Vinitaly: oltre 1000 varietà di birra per raccontare l’Italia

Vinitaly: oltre 1000 varietà di birra per raccontare l’Italia
Malti d’orzo coltivati nel sud e nel centro Italia, luppoli dal Veneto, dall’Abruzzo, dall’Emilia Romagna, grani antichi dalla Liguria, Umbria, Campania e Sicilia, si miscelano con i prodotti del territorio come il riso carnaroli del Piemonte, la castagna della Garfagnana, i fichi del Cilento e le arance di Sicilia in oltre mille birre speciali per raccontare la ricchezza e la biodioversità della tradizione Made in Italy.

E’ quanto emerge dalla prima indagine del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana diffusa in occasione del Vinitaly, dove il Consorzio ha raccolto produttori di eccellenza con birre 100% italiane per raccontare il proprio territorio in un bicchiere.

La biodiversità che caratterizza la birra artigianale italiana, rendendola unica e apprezzata in tutto il mondo, è un patrimonio che va tutelato partendo dalle materie prime che offrono i territori – spiega il Consorzio – come i grani Biancolilla, Timilia, Saraolla, Risciola, Senatore Cappelli, Perciasciacci e Russello. Sono solo alcune delle varietà di cereali coltivate in Italia ed utilizzate per produrre birra, o come le differenti varietà di luppolo che donano profumi e sentori diversi alla birra a seconda del luogo di coltivazione. Ad arricchire le produzioni Italiane troviamo la ricchezza del nostro territorio: carrube, scorze di mandarino di Ciaculli o limone di Sorrento, fichi del Cilento, mirto di Sardegna, Pompia sarda, castagne degli Appennini, canapa ed altri ingredienti che gli artigiani della birra nazionale hanno scelto per raccontare il proprio territorio”. 

La filiera della birra artigianale italiana vanta numeri di tutto rispetto (1085 attività produttive in tutto il territorio nazionale che danno lavoro a circa 93.000 addetti) “per una bevanda – spiega il Consorzio - i cui consumi sono destinati quest’anno a superare il record storico di oltre 35 litri pro capite per un totale di 2 miliardi di litri,  e un fatturato di circa 9,5 miliardi di euro. A fare da traino sono le birre artigianali realizzate con l’utilizzo di ingredienti particolari, non pastorizzazione nè microfiltrate per esaltare la naturalità di un prodotto apprezzato da tutte le fasce di età, con i giovani che sempre più cercano la degustazione di qualità più che di quantità”.

Due boccali su tre sono riempiti con produzioni nazionali, secondo il Consorzio della birra italiana, nato con l’appoggio di Coldiretti per rappresentare il meglio delle produzioni artigianali della penisola.

Si tratta di produzioni molto spesso realizzate da giovani con profonde innovazioni come – continua Coldiretti – la certificazione d’origine a chilometro zero, il legame diretto con le aziende agricole, la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” o l’apertura di banchi presso i mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.

Un settore in grande crescita, che sta sostenendo la nascita di nuove figure professionali: come il “degustatore professionale di birra” e addetti impegnati nella promozione e sviluppo del “turismo brassicolo”, con il progetto di creare almeno una strada della birra in ogni regione d’Italia per esaltare la scoperta dei territori e delle produzioni locali.

Un sistema di qualità e varietà delle produzioni che però è minacciato dai cambiamenti climatici con siccità ed eventi meteo estremi che, nel 2022, hanno fatto segnare un -34% nel raccolto di orzo da birra rispetto al 2019. Mentre l’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale mettono a rischio anche gli antichi semi della tradizione italiana sapientemente custoditi per anni da generazioni di agricoltori.