L'allenatore monaco ed eroe

Si sarebbe tentati di condannarlo, unico colpevole di questa tragedia, ma l’uomo è apparso a tutti talmente mite, contrito, smunto e depresso e così pervaso da spirito religioso che in pochi giorni è assurto quasi al ruolo di eroe.
La sua storia è troppo commovente per crocifiggerlo: Ekkapong Chantawong è orfano di padre e di madre dall’età di 10 anni e ha perso anche il fratello di 7 anni a causa di una malattia. Due anni dopo è stato mandato in un monastero buddista, dove è rimasto per alcuni anni fino a che lo ha abbandonato per accudire la nonna malata e la zia, ma sempre continuando a dare una mano al tempio. La sua unica passione è il calcio, e i suoi ragazzi, che lo adorano.
Proprio grazie alla sua esperienza di monaco e alla scoperta della meditazione ha fatto e sta facendo tutto il possibile per mantenere tranquilli i suoi ragazzi, insegnando loro l’arte della meditazione per preservare l'energia nei loro corpi e aiutarli a sopravvivere.
Durante questi terribili giorni di prigionia nella grotta, Ekkapong ha rinunciato alla sua parte di cibo per mantenere forti i suoi giovani calciatori, e ha anche scritto una lettera di scuse ai loro genitori: “Prometto che farò del mio meglio per prendermi cura di loro. Voglio rivolgere le mie più sentite scuse ai genitori”. Qualcuno di loro gli ha anche risposto: «Hai fatto il possibile, non ci pensare, cura i bambini».
Oggi, come un vero capitano, Ek sarà l’ultimo a uscire dalla grotta maledetta.
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