, Barbara Schaefer e alcune docenti di Accademie di Belle Arti (Floriana Celani, Sandra Di Coste, Patrizia Molinari, Marilena Sutera, Annalisa Pitrelli), invitati a esprimere una riflessione sul tema, usando linguaggi espressivi (pittura tradizionale e digitale, scultura, installazioni, fotografia, grafica) e materiali eterogenei, per testimoniare solidarietà con le rivendicazioni delle donne iraniane e afghane.
Con le loro opere, gli artisti rendono omaggio a tutte le donne che si battono, in ogni parte del mondo, per il riconoscimento dei loro diritti violati [Silenzio. Esserci - F. Celani; Il tappeto - M. Sutera], alle oltre 500 vittime della repressione in Iran e alle donne che rischiano la vita togliendo il velo [Il velo vola sopra Tehran – A. Guerra] e protestando in strada [Rompete le righe – G. Ripandelli] dopo l’uccisione di Masha Amini per una ciocca di capelli fuori dal velo [Capelli e Le ragazze corrono veloci - S. Di Coste] inneggiando Jin, Jîyan, Azadî ossia Vita, Donna, Libertà [Anime libere – P. Molinari; La rivolta dei veli neri – V. Valente], per una società equa e paritaria, per l’accesso all’istruzione e al mondo del lavoro e della politica.
Dalla solitudine [Senza parola - Y. Ekman] della “muta gabbia” [La gabbia e il volo - E. Frolet] del burka [Donna col burka - M. Eqbalzada] la pressione della solidarietà internazionale apre alla speranza [Nel respirare la solitudine, sconvolgete spiragli della mia coscienza- M. Mussavi; Con tutto il cuore - S. Fabrizi], anche se la lotta [Il ratto di Proserpina – A. Pitrelli; La lotta – S. Dushi] richiede tempo [How long will it take? Prisoners in space and time – H.-H. Koopmann] per arrivare ai burka che volano [La Gabbia e il Volo sopra Kabul – A. Guerra] e alla liberazione della donna [Rivoluzione e Resurrezione 3 (R – 1) - B. Schaefer]. Con Inside X - I tessuti della sposa – P. Trevisi auspica che al lavoro del ricamo femminile si apra l’ingresso nel mondo del lavoro, finora monopolio maschile.
Gli artisti pensano anche alle bambine spose [La sposa bambina, M. Eqbalzada] o avvelenate con i gas per chiudere le scuole femminili; a quelle della Cina rurale vittime di abusi scolastici, alle bambine e donne, non soltanto in Africa, vittime di infibulazione, ritenuto un rito di purificazione; alle lotte contro le discriminazioni di genere e razziali. Do You Know Her? – K. Krizek è una serie di ritratti di donne che hanno lottato per i diritti umani e di genere in vari settori della società e delle arti.
Dall’avvocata iraniana Nasrin Sotoudeh che ha difeso le giovani donne che protestavano contro l’obbligo di indossare l’hijab, arrestata e incarcerata. A Malala Yousafzai pakistana già a 11 anni attivista per l’istruzione femminile contro le leggi dei talebani; subì un attentato e nel 2014 vinse il premio Nobel per la pace. All’attivista afghana Sakena Yacoobi, fondatrice di un istituto per l’educazione e assistenza legale di donne e bambini. A Vandana Shiva attivista indiana a favore dell’agricoltura ecologica contro il monopolio delle multinazionali e a difesa del diritto all’acqua delle donne e contadini poveri. A Maya Angelou scrittrice e artista di spettacolo in USA, attivista con Martin Luther King e Malcolm X contro la discriminazione razziale dei neri e vittima di stupro. A Franca Viola che a 17 anni nel 1960 in Sicilia rifiutò il matrimonio riparatore col suo stupratore e la legge poi fu abrogata nel 1981.
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