Rota: settore agroalimentare “da sostenere con patto sociale e buona contrattazione”

Onofrio Rota Onofrio Rota
Dopo due anni di pandemia e con la guerra in Ucraina in corso, il settore agroalimentare è in una situazione fortemente instabile. L'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità rischia di essere solo l'ultimo elemento di una tempesta perfetta.

È dall'analisi del contesto attuale che è partito il seminario nazionale dello scorso mercoledì 18 maggio a Roma. Un'occasione di confronto tra i Segretari generali di Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil, Onofrio Rota, Giovanni Mininni e Stefano Mantegazza; i rappresentanti dell'Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare ed i presidenti di Cna Agroalimentare e Confartigianato alimentazione, Francesca Petrini e Massimo Rivoltini.

“Le prospettive non sono rosee, i tanti aumenti registrati, come confermano anche i nuovi dati Ismea, – dichiara Onofrio Rota, Segretario generale della Fai Cisl, durante la tavola rotonda “La filiera agroalimentare: analisi e prospettive” con Ismea, sindacati di categoria e parti datoriali dell’artigianato –, colpiscono molte produzioni soprattutto a causa del caro energia, scoppiato prima del conflitto in Ucraina. La politica italiana e quella europea devono farsi trovare preparate davanti a uno scenario così complesso, da gestire con un moderno patto sociale che metta insieme Governo, associazioni datoriali e organizzazione sindacali per determinare e redistribuire la crescita economica, generare sviluppo sostenibile, buona occupazione, superamento dei divari sociali e territoriali”.

“Le sfide future – afferma Rota – sono soprattutto quattro, tutte collegate tra loro. La prima è quella dell’autosufficienza, sia alimentare che energetica, obiettivo improbabile per l’Italia ma percorribile a livello europeo, rafforzando le relazioni commerciali intraeuropee e differenziando le relazioni per non dipendere da un’unica area geopolitica. L’altro grande tema è la sostenibilità, sulla quale l’Italia ha spazi enormi di crescita se solo pensiamo alla green economy, alle comunità energetiche, alle fonti rinnovabili, soprattutto valorizzando il Pnrr. Il terzo aspetto determinante – prosegue – è quello della qualità, vera carta vincente del Made in Italy, che richiede imprese ben organizzate, innovazione di processo e di prodotto, investimenti in nuove tecnologie, ma soprattutto nel capitale umano, mettendo al centro la formazione, le politiche attive e il ricambio generazionale. Quarto tema è quello dell’innovazione, sulla quale scontiamo troppa burocrazia perché le innovazioni prodotte nei laboratori vengano adottate velocemente dal sistema produttivo e metabolizzate dal sistema formativo, che riesce a rispondere al fabbisogno di tecnici specializzati richiesto dalle imprese”.

“La contrattazione – aggiunge il Segretario generale della Fai Cisl – rimane una leva fondamentale per migliorare il potere di acquisto dei lavoratori, le tutele, la partecipazione, le competenze, il ruolo dei rappresentanti sindacali e dei responsabili per la sicurezza. Nell’artigianato alimentare, in particolare, la contrattazione di secondo livello sta dando ottimi risultati ma va sviluppata, mentre la bilateralità registra un buon funzionamento per quanto riguarda prestazioni e sicurezza, ma va rafforzata negli aspetti legati alla previdenza complementare. Davanti a un contesto così critico – conclude Rota – il ruolo delle parti sociali diventa ancora più importante per riconoscere protagonismo a lavoratrici e lavoratori”.