Nutriscore, no dell’Antitrust. “Grande vittoria per il made in Italy”

Finché la Ue non prenderà una decisione, nessuno può utilizzare le etichette a semaforo sugli alimenti senza specificare che, come si legge nella delibera dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, “il sistema a semaforo è stato sviluppato in base a un algoritmo e a valutazioni scientifiche non universalmente riconosciute e condivise” e bisognerà anche specificare che il Nutriscore non tiene conto del fabbisogno e del profilo nutrizionale del singolo individuo ed è relativo a 100 grammi di prodotto e non a una porzione di consumo.
Un’importante vittoria per il made in Italy agroalimentare che da anni ormai si sta battendo contro l’adozione del Nutriscore come standard europeo di classificazione dei cibi e delle bevande: “nessun gruppo distributivo può imporre ai fornitori un’etichettatura nutrizionale che non sia oggetto di obbligo comunitario. In caso contrario – dichiara Paolo De Castro, europarlamentare e creatore della direttiva europea contro le pratiche sleali la direttiva Ue contro le pratiche sleali autorizza i fornitori a denunciare il distributore all’autorità nazionale”.
Grande soddisfazione espressa anche da Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, da cui era partita la segnalazione e la richiesta di intervento dell’Antitrust: “le decisioni dell'Autorità sul Nutriscore vanno nella direzione tracciata da Confagricoltura e confermano l'ingannevolezza del sistema francese e la sua contrarietà al Codice del Consumo. In assenza di questo intervento, il Nutriscore si sarebbe potuto diffondere sul mercato alimentare italiano, malgrado l'assoluta contrarietà al sistema di etichettatura francese sostenuta dal nostro governo, da tutte le forze politiche, dalla comunità scientifica, dagli agricoltori e dalle associazioni di consumatori”.
Confagricoltura rimarca anche come sia significativo che molte delle aziende coinvolte nell'indagine abbiano deciso di ritirare volontariamente dal mercato italiano, già nel corso del procedimento, i prodotti etichettati con il bollino francese.
“L’etichetta Nutriscore – dice Carlo Piccinini di Alleanza cooperative agroalimentari - è pericolosa per il suo eccesso di semplificazione nella classificazione della qualità nutrizionale degli alimenti ed è positivo che la recente delibera dell’Antitrust abbia chiarito ai consumatori che si tratti di un sistema di classificazione non obbligatorio. Il sistema a semaforo non aiuta il consumatore a seguire abitudini alimentari più salutari, anzi, lo indirizza in modo fuorviante all’acquisto, insinuando la convinzione che si tratti di alimenti sani o meno, per il solo fatto di essere associati ad un’etichetta di colore verde o rosso”.
Carrefour Italia ha così fatto marcia indietro: “in accordo con l’Autorità, non applicherà l’etichetta Nutriscore sui prodotti private label commissionati da Carrefour Italia ai propri fornitori e commercializzati in Italia o all’estero, sui prodotti Dop e Igp, sui prodotti della tradizione gastronomica italiana (salumi, formaggi, olio di oliva), a prescindere dal luogo di produzione (Italia o estero) e sui prodotti a marchio Terre d’Italia”. Il gruppo precisa, inoltre, che “continuerà ad includere nel proprio assortimento una selezione limitata di prodotti private label, commercializzati in Italia dalla società francese Interdis, facente parte del Gruppo Carrefour France, che adotta il sistema di etichettatura nutrizionale volontaria Nutriscore. Ma l’offerta verrà accompagnata da una campagna d’informazione in tutti i punti vendita e sul sito internet, sui motivi per cui alcuni prodotti recano il Nutriscore e gli strumenti necessari per una corretta interpretazione del sistema di etichettatura nutrizionale”.
Entro la fine di quest’anno è attesa la proposta ufficiale della Commissione Ue sul sistema di etichettatura fronte pacco da adottare in tutta l’Unione. “L’Italia – dichiara Giansanti – deve fare sponda comune con i Paesi mediterranei per salvaguardare il nostro agroalimentare e valorizzare uno stile di vita sano e consolidato, promuovendo una corretta educazione alimentare invece che un sistema di etichettatura difettoso”.
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