Nei 10 selfie di Symbola le eccellenze del manifatturiero Made in Italy

L’idea non è astrattamente teorizzata, ma rilevata in maniera concreta dall’ultimo lavoro della Fondazione, “L’Italia in 10 selfie”. Tra i primati italiani: il tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani (79,4% su una media europea del 48,6%), l’efficienza nell’impiego delle risorse (a parità di produzione abbiamo ridotto le materie prime del -44,1% contro una media Ue del -33%), l’operatore più grande al mondo in tema di rinnovabili (Enel, con la controllata Green Power, è arrivata a gestire 53,4 Gw dalle rinnovabili, raggiungendo un valore di 71,6 miliardi), primo posto nel patrimonio Unesco e per aziende di design (su 1154 siti nel mondo 58 sono in Italia, seconda la Cina con 56). Poi siamo primi in Europa nell’agroalimentare, con 842 denominazioni (581 Dop, 257 Igp e 4 Stg).
Fin qui gli aspetti più noti. Ma forse non tutti sanno che l’Italia è anche terza al mondo, dopo Russia e Francia, per specializzazione nelle tecnologie per lo spazio e leader europeo nell’osservazione della terra. Siamo quarti al mondo per valore delle esportazioni di macchine utensili per la lavorazione dei metalli, dietro Germania, Giappone e Cina, e primi per valore delle esportazioni di piastrelle in ceramica (5,24 mld). Inoltre l’Italia è al quinto posto al mondo per saldo della bilancia commerciale nel legno-arredo, con un valore di 7,2 mld di dollari e la leadership europea sulle certificazioni per arredamento indoor, tra l’altro realizzando il 93% dei truciolati con legno 100% riciclato e con un 60% delle aziende che utilizza fonti rinnovabili. Anche nel settore occhiali, infine, con 848 imprese e 18 mila addetti, risultiamo secondi per valore dell’export, con 3,93 mld, dopo la Cina: per occhiali da sole e fascia alta di prodotto la quota di mercato coperta dall’Italia supera il 70%.
Rimane da capire come consolidare questa leadership in futuro e come rafforzare il sistema manifatturiero in tema di sostenibilità. Almeno cinque dei dieci selfie (agroalimentare, meccanica, piastrelle, legno-arredo e occhiali), ha osservato il sociologo Aldo Bonomi, “rimandano ad altrettanti pilastri del made in Italy di matrice distrettuale evolutosi in forme di capitalismo intermedio territorializzato lungo i tondini di ferro del Lover (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna), ma non è solo un fatto di Nord: della cavalcata dell’agroalimentare sono protagoniste tante imprese e filiere del Centro e soprattutto del Mezzogiorno”. Si tratta di capire, più che altro, quanto impatteranno questioni legate alla geopolitica, e se le imprese e i sistemi territoriali saranno in grado di proseguire su efficientamento energetico e riduzione della chimica industriale. Per Stefano Micelli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Ca’ Foscari di Venezia, oltre a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sui temi della sostenibilità e a monitorare le scelte manageriali nelle imprese, saranno strategici gli investimenti sul piano della formazione e del capitale umano.
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