La seconda edizione di "Un mare di vita"

L’iniziativa intende favorire un “percorso di cura emotivo” che affianchi quello propriamente clinico e che passando attraverso l’esperienza della navigazione a vela, per la peculiarità dell’esperienza consenta a chi sta affrontando la malattia di lasciare a terra i pensieri dolorosi e di aprire lo sguardo verso l’orizzonte, contribuendo così al benessere psicofisico della persona, che tanta parte ha nella completezza del processo di cura propriamente detto. Lo scorso anno il progetto è stato condotto lungo la rotta tra Brindisi e Bari; quest’anno le donne hanno navigato tra l’Albania e la Grecia.
“Da mediterranea non si sbarca mai, questo ti ripetono per confortarti prima di scendere e forse per prepararti al mal da sbarco, una specie di ondeggiare che ti porti dentro anche quando sei sulla terra ferma. L'invito che ti fa Mediterranea" - ha raccontato Raffaella appena scesa dall’imbarcazione - "è di portare dentro questa disponibilità al vacillare, lasciarsi andare alle onde ignorando cosa puó accadere dopo, puoi fermarti in un porto sicuro e riposare o ancora barcollare con le onde, immergerti nel mare profondo, sonnecchiare in una baia ombrosa, incontrare delfini che ti accompagnano solo per il tempo di riempirti il cuore di fiducia prima che tu possa riprendere il viaggio negli abissi di te stesso”. Parole condivise anche da Milena, anche lei contenta dell’esperienza: “Il mio viaggio su Mediterranea si è concluso. Fra qualche ora sarò a casa dalle mie ancore, ovvero la mia famiglia. Non è stata una vacanza, ma un viaggio introspettivo. La vacanza è quando dormi e ti rilassi, quando ti alzi la mattina e hai già una colazione e un pranzo servito e riverito. In viaggio ti racconti e ascolti storie di vita, piangi , ridi e bevi con degli sconosciuti e impari a dormire qualche ora appena e sei pronto per ricominciare. In viaggio impari a parlare anche con chi ha un'altra lingua. Altro che libri. In viaggio impari a preparare e a mangiare piatti del posto in cui ti trovi. Di una vacanza ti rimangono le foto. Di un viaggio ti rimangono i ricordi, le parole del cuore e soprattutto i volti i sorrisi e gli sguardi. Sì, sono stata fortunata a fare questa esperienza su Mediterranea”.
Francesca Piro, Co-fondatrice e presidente di Associazione Progetto Mediterranea spiega dettagliatamente il progetto: "È una spedizione nautica, culturale, scientifica e sociale, nata nel 2013 con lo scrittore Simone Perotti, co-fondatore con me. Svolgiamo un programma di navigazione per incontrare il popolo del Mediterraneo con testimonianza di scrittori, filosofi e giornalisti, intellettuali e gente comune. Circa 700 persone si sono avvicendate a bordo dell’imbarcazione in questi undici anni. È anche una sperimentazione di convivenza sociale nuova, diversa, rispetto alla solita vita di tutti i giorni. “Un mare di vita”, è uno dei programmi del progetto Mediterranea, appartiene al ramo degli scopi sociali. Il senso è portare a bordo dell’imbarcazione a vela quelle persone che normalmente per motivi di ordine economico, sociale, personale, per fatti della propria vita o ragioni che ci interessa poco conoscere non avrebbero occasione di vivere un’esperienza del genere. Nasce soprattutto per dedicarsi alle donne operate per il tumore della mammella e che hanno vissuto mesi complicati. Per aiutarle a recuperare con la condivisione di spazi comuni e la convivenza con le altre persone a bordo quel benessere e quella consapevolezza, quella fiducia nella vita e nel proprio corpo che viene esposto agli elementi naturali”.